Federico, che non si sentiva mai “abbastanza”

La dismorfia economica è la tendenza a percepire in modo distorto le proprie disponibilità economiche, le quali sono viste come insufficienti, indipendentemente dalla realtà della situazione finanziaria. La storia di Federico parte proprio da qui: dall’idea che le sue finanze sono sempre troppo poche. Sogna ville con piscina e vacanze da sogno, ma questa distanza tra ciò che vive e ciò che desidera gli genera una grande insoddisfazione. Con la psicoterapeuta Elena Carbone, riuscirà finalmente a rimettere al centro i suoi desideri sulla base delle sue reali disponibilità economiche.

Tempo di lettura: 5 minuti

Elena Carbone
Elena Carbone

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Psicologa e psicoterapeuta esperta in traumi. Con l’account Instagram La psicologa volante fa divulgazione sul rapporto tra psiche e soldi.

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Foto di Ben White

«Mi sento inadeguato. Tutti sono andati all’estero quest’anno… tranne me! Mi avevano proposto di andare a New York e poi fare un giro on the road dei parchi, ma sarebbe costato troppo quindi ho dovuto declinare la proposta…».

«Se non ricordo male è andato in Grecia, neanche lei è rimasto in Italia…».

«Si, ma io intendevo dire che tutti gli altri hanno fatto viaggi oltre-oceanici: ho visto le foto, posti spettacolari… io, da vero povero, una banalissima vacanza di 10 giorni al mare».

«Tutti gli altri?…».

«Si, i miei amici, i miei colleghi e anche persone che non conosco, ma che hanno la mia età e che seguo su Instagram».

L’illusione della dismorfia economica

Federico ha 32 anni, fa l’infermiere e si è rivolto a me perché dice di essere sempre insoddisfatto. Questa sensazione emerge anche con la dismorfia economica: ossia la tendenza a percepire in modo distorto le proprie disponibilità economiche, viste come insufficienti, indipendentemente dalla realtà della situazione economica. Federico è single, ha un buono stipendio, una casa di proprietà e spesso viene sovvenzionato dai genitori. Ma, per lui, le sue finanze sono sempre troppo poche: sogna ville con piscina e vacanze da sogno e questa distanza tra il vissuto e il desiderato generano una grande insoddisfazione. 

«Ho fatto i conti: posso chiedere un ulteriore prestito per comprarmi la moto dei miei sogni. Sono già andato a vederla in concessionaria: è stupenda!».

«Federico, non sapevo che guidasse la moto…».

«Infatti, non la guido ancora, ma prenderò presto la patente. Le persone che sto frequentando ora hanno quasi tutti la moto; quindi, voglio prenderla anch’io per fare dei viaggi con loro».

Le passioni di Federico sono stagionali, a seconda delle persone che frequenta cambia interessi. Sembra non avere mai dei desideri autentici, ma sembra adeguarsi a quello che gli altri trovano piacevole o entusiasmante. Al cambio di fidanzato o gruppo di amici, cambiano anche il suo modo di approcciarsi alla vita e i suoi valori. Sembra una tabula rasa che camaleonticamente prende le sembianze delle persone che frequenta. Può cambiare orientamento politico, preferenze alimentari, valori e gusti nel giro di pochi mesi. L’ho visto passare dal guardare solo serie tv a film d’essai, dal mangiare al fast food al diventare vegetariano, dal non sapere chi fosse Klimt ad andare ogni domenica ad una mostra. Nonostante si sforzi di stare bene, Federico sta male, malissimo. Il suo continuo cambiamento è un tentativo di auto-medicarsi, di trovare una pelle che sia la sua, ma immancabilmente è solo qualcosa con cui cerca di riempirsi per trovare un po’ di conforto che non arriva. 

Delineare il contesto

I genitori di Federico sono operai che hanno sempre fatto di tutto per non fargli mai mancare nulla, sia dal punto di vista economico che affettivo. Figlio e nipote unico è stato sempre coccolato e vezzeggiato dagli adulti. Ha frequentato scuole private e ha sempre avuto accesso a ciò che avevano gli altri, ma la sensazione propria dei suoi genitori di non dover far sentire il figlio da meno, si è fatta strada in lui facendolo sentire inadeguato per qualsiasi dettaglio che non fosse in linea con gli altri. Così, Federico è cresciuto cercando di raggiungere sempre gli altri, in un’affannosa corsa per non rimanere mai indietro, non coltivando però il suo vero sé, allontanandosi sempre di più dal suo sentire. 

«Non so cosa mi piaccia veramente, provo a fare diverse cose, ma nessuna diventa una passione».

Federico cerca la soluzione nel fare, come ha sempre fatto, quando invece il nostro percorso si focalizzerà sul sentire, che non ha mai percepito. Dall’esercitarci a sentire il corpo, a notare cosa succede in esso quando interagisce in varie situazioni, a sentire le emozioni che sono una gamma molto più varia di ciò che ha sempre sperimentato. 

La cura: trovare i propri gusti

Durante il percorso terapeutico lavoriamo su quella sensazione strisciante di non sentirsi “mai abbastanza” e impariamo a non aver paura di rimanere indietro. Federico imparerà a non spaventarsi se i suoi gusti non sono in linea con quelli degli altri, a non andare in ansia se non ha quello che hanno i suoi amici e a utilizzare lo spazio dentro di sé per creare sperimentazione, confronto, creatività e accettare la diversità e, a volte, l’avere meno che non corrisponde ad un minor valore come persona. Federico viene quindi guidato a esplorare i suoi desideri autentici, indipendentemente da ciò che gli altri fanno o possiedono. Invece di seguire ciecamente le mode o le passioni delle persone che lo circondano, la terapia lo aiuta a identificare cosa realmente lo soddisfa. Questo processo include esercizi di mindfulness e auto-riflessione, che permettono a Federico di connettersi con le sue emozioni al di là delle influenze esterne. La terapia si concentra anche sulla gestione dell’ansia finanziaria e sullo sviluppo di una maggiore consapevolezza aiutandolo a costruire una relazione più sana con il denaro. Grazie ad una consulente esterna rivede i suoi obiettivi finanziari e comprende meglio il concetto di “sufficienza” per imparare a vivere in linea con le sue reali possibilità, senza sentirsi costantemente in competizione con gli altri.

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