È giusto investire durante l’inflazione?

C’è un prezzo nascosto che paghiamo al caro vita, una sorta di “tassa” sui nostri risparmi. C’è un modo per tutelare i risparmi in questa fase? Ed è vero, come dicono in molti, che con i mercati in caduta libera e le quotazioni al minimo, è il momento giusto per investire, e guadagnarci? Ecco le cose da sapere.

Tempo di lettura: 8 minuti

Giorgia Nardelli
Giorgia Nardelli

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Giornalista esperta di diritti dei consumatori e finanza personale.

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Ce lo dicono i numeri e ce lo dicono i nostri portafogli, che non sono mai stati così leggeri: un’inflazione così alta non si vedeva dagli anni ’80. L’Unione nazionale consumatori ha calcolato che il rialzo dei prezzi costerà a fine anno 2.082 euro a famiglia, tra abitazione, utenze, trasporti e carrello della spesa. Chi ha un mutuo o un prestito a tasso variabile, poi, dovrà aggiungere la rata del finanziamento, che con il rialzo dei tassi di interesse è diventata più pesante. Una seconda batosta. Ma c’è un altro prezzo che paghiamo al caro vita, una sorta di “tassa” sui nostri risparmi, le riserve che teniamo depositate sui conti correnti per fare fronte alle emergenze o solo perché siamo indecisi sul da farsi. Con il costo della vita salito oltre l’8% su base annua, quel denaro vale già l’8% in meno.

Considera la causa dell’inflazione

Come spiega Antonella Trocino, docente di Economia dei mercati e intermediari finanziari all’Università Luiss Guido Carli, l’inflazione di oggi non è causata da un aumento della domanda – i prezzi, cioè, non salgono perché c’è maggiore richiesta dal mercato e dai consumatori – ma è influenzata da molteplici fattori esterni. «Ha un’origine prevalentemente “esogena”», dice l’esperta, «dovuta per lo più allo shock sui prezzi del petrolio e ai rialzi del prezzo delle materie prime energetiche e alimentari importate, seguito al temporaneo eccesso di domanda post-pandemia, e a cui si sono aggiunte speculazioni sui prezzi energetici, il rialzo del cambio del dollaro e la guerra in Ucraina».

Un bel mix, insomma, anche se – e qui arriva la buona notizia – questi fenomeni potrebbero rientrare se la situazione bellica e geopolitica si risolvesse, e la situazione sanitaria non riservasse brutte sorprese in autunno. Inoltre, aggiunge la docente, «i venti di recessione e di fragilità finanziaria da un lato, e la politica monetaria restrittiva dall’altro, iniziata con l’aumento dei tassi BCE dello 0,50% a luglio, a cui è seguito un ulteriore aumento di 0,75% a inizio settembre, avranno l’effetto di piegare in pochi mesi l’inflazione e di raffreddare la corsa dei prezzi».

Titoli di Stato: quanto rendono oggi?

Oggi molti guardano con interesse ai Titoli di Stato, che oltre ad essere un tipo di investimento molto sicuro, in tempi di inflazione alle stelle si sono rivelati per gli italiani degli ottimi investimenti. Ma qui dobbiamo sfatare un “mito”, perché, come avverte l’esperta, non possiamo rifarci a quello che è accaduto negli anni ’80: questo tipo di investimento non rende più.

«Dobbiamo dimenticare i tassi free risk di metà degli anni ’80, quando l’inflazione viaggiava all’8% e i Buoni Ordinari del Tesoro rendevano il 10%. Oggi il Bot annuale rende meno dell’1%, quindi la perdita reale per chi investe è del 7% circa», sottolinea Antonella Trocino.

Se invece si investe sui Btp o i Cct, che hanno un orizzonte temporale più lungo, l’erosione dei rendimenti dovuta all’inflazione è minore, e potrebbe essere se non altro un’alternativa rispetto a parcheggiare i soldi sul conto, priva di rischi, nonostante il rating tripla B assegnato al nostro Paese dalle agenzie internazionali (se vuoi capire cosa significa, questo articolo lo spiega in parole semplici).

Btp: quanto proteggono dall’inflazione?

Se guardiamo ai titoli di Stato, meglio puntare sui Btp Italia. «Sono stati collocati a giugno dal Tesoro appositamente per proteggere l’investitore dall’inflazione, ed è probabile che di fronte a un’inflazione crescente, il Tesoro ne emetterà altri nel prossimo futuro. Quelli di giugno hanno una cedola indicizzata all’inflazione e una cedola reale annua dell’1,6%. In più, per chi mantiene il titolo fino alla scadenza c’è un premio fedeltà dell’1% sul capitale».

Acquistare questi titoli significa in altre parole blindare il capitale contro la crescita del costo della vita, perché le nostre somme verranno rivalutate in base ai tassi correnti, e assicurarsi un rendimento ulteriore, seppur minimo.

«Ci sono poi i Btp indicizzati all’inflazione europea, che seguono appunto l’andamento del costo del denaro dell’area Ue. Potrebbero apparire più redditizi, perché in questo momento l’inflazione nel nostro Paese è più bassa rispetto a quella della media dei Paesi europei. A lungo termine, però, potrebbero proteggere meno l’investitore italiano, bisogna considerare che in passato i nostri tassi di inflazione sono stati quasi sempre maggiori».

Conti deposito: quanto costano davvero?

