Come vivere da nomade digitale

Valigie pronte, computer in spalla: il nomadismo digitale è lo stile di vita scelto da milioni di persone in tutto il mondo, tra cui oltre 800.000 italiani. Che si tratti di un viaggio solitario, di una coppia in cerca di avventure o di una comunità di co-living, la voglia di esplorare nuovi luoghi e di lavorare da remoto unisce questa crescente tribù digitale. Prima di partire, però, buone norme di organizzazione e di budget sono necessarie.

Tempo di lettura: 9 minuti

Giorgia Nardelli
Giorgia Nardelli

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Giornalista esperta di diritti dei consumatori e finanza personale.

nomade digitale

Secondo le ultime stime i nomadi digitali sono 35 milioni in tutto il mondo, di questi, gli italiani sarebbero oltre 800 mila. Scelgono di spostarsi per brevi o lunghi periodi, trasferendo la propria dimora altrove, chi da soli, chi in coppia, chi in coliving, portandosi il lavoro in valigia. Regole fisse non ci sono (qui un’interessante intervista al presidente dell’Associazione italiana nomadi digitali), ma buone norme di organizzazione e di budget sono necessarie. Per gli interessati, o anche solo per i curiosi, ecco i suggerimenti di un’esperta di organizzazione, che da qualche anno ha iniziato a spostarsi per il mondo con il suo pc.

Sono tanti gli italiani residenti all’estero o nomadi digitali che hanno scelto Rame per gestire in modo nuovo ed efficace i loro soldi. Scopri qui il percorso di educazione e coaching che abbiamo co-disegnato assieme alla nostra community.

Cosa fa un nomade digitale e chi può diventarlo

Il nomade digitale è chi non è obbligato a lavorare in un posto fisso, e sfrutta questa opportunità per fare esperienze di vita o viaggi in altre città, Paesi, continenti, per poco o per molto tempo. Come ci spiega Emanuela Formisano, professional organizer ed esperta di gestione del tempo, e da qualche anno nomade digitale, non esiste però una definizione che valga per tutti. «Per me nomadismo è sinonimo di libertà e di flessibilità, e definisce coloro che possono e riescono a lavorare da qualsiasi parte del mondo sfruttando la tecnologia. In effetti non serve molto, bastano un’ottima connessione web e la capacità di organizzare giornate o settimane in base alle esigenze dei clienti o del datore di lavoro». Non è necessario essere un libero professionista: «Anche chi, tra i lavoratori dipendenti, ha la possibilità di svolgere la propria mansione da remoto, può concordare con il datore di lavoro di farlo altrove, anche solo per periodi limitati. Fermo restando che sei tenuto a essere presente per il numero di ore quotidiane stabilite nel tuo contratto, se ti sposti dall’altra parte del mondo puoi accordarti per far slittare il tuo orario in avanti o indietro: dalle 12 alle 20 anziché dalle 8 alle 16, per esempio. Sono indispensabili una certa elasticità da parte del datore di lavoro, e fiducia reciproca».

Tempi e luoghi, dove conviene andare

Il nomade digitale può essere colui che si trasferisce in un’altra città per un anno, oppure chi periodicamente fa esperienze più contenute, magari itineranti. Emanuela, per esempio, ha cominciato con un viaggio di due settimane in Marocco, ma ha fatto anche esperienze durate alcuni mesi. «L’importante è stabilire la durata in base alla esigenze e alle scadenze lavorative. Quanto alla destinazione, bisogna considerare alcuni elementi». Il primo? Ha a che fare con il budget. Il costo della vita della destinazione che scegliamo non è indifferente, perché i nostri guadagni arrivano dall’Italia e sono parametrati in teoria al costo della vita italiano. Trasferirsi anche solo per un mese in un Paese del Nord Europa può essere anche molto impegnativo dal punto di vista finanziario, mentre in aree come il Sud Est asiatico, ma anche l’Est Europa e alcuni Paesi dell’America latina, si vive con molto meno. Inoltre, generalmente i piccoli centri non turistici sono meno costosi delle grandi metropoli, e un’idea, se la scelta è quella di un viaggio itinerante, potrebbe anche essere quella di alloggiare in piccoli borghi da cui poi raggiungere facilmente le destinazioni di interesse. Un sito molto utile, per verificare il costo della vita del luogo di destinazione è https://nomads.com/. Grazie alle recensioni degli utenti di tutto il mondo, si ha disposizione per migliaia di città una valutazione completa sulla spesa media giornaliera, oltre che su decine di altri aspetti che toccano molti ambiti, dalla qualità dell’aria alla qualità del free wifi, dalla sicurezza alle persone, ecc.

