Come gestire il denaro di un genitore anziano

Quando un genitore diventa anziano, e all’età si accompagna un declino cognitivo, uno dei tanti problemi da risolvere è proprio la gestione del suo denaro. Ma come ci si comporta in questi casi? E quali sono gli step?

Tempo di lettura: 5 minuti

Giorgia Nardelli
Giorgia Nardelli

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Giornalista esperta di diritti dei consumatori e finanza personale.

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Spesso succede all’improvviso: di colpo ti accorgi che tua madre dimentica sistematicamente di pagare le bollette o la dichiarazione dei redditi, tuo padre lascia mance esagerate al ristorante ma non conta più i soldi alla cassa del supermercato, e di recente ha acceso un contratto per la fibra ottica a casa, lui che non ha nemmeno un computer. Quando un genitore diventa anziano, e all’età si accompagna un declino cognitivo, uno dei tanti problemi da risolvere è proprio la gestione del suo denaro. Ma come ci si comporta in questi casi? Come si affronta il doloroso tema dell’autonomia finanziaria con un familiare che fino all’altro ieri ha provveduto a noi? E quali sono gli step? Lo abbiamo chiesto a Monica Vitali, la nostra esperta di controllo di gestione.

Come capisci se il tuo genitore ha bisogno di aiuto

Ci sono persone che restano lucide e consapevoli fino alla fine dei loro giorni, e anche avere piccole dimenticanze, man mano che l’età sale, non è di per sé preoccupante. «È quando le distrazioni rischiano di influire pesantemente sulla situazione finanziaria e sulla vita di tutti i familiari, che bisogna intervenire. Succede quando qualcosa nel loro modo di gestire le cose cambia sul serio, per esempio sono in difficoltà con le scadenze importanti, perché le dimenticano, o smarriscono i bollettini di pagamento, mentre fino a qualche anno prima li tenevano ordinatamente in un cassetto. Oppure non sanno più dove sono conservati contanti e gioielli, o vanno in panico quando hanno il resto, perché non riescono bene a fare neanche le operazioni più banali. Sono le spie che qualcosa si è inceppato, che non va più», spiega l’esperta.

Come introdurre l’argomento con delicatezza

L’argomento non è dei più semplici. Anche solo limitare di poco l’autonomia di una persona adulta, che magari in passato ha governato una famiglia o un’azienda, è per questa persona un trauma. «È come quando a un anziano non viene rinnovata la patente, ha davanti a sé qualcosa  che attesta che non è più “capace” come un tempo», sottolinea Vitali. «La parte più difficile è far capire con delicatezza che hanno bisogno di aiuto senza urtare la loro sensibilità e il loro amor proprio, e iniziare per gradi, da piccole ma importanti cose. Intanto va impostato anche un ragionamento su come spendere i soldi. Può capitare che alcune persone, con l’avanzare dell’età perdano la facoltà di valutare quando o meno è opportuno spendere il proprio denaro. A volte diventano “tirati” su cose essenziali, come una visita medica privata o un aiuto in casa per tenere pulito, poi al supermercato comprano decine di prodotti inutili. Consiglio di ragionare anche su questi aspetti».

Come chiedere l’accesso al conto corrente di un genitore

Andare per gradi, si diceva. Se si ha il sospetto che il proprio genitore non abbia più contezza di come usare il denaro, si può iniziare chiedendo l’accesso al conto corrente. «È importante spiegare che questo passo serve a tenere d’occhio le voci di spesa e i pagamenti più impegnativi, nonché gestire le operazioni più complicate, ma anche monitorare il bilancio familiare. Più utile ancora sarebbe stilare un rendiconto mensile delle entrate e uscite principali, per avere un’idea più precisa della situazione finanziaria, sapere quanto entra e quanto esce, se ci sono abitudini che vanno modificate e se il bilancio è positivo. Tra l’altro, monitorare l’andamento dei flussi di cassa è essenziale per intercettare uscite anomale o sproporzionate», aggiunge Vitali. Il consiglio? Controllare soprattutto i prelievi e verificare che non ci siano movimenti insoliti. Non è raro che gli anziani cadano vittima di truffatori o imbonitori, anche incontrati sui social.

«Il passaggio successivo è farsi dare la delega a operare sul conto (può essere chiesta anche solo per alcune operazioni, leggi qui in cosa consiste), con l’obiettivo di gestire direttamente pratiche come il pagamento di bollette e imposte», prosegue la nostra esperta (qui un suo approfondimento, assieme ad altri consigli sulla gestione pratica di questi aspetti).

Quando dare la “paghetta” a un genitore

A volte questi accorgimenti possono non bastare, perché ci si rende conto che la propria mamma o il proprio papà iniziano a fare confusione anche con i piccoli pagamenti, e anche con i contanti che hanno nel portafoglio. «Se non è più in grado di provvedere da sé, o, come capita spesso, non ricorda cosa compra e come spende, o ancora ha difficoltà con la carta di credito o il bancomat, non resta che stabilire insieme una somma settimanale che gli sarà assegnata per le spese quotidiane, con un budget da rispettare. È un modo per evitare disastri, ma è la parte più dolorosa, oltre a essere un’incombenza non da poco per i figli», spiega Vitali, «in certi casi, però, è l’unica via di uscita».

Se a prendersi carico della gestione quotidiana è un estraneo

In molti casi è la badante o la collaboratrice domestica che è in casa con il nostro congiunto, la persona a cui si affida il budget per gli acquisti di tutti i giorni. «A meno che non sia una persona davvero di fiducia, può essere utile chiederle di tenere e consegnare settimanalmente scontrini e acquisti, anche per capire quali sono i bisogni del proprio genitore. Inoltre questa figura va assolutamente assunta o comunque messa in regola, anche se lavora per poche ore a settimana», suggerisce la Vitali. «Va fatto non solo perché la legge lo richiede, e perché così si è tutelati entrambi in caso di incidente domestico. Se malauguratamente la badante dovesse approfittare della situazione – e purtroppo non è un caso così raro – si potrebbe denunciare senza paura di incorrere in una sazione salatissima (leggi qui)».

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