Come raggiungere la libertà finanziaria
Lo conosci il movimento Fire? Il fenomeno che ha avuto come protagonisti manager giovanissimi che hanno scelto uno stile di vita all’insegna del risparmio, per poter lasciare il lavoro anche prima dei 40 anni e vivere con i ricavi del denaro investito. L’opzione, a prima vista, sembra riservata a chi maxi stipendi, ma in tanti sono convinti che può essere cucita su misura anche per chi ha un reddito medio/alto. Ecco come funziona.
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di Giorgia Nardelli
Giornalista esperta di diritti dei consumatori e finanza personale.
Vale la pena trascorrere 35-40 anni della propria vita lavorando 5 o 6 giorni a settimana, per quasi tutto il giorno, lasciando al resto – gli affetti, le passioni, la vita – solo le briciole? E che senso ha avere soldi per comprare auto, case, viaggi, se manca il tempo per goderli? È una domanda che si fanno in tanti, in questi anni di great resignation e quite quitting, ma c’è chi dall’altra parte dell’oceano si è già posto quesiti del genere molti anni fa, giungendo alle conclusioni che un lavoro, per quanto eccitante, redditizio, soddisfacente che sia, non può arrivare a divorare gran parte della propria esistenza. È nato da questi ragionamenti il movimento Fire, che ha avuto come protagonisti manager giovanissimi che hanno scelto uno stile di vita all’insegna del risparmio, per poter lasciare il lavoro anche prima dei 40 anni e vivere con i ricavi del denaro investito. Potrebbe essere un’opzione per pochi e strapagati privilegiati, ma in tanti sono convinti che, con tutti gli aggiustamenti del caso, il “metodo” Fire può essere cucito su misura anche per chi ha un reddito medio/alto. Ecco come funziona.
Cos’è il movimento Fire
È l’acronimo di “Financial Independence, Retire Early”, che significa letteralmente “Indipendenza finanziaria, pensione anticipata”, ed è un movimento nato negli Stati Uniti tra gli anni ‘90 e i primi anni 2000, che ha il suo manifesto nel libro “I soldi o la vita” di Vicki Robin and Joe Dominguez, pubblicato nel 1992. Il movimento promuove uno stile di vita basato sul risparmio, spesso estremo. In sostanza, per lasciare il lavoro prima – per chi ha redditi alti è possibile idealmente anche prima dei 40 anni -, è necessario risparmiare denaro sufficiente per poterlo investire e farlo fruttare per il resto della propria esistenza. Il risultato dipende quindi da tre elementi: alti guadagni (anche se non necessariamente stellari), alti risparmi e investimenti finanziari con buoni rendimenti. Si lascia il lavoro quando si è certi che le rendite annuali siano sufficienti a raggiungere un’indipendenza finanziaria.
Il potere di saper risparmiare
Il Fire non è per tutti, va detto, ma non è necessario essere dei supermanager con stipendi da 30.000 euro al mese per aspirare all’obiettivo. La chiave, semmai, sta nella capacità di risparmiare. «Il Fire nasce anche in risposta a un modello economico che ci spinge a mettere al centro della nostra vita i consumi, dimenticando il resto. Chi lo sceglie sposa uno stile di vita minimalista, decide di condurre un’esistenza in cui l’appagamento arriva essenzialmente da altro», ci spiega Marco Ottonello, 43 anni, co-founder di Rame, che qualche anno fa, dopo aver messo in pratica quanto proposto dal Fire, ha lasciato l’incarico manageriale in una grande multinazionale. «Prima di fare questo passo, bisogna essere certi di voler adottare, almeno in parte, questa filosofia. Lo scopo è rinunciare ai soldi in cambio di tempo: più sei disposto a risparmiare, prima ci arrivi, ma devi essere consapevole di dover dire addio a molti agi che per la società contemporanea sono considerati irrinunciabili».
La formula: cosa dice il metodo Fire e la regola del 4%
Prima di declinare il “metodo Fire” su esistenze con redditi medi, proviamo a capire in cosa consiste concretamente. Secondo la regola aurea, per raggiungere una certa tranquillità e lasciare il lavoro bisogna avere messo da parte l’importo necessario per vivere un anno, moltiplicato per 25. «Gli anni di lavoro e di risparmio, necessari a raggiungere l’indipendenza finanziaria sono direttamente proporzionali a quanto si riesce a risparmiare. Idealmente, se si decide di avere una rendita di 1.500 euro al mese, ovvero 18.000 all’anno, si dovrà risparmiare e investire per raggiungere un capitale di circa 500.000 euro. Non è una piccola somma, ma non è nemmeno una cifra talmente astronomica da essere irraggiungibile» spiega Ottonello. Accumulato il capitale, cosa succede? «Si chiama la regola del 4% , ultimamente rivista al ribasso da alcuni studi al 3-3,5%. La somma va investita in modo da ritirare ogni anno il 3-4% senza mai erodere tutto il capitale e fare sì che la riserva non si esaurisca. È sufficiente investire su pochi e semplici fondi d’investimento o Etf ben diversificati con un’allocazione prevalentemente azionaria, così da beneficiare della crescita dei mercati nel lungo periodo».