I fusi orari contano

Anche se non è un aspetto prettamente economico, va tenuto conto dei fusi orari, che possono facilitare o complicare la vita lavorativa. «Se mi sposto verso Est, dove l’orario è avanti, sono avvantaggiato, perché inizio a lavorare la mattina quando in Italia è notte e tutti ancora dormono, e avrò la costante percezione di essere in anticipo sugli altri, oppure potrò sfruttare la mattina per godermi il posto e lavorare più tardi, quando in Italia aprono gli uffici. Se al contrario mi sposto a Ovest, per esempio verso le Americhe, potrebbe essere più complicato, perché, comincerò a lavorare in ritardo rispetto agli altri. Il rischio è di iniziare la giornata con una valanga di email a cui rispondere, e rincorrere l’arretrato per tutto il tempo», spiega Emanuela Formisano.

Quanto costa essere nomade digitale: la stima e il budget

Per scegliere la destinazione, viene da sé, è bene avere un’idea quanto più attendibile possibile di quale sarà il costo del soggiorno. «Inutile negarlo, vivere da nomade digitale prevede voci di costo extra rispetto alla vita stanziale» dice Emanuela. «Le due principali sono le spese per lo spostamento e quelle dell’alloggio. Queste ultime si possono eventualmente abbattere, se per esempio si affitta o subaffitta la casa dove si vive abitualmente, o se si scelgono formule come lo scambio casa». In tutti i casi, il consiglio è di procedere con un semplice calcolo delle entrate previste per il periodo di soggiorno, e da questo sottrarre i costi del viaggio di andata e ritorno, dell’eventuale alloggio, se già prenotato. Il risultato è la somma che resterà da gestire per tutto il tempo in cui si resterà fuori. «Personalmente ho sempre avuto un’idea abbastanza precisa della cifra che potevo spendere, è un elemento da cui non si può prescindere». 

Tracciare le uscite ogni giorno

Poniamo che tu abbia incassi netti di 4.000 euro in due mesi, e ne spenderai 1.000 per il viaggio ed eventuali spese collegate, come visti, documenti, ecc.. Per gestirla al meglio devi tenerla sotto controllo, come fa Emanuela: «Inizio innanzi tutto monitorando quotidianamente le uscite, e suddividendo ogni singola spesa per tipologia: alloggio, spostamenti, escursioni, cibo, svaghi, ecc. Per comodità ho sempre usato un file excel. È utile non solo per conoscere la spesa giornaliera, ma per individuare le voci che hanno un impatto maggiore sul bilancio, e regolarsi di conseguenza».

Il cuscino di emergenza

Non puoi partire senza cuscino di emergenza, aggiunge l’esperta. «Vero è che c’è chi sale sull’aereo con 650 euro in tasca e fa il giro del mondo, ma la sicurezza non è un optional. Bisogna poter far fronte a problemi o imprevisti e avere una somma con cui ripagare almeno il volo di rientro! In certe parti del mondo non è nemmeno semplice trovare un lavoretto per ripagare il viaggio di ritorno, le retribuzione medie sono talmente basse che coprono a stento le spese di mera sussistenza».

L’errore da evitare: trascurare le entrate

Anche le entrate sono un aspetto da non sottovalutare, se si è freelance, sono quelle che materialmente rendono possibile il viaggio. Occhio quindi a rapporti di lavoro, contratti e scadenze, che potrebbero coglierti di sorpresa. «Se sei un libero professionista potresti sottovalutare il fatto che le tue entrate non sono stabili, dunque non sono certe al 100% per tutta la durata del tuo soggiorno. Chiediti allora cosa può succedere se una collaborazione non viene rinnovata a metà dell’esperienza, e prevedi un piano B». A Emanuela è successo, per fortuna aveva il suo gruzzoletto per le emergenze, ma si può prevedere di accorciare il viaggio o trovare il modo di mettere a frutto le proprie competenze anche sul posto. Sono tutte cose da preventivare prima.

