Il sogno di Patagonia e la realtà della moda circolare
A partire dagli Anni Duemila, ci è parso normale comprare in media 26 chili di prodotti tessili ogni anno, il 40% in più rispetto agli Anni 90. E questo perché il fast fashion ha normalizzato la sovrapproduzione di abiti: abbiamo a disposizione sempre nuovi stili, a prezzi bassi e questo aumenta la quantità di indumenti prodotti, utilizzati e poi scartati. Ma quali conseguenze ha questo nostro modo di consumare abiti per il Pianeta? Un dato per tutti: stiamo sfruttando la natura 1,7 volte più velocemente di quanto gli ecosistemi impiegano a rigenerarsi, fino a esaurire il capitale naturale.
In questa nona puntata di Percorsi, Domitilla Ferrari e Anisa Harizaj affrontano il tema della moda circolare, sottolineando la necessità di ripensare il ciclo di vita dei capi d’abbigliamento per ridurre l’impatto ambientale. Una data fondamentale in questo senso è il primo gennaio 2025 quando per i Paesi UE scatterà l’obbligo di attuare la raccolta differenziata dei rifiuti tessili.
Una storia esemplare, da questo punto di vista, è Patagonia, azienda pioniera della sostenibilità nel fashion, che nel 2011 ha lanciato la campagna “Don’t Buy This Jacket!” per ridurre il consumismo. Nel tempo, Patagonia ha adottato iniziative innovative, incluso il trasferimento delle proprie azioni a una no-profit per finanziare cause ambientali.
Ospite dell’episodio è Gaia Segattini, fondatrice di Gaia Segattini Knotwear, un’azienda che crea capi esclusivamente da materiali rigenerati, limitando gli sprechi e promuovendo il valore della filiera corta, che produce cioè su piccola scala e garantisce la trasparenza nella catena di approvvigionamento.
L’episodio offre lezioni su come la moda circolare possa contribuire alla sostenibilità e come un cambiamento nelle abitudini di consumo sia essenziale per supportare un’industria più etica e consapevole.