Alessio, che ha paura di diventare povero

Alessio ha 37 anni e soffre di un disturbo ossessivo compulsivo: la paura di diventare povero domina il suo pensiero e influenza il suo comportamento, portandolo a risparmiare eccessivamente, evitare attività sociali e sentirsi in colpa per spese minime.

Tempo di lettura: 8 minuti

Elena Carbone
Elena Carbone

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Psicologa e psicoterapeuta esperta in traumi. Con l’account Instagram La psicologa volante fa divulgazione sul rapporto tra psiche e soldi.

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Foto di Warren

«Ho paura di rimanere senza soldi, di finire a chiedere l’elemosina, di non riuscire più a mantenermi decentemente. Ogni giorno passo davanti alla mensa dei poveri e penso che potrei diventare uno di loro; quindi risparmio ogni centesimo, non esco più con i miei amici, non faccio più viaggi e mi sento in colpa anche quando mi compro qualcosa di più costoso al supermercato. L’altro giorno si è rotta la lavatrice e sono andato in crisi. Non è che non abbia dei risparmi per ricomprarla, è che non ne ho a sufficienza se dovesse rompersi qualcos’altro».

La paura di diventare povero

Alessio, 37 anni, tecnico ospedaliero, ha iniziato la terapia perché a volte si rende conto che le sue paure sono eccessive e ossessive, mentre altre volte viene colto da un’ondata di ansia per cui si vede già indigente. Mi descrive nei particolari i pensieri che arrivano alla sua mente: pensieri che non vorrebbe, ma che prendono il sopravvento in vari contesti. Dice di far fatica a lavorare, a divertirsi, a vivere la quotidianità perché questi pensieri non gli lasciano la possibilità di pensare ad altro.

Dai suoi racconti sembra che questi pensieri siano egodistonici: sono estranei o intrusivi rispetto ai normali schemi di pensiero di una persona e causano disagio perché sono in conflitto con la percezione di sé o con i propri valori. I pensieri egodistonici sono indesiderati e la persona spesso è consapevole che siano irrazionali o eccessivi e il che non fa altro che aumentare il disagio sperimentato.

«Domenica scorsa ho trascorso la giornata a fare conti. Ho creato un foglio excel per le entrate e per le uscite e ho passato ore a fare prognostici, a capire come risparmiare di più, a come poter diminuire le spese… quando è arrivata la sera mi sono accorto che le ore erano volate nell’angoscia totalizzante e nel vano tentativo di capire come non ridurmi sul lastrico. Mi sono sentito folle».

Alessio soffre di disturbo ossessivo-compulsivo: le ossessioni sono pensieri, immagini o impulsi ricorrenti e indesiderati che causano ansia o disagio. Chi ne soffre riconosce che questi pensieri sono prodotti dalla propria mente, ma non riesce a controllarli o a farli scomparire. Nel caso di Alessio, la sua ossessione ruota attorno alla paura di diventare povero e insicuro finanziariamente, nonostante abbia dei risparmi. Questa paura domina il suo pensiero e influenza il suo comportamento, portandolo a risparmiare eccessivamente, evitare attività sociali e sentirsi in colpa per spese minime.

L’ansia di Alessio diventa opprimente in situazioni in cui è previsto un potenziale costo finanziario, come il guasto della sua lavatrice. Anche se ha le risorse per sostituirla, la paura di un’instabilità finanziaria futura lo porta a vivere una crisi. Questo schema di pensiero può compromettere la sua capacità di lavorare, godere del tempo libero e affrontare la vita quotidiana, poiché le ossessioni prendono il sopravvento su tutti gli altri aspetti della sua vita.

Le compulsioni, invece, sono comportamenti ripetitivi o azioni mentali che una persona sente di dover compiere in risposta a un’ossessione, con l’obiettivo di ridurre l’ansia o prevenire un evento temuto. Nel caso di Alessio riguardano il controllo e ricontrollo dei risparmi.

La paura di perdere le persone a lui care

Nessuno gli aveva mai fatto una diagnosi, ma lui aveva intuito che c’era qualcosa che non andasse già da tanto tempo, forse fin da piccolo, dato che si ricorda dei pensieri ossessivi e conseguenti rituali quando faceva le scuole medie e aveva paura di portare sfortuna alla sua famiglia.

Il disturbo quindi c’è sempre stato, ma non è mai stato così invalidante quanto oggi…come mai?

Alessio non sa trovare una spiegazione quindi inizio a indagare negli altri aspetti della sua vita. Gioca a basket con gli amici, ha un buon rapporto con i colleghi e ha un compagno, Diego, da 6 anni, con cui convive da 3. Mi racconta che un anno fa a Diego è stato diagnosticata una malattia degenerativa. Potrebbe essere questo il trigger che ha fatto riemergere con così tanta prepotenza il disturbo ossessivo-compulsivo?

Alessio si illumina: era così ovvio! Ha un’enorme paura di perdere Diego, come aveva paura di perdere i suoi cari durante l’infanzia. Sembra che il DOC (disturbo ossessivo compulsivo) faccia un po’ da spia a questo timore facendolo concentrare su altro. Più accade qualcosa che lo fa sentire fuori controllo, più ricerca il controllo focalizzandosi su altro: che oggi sono i soldi, quando era ragazzino erano i germi.

Già avere la consapevolezza di quello che gli sta accadendo e avere una diagnosi lo porta a stare più tranquillo e a dare a sé stesso una spiegazione quando l’ansia lo assale e poi iniziamo un percorso cognitivo-comportamentale sul suo disturbo.

Alessio comincia a imparare tecniche di gestione dell’ansia e a identificare i pensieri distorti che alimentano le sue paure. Durante le sedute, esploriamo anche le sue emozioni legate alla malattia di Diego, aiutandolo a sviluppare una maggiore resilienza emotiva e una maggiore capacità di tolleranza nei confronti degli imprevisti e delle perdite.

Con il tempo, Alessio riesce a ridurre i controlli compulsivi delle sue finanze e a concedersi piccole spese senza sentirsi sopraffatto dalla colpa. Ritorna a uscire con gli amici e riscopre il piacere delle attività che aveva abbandonato. Il supporto di Diego, che comprende e sostiene il suo percorso, si rivela fondamentale. La paura di diventare povero non domina più ogni aspetto della sua vita, e può finalmente concentrarsi sulle cose che ama e sulle persone a cui tiene, vivendo una vita più serena e appagante.

Le ambizioni di Giovanni

Giovanni, di contro, sembra essere frustrato dalla percezione che Sara non partecipi appieno alla vita domestica e alle responsabilità finanziarie. Il suo lavoro nell’azienda di famiglia gli ha dato una certa stabilità economica e un certo stile di vita che vuole mantenere, ma si sente sopraffatto dalle spese e dalle responsabilità di gestione della casa senza un adeguato coinvolgimento da parte di Sara.

«Fa la spesa e non guarda i prezzi, abbiamo pacchi di cibo che poi buttiamo, la trovo irresponsabile! È vero che le dico di partecipare alle spese anche se potrei occuparmene io, ma è per farle capire che i soldi non crescono sugli alberi! Lavoro dal mattino alla sera e quando torno lei non ha neanche tolto la tazza della colazione dal tavolo… mi sembra di vivere con una bambina non con una donna».

Entrambi sembrano aver perso di vista ciò che li ha attratti l’uno all’altro all’inizio della relazione e si stanno concentrando sui loro disagi e sulle insoddisfazioni attuali.

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