Il lavoro è denaro: come ci si organizza

A questo proposito, non va dimenticato che mantenere alta la produttività e la qualità del proprio lavoro è fondamentale quando si è fuori, perché non riuscire a soddisfare le aspettative del cliente o del datore di lavoro alla lunga crea un danno anche economico. «La prima cosa da fare è organizzare seriamente la giornata o la settimana, puntando a trovare il miglior equilibrio tra necessità lavorative e l’esigenza di godersi l’esperienza da “nomade”. Il bello del nomadismo digitale è che si può vivere come vive una persona del posto, scoprire tutto con lentezza e organizzare le giornate senza la fretta di vedere e fare tutto e subito. Nello stesso tempo è importante  trovare un equilibrio tra due esigenze, quello del professionista e quello del visitatore», spiega Emanuela. Ecco allora i consigli dell’esperta:

  • Occhio agli aspetti tecnici: Prima regola, attenzione al wifi. La qualità della connessione internet è il primo requisito che il luogo scelto per pernottare deve avere. Non basta che sia buonina, devi avere la possibilità di video-collegarti in ogni momento e inviare e ricevere file pesanti, essere in altro termini affidabile e presente. Montagna e luoghi sperduti sono a rischio, meglio chiedere prima informarsi e capire se c’è una linea efficiente e veloce.
  • Suddividi la giornata: Tieni separato il tempo del lavoro da quello dello svago e della scoperta, con orari dedicati, oppure dividi la settimana, se è un viaggio itinerante. Quest’estate, quando ha visitato lo Sri Lanka con un’amica, Emanuela ha diviso la settimana in due parti. Concentrava il lavoro dal lunedì al mercoledì/giovedì, e dedicava il weekend a escursioni e spostamenti interni. «Tenere i due aspetti separati e non spezzettare le giornate aiuta non solo a concentrarsi meglio, ma anche a non disperdere soldi ed energie. Per esempio, noi fissavamo gli spostamenti più lunghi nel weekend, prenotando il pernottamento fino alla domenica. Avevamo così più tempo per verificare se la connessione era ok. In caso positivo ci fermavamo più a lungo, altrimenti sfruttavamo la domenica per cambiare località, senza perdere né soldi, né ore lavorative, che sono sacre»
  • Pianifica le attività giornaliere: È un consiglio valido sempre, ma a maggior ragione quando si è fuori. «Serve a non correre il rischio di allungare all’infinito la giornata lavorativa, e perdere così l’occasione di conoscere il luogo dove si vive». Stila una lista cose da fare, e suddividila per i giorni della settimana. A fine giornata, inoltre, fai un check di ciò che hai completato e ciò che devi rimandare al giorno dopo, pianificando ogni volta. «Il 90% delle volte non riusciamo a portare a termine tutti i compiti che ci siamo assegnati, è fisiologico dover spostare in avanti qualcosa, l’importante è riprogrammare in modo da avere sempre la situazione sotto controllo».
  • Prevedi tempo cuscinetto per gli imprevisti: “Riempire” tutte le ore della giornata lavorativa con le diverse attività può essere un errore. Ogni giorno va previsto  un intervallo cuscinetto, che potrà essere utilizzato per risolvere problemi, emergenze, o completare un’attività che richiede più tempo. «È un buon modo per non andare in affanno. Se poi l’imprevisto non si verifica, puoi dedicare quel tempo vuoto per anticiparti qualcosa per il giorno successivo, oppure per goderti il tempo libero», dice Emanuela.
  • Individuare le priorità: Questa distinzione ulteriore serve a capire quali attività possono eventualmente essere posticipate o delegate in caso di problemi.

Per un approfondimento, qui c’è un contenuto dal suo blog.

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