Perché ci sembra così difficile risparmiare?
Ci sono due trappole mentali che colpiscono tutti noi e che ci rendono difficile risparmiare. Ecco due meccanismi tesi a controllarle o a farci agire in modo corretto.
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di Luciano Canova
Economista e divulgatore scientifico, insegna Economia Comportamentale presso la Scuola Enrico Mattei.
Risparmiare è importante, lo sappiamo tutti.
Risparmiare è anche difficile ma a volte, anzi la maggior parte di esse, si tratta più di un’errata percezione che di effettiva mancanza di risorse. Per Economia gentile questa volta parliamo di due trappole mentali che colpiscono tutti noi, perché è sempre importante essere consapevoli delle fonti dei nostri errori di giudizio. Poi proveremo a proporre due meccanismi tesi a controllarle o a farci agire in modo corretto. Partiamo dalle trappole.
L’avversione alle perdite
Evolutivamente Sapiens è andato sviluppando una particolare sensibilità alla perdita, a quando ci viene tolto qualcosa. Non è un meccanismo mentale difficile da intuire: centinaia di migliaia di anni fa e anche prima di Sapiens, l’animale che è in noi viveva in natura con un obiettivo piuttosto chiaro: sopravvivere. Ciò portava i nostri antenati a procacciarsi ogni giorno le risorse che servivano per arrivare all’indomani e nulla più. In un quadro di questo tipo, capirai quanto diventi cruciale non perdere il poco che si ha. Perdere cibo o risorse poteva rappresentare, infatti, la differenza tra la vita e la morte.
Questa particolare sensibilità verso la perdita ci è rimasta ed è stata anche più volte stimata con esperimenti di laboratorio: vincere 10 euro, per esempio, ci dà una certa soddisfazione, diciamo + 10. Perdere 10 euro, tuttavia, produce un disagio superiore a -10. Non c’è simmetria, insomma, e diversi studi suggeriscono che perdere 10 equivalga, nelle nostre percezioni, a guadagnare 25.
Ecco la prima trappola per il risparmiatore: separarci da ciò che abbiamo è particolarmente costoso e ci fa soffrire.
La miopia verso il presente
La seconda trappola arriva a ruota: siamo miopi rispetto a ciò che accade domani e perdiamo diottrie quanto più quel domani è lontano: la calamita che cattura la nostra attenzione sul presente è un’altra forza che agisce contro la nostra pianificazione risparmiatrice.
Ma se queste sono le trappole, cosa possiamo fare?
Da un lato ci aiuta un esperimento condotto, tra gli altri, da Richard Thaler, l’autore premio Nobel di Nudge, nel programma Save More Tomorrow testato negli Stati Uniti e che aveva come obiettivo quello di incoraggiare proprio un maggiore risparmio, contrastando l’avversione alle perdite. Ma come?
Sapendo che un lavoratore o una lavoratrice nel corso della loro vita vanno incontro a diversi aumenti di stipendio (auspicabilmente e in media è così), la quota di denaro accantonata come risparmio riguarda proprio gli aumenti salariali. I soldi che se ne vanno via dal conto corrente sono meno dolorosi se essi sono parte di un +.
Anzi, di fatto noi percepiamo sempre un aumento, parte del quale viene prudentemente accantonato in un deposito di risparmi.
Quindi, primo suggerimento: quando incassi una somma inattesa o, appunto, ti viene concesso un aumento di stipendio, impegnati ad accantonare una parte a tuo piacimento di quell’aumento a un fondo di risparmi.
E per la miopia? Come vincere la forza della calamita?
Qui in inglese si usa l’espressione reward substitution, che potremmo tradurre con “ricompensa compensativa”. Se non ci piace risparmiare perché vediamo che i nostri soldi, oggi, lasciano il nostro conto corrente per un vantaggio indefinito nel domani, accompagniamo la pena di oggi con una ricompensa.
Se ad esempio ci piace il sushi o da mesi aspettiamo il concerto dei Maneskin e abbiamo acquistato il biglietto per godercelo, associamo a quella gioia e a quell’entusiasmo un piccolo impegno con noi stessi: destinare una somma pari al 50% del prezzo del biglietto o pareggiare il costo della cena accantonando una somma pari ad esso nel nostro conto corrente.