Per l’Istat, noi dovremmo essere poveri
Valeria Baudo ha 45 anni, abita nella provincia di Novara e la sua famiglia, due adulti e due bambini, vive con 1400 euro al mese. Che arrivano tutti dal lavoro di Valeria, bibliotecaria. Suo marito, cantautore e arrangiatore, 8 anni fa perse il lavoro che lo appassionava. Stava per iniziarne uno completamente diverso, ma fatti due conti in tasca, convenirono che era meglio restasse a casa con i bambini.
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“Una volta avevo letto un articolo che diceva di quanto ha bisogno per vivere una famiglia di quattro persone, ed era tipo 1800 euro al mese. Cavoli, allora siamo poveri, mi sono detta. Anche quando faccio l’Isee, risulta che viviamo sotto la soglia di povertà. Ma davvero siamo poveri? A noi non sembra…”.
Valeria Baudo ha 45 anni, abita nella provincia di Novara e la sua famiglia, due adulti e due bambini, vive con 1400 euro al mese. Con Valeria è stato facile iniziare a parlare di soldi.
La scelta di divenire una famiglia monoreddito
«Il tema dei soldi mi è sempre interessato perché non voglio che siano i soldi o la necessità di avere soldi a guidare le mie scelte di vita. A me piace parlare di soldi, anche con le amiche. Secondo me parlare dei soldi è liberatorio ed è anche un gesto femminista».
I 1400 euro al mese che tengono in piedi la famiglia arrivano dal lavoro di Valeria. Lo stesso da 20 anni, ottenuto prima ancora di laurearsi e che le piace ancora tantissimo: la bibliotecaria. Suo marito, cantautore e arrangiatore, 8 anni fa perse il lavoro che lo appassionava e stava per iniziarne uno completamente diverso.
«Quel nuovo lavoro per noi avrebbe significato prendere una seconda auto, assumere una baby sitter e una persona che ci aiutava in casa. Abbiamo fatto due calcoli e di tutto il suo stipendio ci rimanevano 300 euro. Allora abbiamo deciso che quei 300 euro li avremmo fatti saltare fuori da qualcos’altro».
Ed è così che Valeria e Roberto, che non erano nemmeno sposati, si sono trasformati in una di quelle famiglie che, loro malgrado, fanno notizia sui giornali.
“Al momento sto lavorando solo io. Quindi siamo diventati, un po’ per scelta un po’ per caso, una famiglia monoreddito. A quel punto, però, ci siamo sposati, perché se questa scelta è condivisa, lui non può rimanere senza tutele. Volevo che lui avesse tutti i diritti economici su quello che abbiamo messo assieme. Perché anche se lo stipendio arriva formalmente a me, è lo stipendio di famiglia”.
Valeria ha tenuto per sé la cucina, parzialmente, e la gestione economica, che la diverte. Di tutto il resto si occupa Roberto.
«Lui a casa può gestire la famiglia. In più continuare con lo sviluppo dei suoi progetti musicali che in questo momento non portano introiti. Ma va bene lo stesso, perché riusciamo comunque a trovare un equilibrio».
La passione per il risparmio
I 300 euro che mancavano all’appello del bilancio familiare, sono stati recuperati con l’autoproduzione di detersivi, con le riparazioni di oggetti ed elettrodomestici fatte da Roberto e con tutti gli espedienti di risparmio messi in atto da Valeria. Che per prima cosa ha puntato la lente sui 500 euro di spesa mensile al supermercato.
«Ci sono mesi in cui io li faccio scendere di 150-200 euro grazie a quelle App che ti permettono di ritirare l’invenduto di fine giornata. Per cui arrivi al supermercato, ti prendi la box che paghi 3,99€ e con quella cucini. Io mi diverto un sacco perché sembra la Mistery Box di Masterchef. Me ne bastano tre per cucinarci una intera settimana».
Non solo. Valeria è una vera maga dei siti che raccolgono promozioni e concorsi.
«Ho scoperto il mondo del risparmio online: hai presente “le pazze per la spesa”, quelle che vanno al supermercato e pagano alla fine il conto a zero? Ecco, ne hai una davanti una. Magari tu compri, non so, il pane in cassetta. Invece di comprarne uno ne compri due, ti giochi lo scontrino e vinci qualcosa. Quel qualcosa te lo puoi tenere oppure lo puoi rivendere perché c’è un mercato di collezionismo su queste cose. Per esempio, ho comprato un tot di pacchi di biscotti per i quali mi arrivava in omaggio una caffettiera, questa caffettiera non mi serviva, ma è molto ambita: così ho trovato una persona che la comprava per 50 euro. Per cui, ecco: io ho avuto i miei biscotti e ci ho guadagnato 50 euro»
Quando Valeria va a fare la spesa, davanti a sé ha un foglietto con la mappa delle promozioni.
«Per me la promozione non vuol dire solo pagare di meno, ma anche provare a vincere qualcosa, avere un rimborso, avere un cashback. Ieri, per esempio, ho comprato il dentifricio e ho vinto 10€. Insomma, se vuoi farmi felice regalarmi uno scontrino».
Quella del risparmio è proprio una passione per Valeria, le brillano gli occhi quando racconta del viaggio vinto con lo spazzolino da denti o della batteria di pentole ottenuta comprando una marca di piselli leggermente più cara. Se deve rintracciare nella sua memoria le origini di questa passione, ha la percezione di averla sempre avuta dentro. Forse perché è cresciuta accanto ai suoi nonni del Polesine, che avevano fatto la guerra e conosciuto la povertà.
