Come tutelarsi in caso di divorzio?
Secondo Kruk, società europea che si occupa di gestione del debito, i divorzi sono una delle prime cinque cause di indebitamento. Arrivare preparati anche finanziariamente al grande passo fa la differenza, e, effetto da non sottovalutare, può evitare brutte fregature e calcoli sbagliati. Cosa fare ce lo spiega un’avvocata matrimonialista.
Tempo di lettura: 10 minuti
di Giorgia Nardelli
Giornalista esperta di diritti dei consumatori e finanza personale.
- Quali documenti devo raccogliere
- Come capisco quanti soldi servono per stare tranquilli
- Quando devo raccogliere i documenti?
- Il partner può barare sulla sua situazione patrimoniale?
- Cosa cambia con la riforma Cartabia
- Cosa succede in caso di divorzio con il conto in comune?
- Cosa succede in caso di divorzio con la comunione dei beni?
- Cosa succede ai beni personali in caso di divorzio?
- Chi si tiene i regali in caso di divorzio?
- Chi ha diritto all’assegno di mantenimento?
Per gli psicologi le separazioni e i divorzi sono la terza più importante causa di stress, dopo la morte di un partner e di un parente stretto. Per alcuni segnano l’inizio di una nuova vita, per altri sono il peggiore dei fallimenti, ma qualunque sia l’impatto emotivo di questi eventi, una cosa è certa: la fine di un matrimonio comporta quasi sempre uno shock economico. Secondo Kruk, società europea che si occupa di gestione del debito, parliamo di una delle prime cinque cause di indebitamento. Non si tratta di fare i conti solo con le spese legali: in ballo ci sono la divisione dei beni, l’assegno di mantenimento e i costi per i figli, il peso delle uscite fisse che prima si dividevano tra partner, e ora in alcuni casi raddoppiano. Tanto quanto basta per dire che arrivare preparati anche finanziariamente al grande passo fa la differenza, e, effetto da non sottovalutare, può evitare brutte fregature e calcoli sbagliati. Cosa fare ce lo spiega un’avvocata matrimonialista.
Quali documenti devo raccogliere
«Per quanto mi riguarda suggerisco sempre di chiedere alla banca gli estratti conto almeno degli ultimi tre anni. Anzi, tenuto conto che gli anni della pandemia non vengono presi in considerazione, il consiglio è di andare indietro di cinque anni. Chi ha la delega è legittimato a fare tale richiesta, avendo operato su tale conto corrente», spiega Maria Grazia Di Nella, avvocata specializzata in diritto di famiglia e dei minori.
Le tracce dei movimenti bancari non sono le uniche carte da raccogliere. Specie se i conti di marito e moglie sono separati, bisogna andare oltre. «Se hai sempre avuto accesso agli atti di acquisto dell’abitazione in cui vivi, della seconda casa, dell’auto o alle fatture delle scuole private dei figli, delle iscrizioni ai club privati, della iscrizione alle palestre, delle vacanze, fai una copia anche di questi, potrebbero tornare utili», suggerisce la Di Nella.
Come capisco quanti soldi servono per stare tranquilli
«È consigliabile anche iniziare aquanti soldi servono per stare tranquilli tenere un bilancio delle uscite, conservando la documentazione diretta delle spese: sarà fondamentale per valutare con più precisione il tenore di vita familiare. Tieni conto che la dichiarazione dei redditi non è utile in questo senso perché dice poco e lo dice in maniera complicata. La Cassazione ha più volte ribadito che le dichiarazioni dei redditi hanno valore solo indiziario nella determinazione dell’assegno di mantenimento, in quanto hanno una funzione tipicamente fiscale e in questi casi non sono vincolanti per il giudice, che nella sua valutazione discrezionale può fondare il proprio convincimento su altre presunzioni e risultanze probatorie».
Quando devo raccogliere i documenti?
C’è un errore assolutamente da evitare quando si pensa alla separazione, e cioè comunicare la decisione al partner su due piedi, magari in un momento di rabbia, senza essersi preparati preventivamente. Meglio giocare d’anticipo e muoversi due mesi prima di comunicarlo al partner: questo lasso di tempo serve per condividere la strategia difensiva con l’avvocato e raccogliere tutti i documenti utili. C’è anche un’altra ragione: «Una volta svelate le carte, tutta la documentazione patrimoniale e finanziaria che è sempre stata condivisa nella coppia, improvvisamente non lo sarà più», continua l’esperta. Mettiamo che tu abbia la delega a operare sul conto del partner, al momento dell’annuncio potresti vedertela ritirare, e non avresti più la possibilità di raccogliere materiale utile per dimostrare entrate e uscite familiari.
