Stai aprendo una società? Quando scegliere la Srl
Con la Società a responsabilità limitata il patrimonio personale dei soci è più tutelato rispetto a una SNC ma ci sono ulteriori adempimenti burocratici.
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di Giorgia Salardi
Commercialista e divulgatrice sui social network con Fisco ci capisco.
SRL sta per Società a responsabilità limitata. E il nome già aiuta a capire la sua principale caratteristica: la responsabilità dei soci è limitata alla quota di capitale sociale conferito. Ciò significa, in sostanza, che per i debiti societari risponde la società e non il socio. Quindi è indubbio che il patrimonio personale dei soci sia più tutelato nel caso di una SRL rispetto a una SNC, di cui parlavamo nella scorsa puntata.
Tuttavia questo è vero a condizione che i soci non garantiscano tramite il loro patrimonio personale i debiti societari: il tipico caso è la sottoscrizione di un finanziamento bancario dove, spesso, viene richiesta la fideiussione personale dei soci. Per quei debiti, quindi, viene meno la protezione della strumento della società a responsabilità limitata.
Con la SRL entriamo nel campo delle società di capitali, a cui sono collegati maggiori adempimenti burocratici, quali ad esempio il deposito annuale del bilancio d’esercizio presso il Registro Imprese: i dati patrimoniali ed economici della società devono essere fruibili dai terzi, i cosiddetti stakeholder, che quindi possono liberamente accedere, tramite i servizi messi a disposizione dalla Camera di Commercio, alle informazioni societarie.
La tassazione
Per quanto riguarda la tassazione funziona così: in linea generale la SRL è soggetta all’IRAP (pari al 3,9% del valore della produzione) e all’IRES (pari al 24% del reddito imponibile). L’utile netto, cioè decurtate le imposte sopra descritte, potrà essere distribuito ai soci in base alla loro quota di partecipazione al capitale sociale della società. Il socio subirà un’ulteriore tassazione, ovvero la società distribuirà il dividendo (così si chiama l’utile distribuito) al netto della ritenuta fiscale del 26%.
Facciamo un esempio per capirci dove, per semplicità, trascurerò l’IRAP: supponiamo che una SRL abbia ricavi per 500mila euro e costi inerenti e deducibili per 400mila. Il reddito imponibile è pari a 100mila euro e su questo importo viene calcolato l’IRES che pesa per il 24%. Quindi l’utile netto è pari a 76mila euro. Per poter distribuire questi soldi ai soci è necessario un ulteriore versamento al fisco del 26% che viene effettuato direttamente dalla società. Per tornare all’esempio, la società pagherà ai soci dividendi pari a 57.240 euro e verserà la ritenuta (pari a 18.240) allo Stato.
La trasparenza fiscale
È poi prevista una norma per le SRL partecipate da sole persone fisiche che prevede la possibilità di optare per la medesima tassazione già vista per le SNC, ovvero il reddito imponibile viene diviso pro quota in capo ai soci e ognuno paga la sua IRPEF in relazione all’aliquota marginale. In questo caso non sarà più applicata la ritenuta del 26%. Questa imposizione fiscale si chiama “trasparenza fiscale” ed è vantaggiosa per quelle società che ogni anno distribuiscono l’intero profitto ai soci, meno conveniente per quelle società che con i profitti fanno investimenti aziendali.
So che stai pensando a una forma più semplice di SRL, la cosiddetta SRLS, ovvero la società a responsabilità limitata semplificata. Questa tipologia di società ha come unico vantaggio quello di avere un costo basso in fase di costituzione (200 euro di imposta di registro), ma nessuna altra agevolazione né in termini di adempimenti burocratici né in termini fiscali.