I numeri: quanto denaro serve per lasciare il lavoro a 55 anni
Ora passiamo ai numeri. Abbiamo provato a fare delle simulazioni ipotizzando di volere adottare il metodo Fire “puro”, utilizzando il tool che si trova sul sito italiano. Secondo il calcolatore, partendo a 30 anni da una retribuzione di 3.000 euro mensili e ipotizzando di avere un capitale iniziale di 20.000 euro e di volere accantonare 1.500 al mese, investendolo a un tasso di rendimento del 4%, con un’inflazione media dell’1,5%, considerata anche la tassazione, si potrà lasciare il lavoro a 55 anni. Certo va considerato che se si decide di vivere con 1.500 euro al mese, bisogna avere poche spese fisse e vivere in un luogo dove il costo della vita è basso, tutte condizioni non sempre realizzabili.
Una formula per ogni esigenza: tagliare il metodo su misura
Ma se non è da tutti accantonare metà delle proprie entrate per raggiungere l’indipendenza economica, è anche vero che il metodo Fire può essere disegnato in base alle proprie esigenze. «Partiamo da un presupposto» dice Ottonello, «lo scopo del metodo Fire non è andare in pensione, ma raggiungere un’indipendenza finanziaria tale da migliorare la qualità della vita e non dover lavorare 12 ore al giorno» spiega l’ex manager. «Nel mio caso, ho lasciato nel momento in cui sono nati i miei figli e desideravo dedicarmi a loro, ma ora che stanno crescendo sono tornato a fare altro, anche se non al 100%. La maggior parte di quelli che conosco all’interno del movimento non ha smesso completamente di lavorare, ma ha scelto di lavorare meno o dedicarsi a una passione che rende molto meno del precedente lavoro, ma spesso genera comunque entrate che gli consentono di modulare i propri obiettivi senza che il lavoro assorba completamente le energie».
Dal Fat Fire al Lean Fire
Non a caso, esistono diverse declinazioni del Fire, dal “Fat Fire”, per chi ha stipendi estremamente alti, e vuole condurre una vita agiata anche dopo, al “barista” Fire, per chi ha come obiettivo quello di passare a una professione meno stressante per qualche ora al giorno, con una retribuzione minore, allo “Slow Fire”, per chi desidera risparmiare meno e non rinunciare a tutto, fino al Lean Fire, (cioé “magro”) per i minimalisti che riducono all’osso le uscite, puntando a uno stile di vita frugale e raggiungere l’indipendenza con un budget ridotto. «Se decidi che vuoi lavorare part time, ti basterà risparmiare la metà della somma, sapendo tra l’altro che al momento in cui andrai in pensione, avrai comunque un’entrata in più, per quanto minima. Oppure, puoi scegliere di dedicarti a una passione che sai non ti darà grande remunerazione, ma che ti permetterà di arrotondare, o ancora di cambiare lavoro e fare qualcosa che ti occupa solo metà giornata. Sono tutte cose che ti consentono di abbassare l’asticella. Lo scopo del Fire è guadagnare tempo di vita, non abbandonare ogni attività».
I consigli
Ora qualche consiglio per partire con il piede giusto.
- Stabilisci le priorità: Il primo passo è capire, numeri alla mano, se l’operazione è fattibile, a cominciare quindi dalle uscite mensili. Il consiglio è di calcolare il reale fabbisogno mensile, individuando le spese a cui sei disposto a rinunciare. Per riuscirci è essenziale seguire passaggi ben precisi: fare un bilancio familiare per calcolare quanto si spende attualmente per vivere; stilare un elenco delle priorità, cioè delle uscite che non possono essere toccate; depennare le voci di spesa a cui si può rinunciare; calcolare la capacità di risparmio e da lì capire quale obiettivo può essere raggiunto in quanto tempo, anche alla luce di eventuali capitali futuri (somme che si riceveranno in eredità, Tfr, ecc).
- Contabilizza gli imprevisti: Vivere senza un’entrata certa e investendo tutto ciò che abbiamo è per la nostra mentalità quasi impensabile, dopotutto siamo il popolo della “casa di proprietà” e delle riserve in banca. «Per fare il salto serve soprattutto un cambio di passo culturale, non è detto che non si possa affrontare se si hanno figli, cero va contabilizzato il costo, e considerato che dovrà essere tarato sul nostro nuovo stile di vita. Quanto ai rischi o alle riserve, per mettersi al riparo da uno spauracchio può aiutare, una polizza assicurativa, un fondo di emergenza o entrambi» dice Ottonello.
- Prenditi tempo: La decisione di “ribaltare” la propria vita non si prende dall’oggi al domani. «Anche se hai già la possibilità di lasciare, hai bisogno di un periodo intermedio “di test” per valutare se questo è davvero ciò che volevi, e se avevi fatto bene i conti». Se devi lasciare il lavoro, sfrutta congedi paternità, periodi di aspettativa non pagati, insomma prendi dei periodi sabbatici per renderti conto se il piano è concretamente realizzabile.