“La nonna era la regina del risparmio e io ho passato un sacco di tempo con lei a vedere non solo le raccolte punti che mi faceva ritagliare e appiccicare sulla tessera con lo scotch, ma anche tutte quelle pratiche che sono un po’ più del mondo contadino, il riuso del pane raffermo, le ricette povere che poi mi son rimaste dentro. Io dico che se mia nonna fosse viva adesso, saprebbe usare Internet perché da lì passa un mondo del risparmio che la affascinerebbe”.
Ma dove trova, il tempo per occuparsi di questa attività? Valeria ha un segreto: lavora a Milano. Tre ore di pendolarismo al giorno, funzionali alla salute mentale… e a quella finanziaria.
«Sono una pendolare da quasi vent’anni. Non è bello fare la pendolare però quell’ora e mezza di distacco, di decompressione prima di arrivare a casa, la possibilità di leggere e di fare tutte queste cose che faccio per risparmiare non è male».
La preziosa capacità di accontentarsi
Figlia di un operaio e di un’insegnante, fin da ragazzina Valeria non ha mai desiderato più di ciò che aveva.
«Non ho mai pensato di volere tanti soldi. La mia ambizione è sempre stata: avere abbastanza denaro da poter essere felice dove felice per me non ha mai significato avere tante cose. Se mi chiedi qual è la vacanza più bella che ho fatto per me è stata prendere la bicicletta, caricarci la tenda, partire da Rimini, arrivare al Gargano. Non ho mai voluto un’auto o un capo firmato. Non ho mai sentito di non potermi permettere una cosa che veramente volevo».
Persino l’ipotesi di una casa più grande degli attuali 90 metri quadri viene scartata.
«Io dico a mio marito: “Adesso ci sembra di stare un po’ stretti, ma credimi, mancano quattro o cinque anni, i ragazzi se ne vanno e poi questa dimensione di casa è perfetta. Perché se c’è una cosa che io odio è fare le pulizie».
In questa capacità di accontentarsi c’è anche una scelta ben precisa di come stare al mondo.
“Io questa cosa dell’eco-ansia, della preoccupazione per il cambiamento climatico, la vivo abbastanza. Una volta che entri in questa dimensione mentale, non si tratta più di ciò che non ti “puoi” permettere, ma di ciò che non ti “vuoi” permettere. Ai miei figli non voglio lasciare soldi, ma il mondo migliore possibile per quello che possiamo fare come singola famiglia. Per cui a casa nostra c’è proprio l’idea del recupero, riciclo, riutilizzo. Anche comprare le cose usate: non me ne sono mai vergognata”.
Oggi Valeria non ha debiti. Ha estinto il mutuo sulla casa, l’auto l’ha pagata cash e continua a mettere qualcosa da parte ogni mese. Lo fa con un espediente consigliato dagli economisti comportamentali: accantona ogni mese la stessa cifra che pagava per il mutuo. E lo stesso fa con tutte le cifre extra che entrano in casa. Al punto da aver messo da parte un piccolo tesoretto.
«Prima di fare questa intervista ho detto a Roberto: “Ma tu lo sai quanti soldi abbiamo?” E lui: “Cavolo, pensavo che ne avessimo di meno. Ma siamo proprio bravi”.
Niente è tenuto fermo sul conto corrente. Valeria ha un fondo pensione, un’assicurazione sanitaria, un’assicurazione sulla vita, libretti postali e, poco prima della guerra in Ucraina, ha investito in un fondo.
«Non voglio sapere come sta andando, perché tanto i fondi devi lasciarli un po’ e aspettare. È la prima forma un po’ rischiosa di investimento che ho fatto. Mi piacerebbe, quando arriva qualche soldino, studiare qualcosa di differente».
Un equilibrio molto delicato
L’equilibrio della famiglia di Valeria si regge su un patto familiare del tutto legittimo ma molto delicato: «Il fatto che il bread winner sia una donna in un contesto di provincia. Non è ancora così sdoganato».
Lui per ora sembra esserne molto contento.
«Ogni tanto ci fermiamo e facciamo il punto: “Questa cosa ci sta ancora bene? Rende tutti felici? Sì, va bene. Allora continuiamo”. Non dico che sarà magari per sempre, ma negli ultimi anni abbiamo trovato il nostro equilibrio».
Il peso della scelta di tanto in tanto si fa sentire.
“Talvolta è successo che alcuni amici, che non avevano la sufficiente sensibilità, per scherzo abbiano detto a mio marito che faceva il mantenuto. Ecco, quella cosa forse gli è pesata”.
«Ma a parte le interferenze esterne, questa organizzazione famigliare, per cui a me non pesa andare al lavoro, perché faccio un lavoro che mi piace molto, e a lui non pesa prendersi carico dei figli perché gli permette anche di fare il lavoro che ama, ma che al momento non è retribuito, è un equilibrio che regge bene».
Possedere tutto ciò che si desidera, non significa condurre una vita senza sogni, senza aspirazioni.
«La mia idea e la mia speranza per il futuro è trasferirmi ancora più lontano, sul lago. La città non è la mia dimensione, decisamente. Io ho bisogno della natura, della campagna, mi vedo lui che suona, io che leggo e faccio le mie cose e i ragazzi che sono grandi».
Di tanto in tanto, Valeria e Roberto girano per le campagne. Una volta hanno anche trovato una casa bellissima. Ma prima di comprarla c’è un’altra variabile da tenere in conto.
«Bisogna vedere quale università scelgono i ragazzi, perché se vogliono andare in un’università prestigiosa, a quel punto i soldi potrebbero andare lì, perché io all’istruzione tengo tantissimo. Per me è importante che i ragazzi possano scegliere l’università che vogliono. Il fondo per le università c’è, vedremo in base alle loro scelte che cosa decidere… Speriamo!».