Molti risparmiatori, in questo periodo, sono anche tentati dai conti deposito, i cui rendimenti si sono innalzati nell’ultimo periodo. Ma questa soluzione non mette certo al riparo i nostri risparmi, in primis perché i tassi di interesse promessi restano comunque sotto l’inflazione, in secondo luogo per i costi.

«I conti deposito vanno considerati una “quasi moneta”, e hanno normalmente rendimenti inferiori ai Titoli di Stato», sottolinea l’economista. «Inoltre bisogna leggere con attenzione i contratti dei singoli prodotti, perché a volte celano costi nascosti. In particolare, bisogna fare caso alle eventuali spese da pagare nel caso in cui volessimo uscire dall’investimento prima della scadenza».

Mercato azionario: è il momento di “buttarsi”?

Cosa dobbiamo fare se invece, come consigliano in tanti, volessimo “buttarci” e investire su prodotti più appetibili? È vero che in una situazione del genere è consigliabile investire e subito?

«I mercati del lungo periodo tendono sempre a crescere», spiega Marco Ottonello, cofounder di Rame. «Quindi adesso che sono scesi potrebbe essere un buon momento per investire a prezzi più bassi (15-20% rispetto a inizio anno) visto che prima o poi risaliranno. Il problema è che, prima di risalire, potrebbero scendere ulteriormente e nessuno sa di quanto e per quanto tempo.

«Alcuni analisti si preparano a un altro possibile shock, o meglio un “uragano”, per dirla con le parole del numero uno di JPMorgan, Jamie Dimon, che di recente ha affermato che il mondo deve prepararsi a un terremoto economico del quale non si conoscono ancora le dimensioni. È presto per dirlo, ma bisogna mantenere gli occhi aperti». L’ha detto anche Mario Draghi, l’Italia è cresciuta più della Ue, è vero, ma ci sono nuvole all’orizzonte.

«Ergo, una soluzione intelligente», continua Ottonello, «è iniziare a investire piccole somme a intervalli regolari, con un piano di accumulo, così da diluire nel tempo l’acquisto della somma da investire e beneficiando di ulteriori potenziali ribassi (se i prezzi scendono con la stessa cifra si comprano più quote dello stesso prodotto)».

Le regole per chi vuole investire subito

Se però siamo nella condizione di impiegare delle somme, possiamo aspettarci buoni ritorni, rispettando certe regole.

«La prima è avere un orizzonte d’investimento temporale medio-lungo (almeno 10 anni, ndr), perché la strategia speculativa del mordi e fuggi difficilmente paga, soprattutto per investitori non professionali e in fasi difficili per il mercato dei titoli come quella attuale», spiega Antonella Trocino.

L’altra regola è la diversificazione di portafoglio. «Scegliere sempre un mix di strumenti finanziari, appartenenti a diverse “asset class” (liquidità, obbligazioni, azioni, strumenti derivati, ecc.), limita l’esposizione ai rischi legati a una singola attività. Inoltre è dimostrato che un portafoglio diversificato produce, in media, rendimenti a lungo termine maggiori, riducendo allo stesso tempo rischio e volatilità».

Chiaramente, sottolinea l’esperta, il portafoglio dovrà essere personalizzato, tenendo conto nello specifico del patrimonio, del reddito, degli obiettivi individuali, dell’orizzonte temporale desiderato, della regolarità dei flussi di cassa, della conoscenza degli strumenti finanziari e della personale propensione al rischio.

La scelta ideale? Fondi e Sicav

Se cerchiamo un investimento diversificato, il consiglio dell’esperta è di orientarci verso i fondi comuni d’investimento e le Sicav. Attraverso i primi – ne abbiamo parlato più volte – affidiamo i nostri risparmi a società specializzate, che gestiscono le quote versate investendole in diversi strumenti finanziari (Titoli di Stato, azioni, obbligazioni ecc.). Le Sicav, invece, sono società di investimento collettivo che funzionano in maniera simile, solo che, in questo caso, compriamo azioni della società che investe il capitale raccolto in azioni o obbligazioni.

«Sono entrambi di per sé dei portafogli diversificati, con diversi profili di rischio e specializzazioni tra cui scegliere», spiega la docente. «In questa fase, la scelta verso linee bilanciate d’investimento – dove le quote obbligazionarie superano quelle azionarie – può essere quella giusta, accompagnata dalla consapevolezza di non farsi prendere dal panico se l’instabilità dei mercati proseguirà. Per farsi un’idea e capire cosa si sta acquistando ci sono ottimi provider di informazione che forniscono analisi quotidiane, come Morningstar ad esempio, oltre alle pagine istituzionali di Assogestioni» (qui trovi qualche info in più su fondi e Sicav).

E se scegli i fondi: gestione attiva o passiva?

C’è poi il tema costi. «Chi opta per i fondi può scegliere tra gestioni attive, dove le scelte sono a opera di gestori specializzati che compiono analisi in continuo, ma hanno commissioni di gestione più elevate. In alternativa ci sono i fondi d’investimento a gestione passiva, i cosiddetti ETF (exchange traded funds) – che sono invece prodotti con una struttura di costo molto contenuta. Questi ultimi fondi replicano passivamente l’andamento di indici sia azionari di varie aree geografiche e vari settori merceologici, sia obbligazionari, sia del mercato delle materie prime. Hanno una soglia d’ingresso bassa».

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