Perché il crollo di NVIDIA deve interessare anche chi non ci ha investito

L’azienda Nvidia, protagonista dell’ascesa delle criptovalute e dell’intelligenza artificiale, ha visto le sue azioni schizzare alle stelle. Tuttavia, a settembre 2024 ha subito un crollo record. Le cause? Rallentamento della crescita, difficoltà nella produzione dei nuovi chip ed eccessive scommesse degli investitori. Ma perché questa storia dovrebbe interessare anche a chi non ha investito in azioni Nvidia? Vediamo cos’è successo.

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Foto di Jason Briscoe

Nel 2000 l’ortodontista del Kentucky Jim Woods ha deciso di investire 65.000$ in Nvidia, azienda americana che produce componenti informatici. Nel corso di questi vent’anni, l’azienda ha conosciuto un periodo d’oro. I suoi prodotti, infatti, sono stati al centro prima del fenomeno delle criptovalute e, più di recente, di quello dell’Intelligenza artificiale. Il risultato? Le azioni della compagnia sono cresciute in maniera vertiginosa e il signor Woods, la cui vicenda è stata raccontata dal Wall Street Journal, ha continuato a reinvestire gli utili in altre azioni. Le 250 che aveva comprato in origine, si sono progressivamente trasformate in 124.000, con un valore di circa 15 milioni di dollari. Molti, al suo posto, avrebbero fatto lo stesso, continuando a investire in un titolo la cui ascesa sembra inarrestabile. D’altro canto, come resistere all’euforia di svegliarsi una mattina e realizzare di avere guadagnato diverse migliaia di dollari mentre stavamo dormendo? Il fatto è che questa immagine degli investimenti è fuorviante. A quell’euforia segue sempre, e spesso quando meno ce lo si potrebbe aspettare, un momento di amara delusione.

È successo a chi come il sig. Woods aveva creduto fortemente in Nvidia. La società fondata nel 1993, che poche settimane prima aveva annunciato introiti (+122% rispetto all’anno scorso) e profitti (0,67 $ in dividendi per azione) record, a inizio settembre 2024 ha bruciato in un solo giorno 259 miliardi di dollari del suo valore azionario. Si è trattato del più grande tracollo giornaliero mai registrato a Wall Street. Ma come è stato possibile?

L’economista Simon French, ad esempio, ha spiegato alla BBC che «alcuni segnali lasciavano intuire che la crescita dell’azienda sarebbe rallentata. Nonostante i chip per l’IA attualmente in commercio stiano vendendo bene, quelli di prossima generazione stanno incontrando problemi di produzione». Difficoltà che potrebbero essere ulteriormente accentuate in caso di intervento cinese a Taiwan (sede del principale fornitore di Nvidia) o di rapida avanzata di altri concorrenti del settore.

Il rischio delle scommesse

Tra le altre cause, come spiegato da Vittorio Carlini su Il Sole 24 Ore, ha impattato anche l’uso eccessivo delle opzioni da parte dei piccoli investitori. «Attualmente negli Usa gli investitori privati sono “imbottiti” di equity (azioni ndr). Senonché la strategia più usata non è l’acquisto cash». Invece di acquistare direttamente i titoli, gli investitori fanno una “scommessa” (acquistando le cosiddette “opzioni”) sul loro andamento futuro, in alto o in basso. Utilizzando opzioni “out of the money” (cioè con un prezzo di esercizio molto lontano dal prezzo attuale dell’azione), gli investitori cercano di ottenere guadagni molto elevati se l’azione si muove nella direzione prevista. In altre parole, stanno scommettendo in modo aggressivo sul mercato. Se in molti puntano sulla stessa scelta, e questa si rivela sbagliata, si corre il rischio di assistere a vendite massicce e a un crollo del mercato.

La bolla dell’Intelligenza Artificiale

Qualcuno si è domandato se gli investitori non stiano iniziando a dimostrare scetticismo per il settore dell’IA. «C’è questa preoccupazione nell’aria per cui la gente si chiede se stiamo assistendo a una replica della bolla delle dotcom, ma semplicemente non abbiamo la risposta in questo momento» ha spiegato al Guardian l’analista tecnologico Chris Stokel-Walker.

Perché questa vicenda dovrebbe interessare anche me, che non ho investito in azioni NVIDIA? 

La vicenda di investitori come Jim Woods sembra incarnare i sogni di tutti: diventare milionari grazie a un unico investimento azzeccato. Se è vero che il signore del Kentucky si è arricchito in modo straordinario, tuttavia si è anche esposto a un rischio notevole. Non diversificare i propri investimenti ha come conseguenza prestare il fianco più del necessario al rischio della volatilità. Se è vero che molti accetterebbero di buon grado di subire una perdita di circa il 7% dopo avere estratto ottimi rendimenti, al tempo stesso, le perdite potrebbero invece anticipare i guadagni. Quanti sarebbero disposti a tenere delle azioni che continuano a scendere, nella speranza che il loro valore un giorno salirà? 

Il fatto è che, ben lungi dal rappresentare un ideale, questo approccio è sconsigliato ai più, specialmente a chi non ha mai investito prima. Non a caso, qualunque buon consulente finanziario vi consiglierà di costruire un portafoglio bilanciato, ovvero acquistando una molteplicità di titoli e strumenti finanziari. Investire in modo diversificato non vuol dire essere immuni dal rischio di perdere del denaro, ma semplicemente che il crollo di una singola azione o strumento non potrà danneggiare vostri risparmi se non in modo marginale.  

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