Il partner può barare sulla sua situazione patrimoniale?
Tutte queste misure preventive servono proprio a quello, a evitare che il partner “bari” sulle sue entrate, specie se non ha un’unica fonte di guadagno. «Le separazioni più difficili e foriere di grandi conflitti sono da sempre quelle nelle quali il tenore di vita della famiglia non è riconducibile ad un’unica certa fonte di reddito, ma a differenti e incerte poste attive come le attribuzioni in contanti, donazioni dirette o indirette della famiglia di origine, emolumenti come amministratore in società familiari, dividendi di attività imprenditoriali», chiarisce la legale
In questi casi la ricostruzione delle entrate – se non c’è adeguata documentazione – non poteva e non può essere fatta in altro modo che documentando le uscite! Ecco allora perché tenere un bilancio del nucleo familiare è molto prezioso». (Qui un approfondimento dell’avvocata Di Nella, proprio su questo tema)
Cosa cambia con la riforma Cartabia
C’è una riforma che ha appena rivoluzionato il sistema processuale di divorzi e separazioni. La legge che porta il nome di Marta Cartabia, ministra alla Giustizia del governo Draghi, è intervenuta anche sull’aspetto degli accordi economici, con l’obiettivo di garantire maggiore trasparenza (qui, per chi lo desidera, una sintesi dei punti principali). «La Riforma ha imposto che in occasione del deposito del primo atto, nel caso in cui ci sia una domanda di contributo economico per un coniuge o per i figli minori, entrambi i coniugi devono depositare gli estratti conto e i documenti finanziari degli ultimi tre anni, relativi sia ai conti intestati in via esclusiva, sia a quelli cointestati con altri, sia aperti, sia chiusi negli ultimi tre anni. Questo consentirà al giudice di conoscere anche i saldi periodici e di verificare tutte le operazioni in entrata e in uscita registrate sui conti», spiega Maria Grazia Di Nella, avvocata specializzata in diritto di famiglia e dei minori.
In pratica, chiarisce la legale, il nuovo rito costringe gli ex a giocare “a carte scoperte” e anche mentire sulla propria ricchezza diventa più rischioso: chi fornisce informazioni o documenti inesatti o incompleti, se scoperto, potrebbe essere chiamato a risarcire l’altra parte.
«Al giudice vanno presentati anche i documenti che attestano la titolarità di beni immobili e beni mobili registrati, nonché di quote sociali, inclusa la la documentazione che dimostra in che modo si è venuti in possesso di tali beni, come, per esempio, gli atti notarili da cui risulta anche il prezzo di acquisto. Inoltre, le coppie con figli minori dovranno compilare e depositare un ulteriore documento denominato “piano genitoriale” – una vera a propria fotografia delle abitudini di vita familiare e quindi di fatto del tenore di vita goduto». Qui trovi lo schema di piano genitoriale elaborato dal Consiglio nazionale forense, per farti un’idea.
Non è finita, perché le prove della propria situazione economico finanziaria e di quella dell’ormai ex vanno prodotte tutte subito. Il ricorso di separazione, infatti, deve già contenere tutti gli atti e documenti necessari al giudice per prendere le sue decisioni. «Per capirci: non sarà più consentito depositare in un secondo momento nuovi documenti “scottanti”, per “smascherare” la controparte», chiarisce Di Nella.
Cosa succede in caso di divorzio con il conto in comune?
Se avete il conto in comune, tieni sempre aggiornati gli estratti conto e monitora il saldo: «Considera, in caso di cointestazione, che le banche non limitano l’operatività di un cointestatario, che quindi ben potrà prelevare l’intera cifra anche godendo del fido e lasciarti persino con un debito a cui far fronte!», fa notare l’esperta. «Se, quindi, temi un colpo di testa del tuo ex, se per anni avete messo più o meno la stessa cifra, la strategia più efficace può essere quella di aprire un conto corrente personale, bonificarvi la metà del saldo del conto cointestato e direzionare nel nuovo conto il tuo stipendio». Occhio: come ha ribadito la Cassazione in una recente sentenza, a questo proposito è bene ricordare che uno dei due coniugi non può prelevare la metà delle somme presenti sul conto cointestato, se sa che tale denaro proviene dall’altro, in particolare se deriva da una donazione da parte della famiglia di origine.
«Per lo stesso motivo, è anche consigliabile tenere la documentazione che attesta ogni tuo versamento sul conto. Potrebbe servire in un secondo momento per pretendere il riconoscimento della titolarità degli importi presenti». È anche un modo per evitare che l’ex pretenda di dividere denaro che è effettivamente tuo. Infine, sul conto corrente comune sono domiciliate le bollette o il mutuo, ricordati di fare in modo che siano garantiti tali pagamenti.
Cosa succede in caso di divorzio con la comunione dei beni?
Non va poi dimenticato che un ruolo fondamentale, nella divisione dei beni, lo ha il regime patrimoniale scelto della coppia (ne abbiamo parlato anche qui). «Chi è in comunione dei beni ha comunque diritto alla metà dei beni acquistati insieme o individualmente nel corso del matrimonio, alle aziende gestite da entrambi e agli utili e incrementi di aziende appartenute a uno solo dei coniugi anteriormente al matrimonio ma gestite da entrambi; ne consegue che, una volta ottenuto il provvedimento che autorizza la coppia a vivere separata, si scioglie la comunione dei beni e lei potrà pretendere la divisione dei beni mediante attribuzione o liquidazione in denaro», spiega Maria Grazia Di Nella.
«Se si è in divisione dei beni, invece, non si potrà vantare alcuna pretesa “diretta” sui beni mobili e immobili del marito, patrimonio che verrà unicamente preso in considerazione ai fini della valutazione dei presupposti del di lei diritto al mantenimento».
Cosa succede ai beni personali in caso di divorzio?
C’è poi il capitolo dei beni personali. Anche quelli potrebbero finire “sotto attacco”, indipendentemente dal regime patrimoniale scelto. Per prevenire spiacevoli situazioni, potrebbe essere saggio fare un inventario dei tuoi averi. «Il consiglio è di farlo in un momento di calma apparente. Consiglio anche di mettere in sicurezza i beni preziosi personali, cercare e tenere da conto le fatture di acquisto di beni mobili particolarmente pregiati. Non dimentichiamo, però, che la casa familiare che viene assegnata al coniuge con il quale saranno collocati i figli minori o maggiorenni non autonomi, viene assegnata con tutti i beni mobili che la compongono. L’altro coniuge, pur proprietario, non ha diritto di trasferire altro che i beni ed effetti strettamente personali».
Chi si tiene i regali in caso di divorzio?
«In tema elargizioni in denaro e regali, il quadro normativo è chiaro», spiega l’esperta. «In caso di rottura vanno sicuramente restituiti i regali fatti prima del matrimonio in vista delle nozze, come la casa coniugale, un’auto di particolare valore o anche l’anello di fidanzamento, se si tratta di un oggetto di valore sproporzionato rispetto alla condizione economica del donante, o di un prezioso “gioiello di famiglia”. Tutti gli altri doni che risalgono al fidanzamento o al matrimonio, come quelli per compleanni, anniversari, ricorrenze varie, non devono essere restituiti né divisi a metà, neppure nel caso in cui i coniugi avessero scelto la comunione dei beni, perché ritenuti beni strettamente personali».
Ma c’è un “però”. «La Cassazione ha chiarito che se i regali sono di rilevante valore, e hanno generato un apprezzabile depauperamento del patrimonio del donante, questi vanno restituiti. La liberalità d’uso, quindi, deve essere proporzionale alle condizioni economiche del donante, agli usi e ai costumi propri di una determinata occasione, tenuto anche conto dei rapporti esistenti fra le parti e della loro posizione sociale».
Chi ha diritto all’assegno di mantenimento?
Il mantenimento è un altro aspetto con cui fare i conti in anticipo, valutando il proprio caso con chi ci assiste legalmente. Volendo generalizzare, possiamo dire che sul piatto della bilancia di ogni separazione c’è nella maggior parte dei casi l’assegno di mantenimento per i figli, ma anche il partner considerato “debole” può avere a volte diritto a una somma mensile per il suo mantenimento. «Con la separazione – a differenza di quanto avviene con il divorzio – non viene meno il vincolo matrimoniale e, pertanto, il dovere di assistenza materiale tra coniugi rimane attuale essendo in questa fase sospesi solo gli obblighi di natura personale di fedeltà, convivenza e collaborazione», spiega la Di Nella. L’assegno può dunque essere previsto in un accordo tra coniugi, o da una decisione del giudice della separazione. «Servirà a garantire al coniuge economicamente più debole, se sprovvisto di “adeguati” redditi propri, la possibilità di mantenere il tenore di vita che godeva prima della fine della coppia. Va considerato che il tenore di vita matrimoniale, infatti, è ancora un indice rilevante ai fini della determinazione dell’assegno di mantenimento non solo per i minori ma anche per il coniuge: lo ha ribadito la Corte di Cassazione con una recentissima ordinanza». Ecco perché tornano utili anche ricevute, scontrini e spese.