Lo “scarico” o no? Come dedurre i costi d’impresa

Scaricare un costo significa conteggiare questo importo nel calcolo per la determinazione del reddito che è dato, appunto, dalla differenza tra i ricavi e i costi deducibili. Ma cosa si può scaricare e cosa no? Lo spieghiamo in questo articolo.

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Foto di Clay Banks

I viaggi d’affari, l’auto, i buoni pasto, gli scaffali e le attrezzature, ma anche i corsi di formazione. Sono in tanti a chiedersi quali spese si possono “scaricare” e quali no quando si ha una partita Iva. Non esiste una risposta univoca, perché non esiste un elenco di costi “ammissibili” per ogni singola attività o professione, ma vale per tutti lo stesso principio: la spesa che si va a dedurre deve essere inerente all’attività svolta.

Cosa vuol dire scaricare un costo

Per spiegare come funziona, il modo più semplice è partire da un esempio concreto: prendiamo un’estetista che apre un centro estetico. Prendo come esempio quello di un’attività imprenditoriale e non professionale per una semplice ragione, e cioè che la maggior parte dei liberi professionisti è nel regime fiscale forfettario, e chi è nel forfettario, come ho già spiegato anche qui non può scaricare i costi d’impresa.

Scaricare un costo significa conteggiare questo importo nel calcolo per la determinazione del reddito che è dato, appunto, dalla differenza tra i ricavi (l’incasso dei corrispettivi del negozio di estetista al netto dell’Iva) e i costi deducibili; conseguentemente avere tanti costi deducibili significare abbassare l’importo su cui verranno calcolate le imposte dovute al Fisco per quell’anno. Tornando al nostro centro estetico, se il fatturato annuo è di 130.000 euro, ma si sono avuti costi deducibili per 25.000 euro, il calcolo delle imposte sarà effettuato su 105.000 euro. Diverso è il discorso per l’Iva che l’impresa va a pagare sui beni e sui servizi acquistati: quella voce sarà direttamente detratta dall’Iva che trimestralmente l’impresa versa all’Erario.

Dai costi d’impresa ai servizi, le voci deducibili

Passiamo ora agli esempi. È facilmente intuibile che il macchinario per l’epilazione definitiva è per il centro estetico un costo deducibile. Ma cosa dire di un viaggio a Parigi? A fare la differenza, in questo caso, è lo scopo del viaggio. Se è legato all’attività, per esempio si tiene in quei giorni una fiera legata al beauty o un corso di aggiornamento, allora potrò scaricare legittimamente anche quella voce. Più in generale, le classi di costo si dividono in diversi capitoli, e fare questa suddivisione può aiutare meglio a capire cosa può essere dedotto, e cosa no. Si inizia con i costi delle materie e dei prodotti che usiamo per la nostra attività: è incluso quindi qualunque prodotto venga trasformato o venduto, nel caso del centro estetico, per esempio, il costo delle creme di bellezza che utilizzo durante la mia attività, o che vendo alle clienti. Ci sono poi i materiali di consumo, come la cancelleria o i prodotti che vengono utilizzati per la pulizia dei locali. Tra i costi ammissibili sono inclusi naturalmente quello per l’affitto di un locale, il noleggio o il leasing dell’auto aziendale (attenzione: le autovetture sono deducibili nella misura del 20%), la spesa in generale per i trasporti e per i pasti eventualmente consumati durante i viaggi di lavoro.

Servizi e personale

Si aggiunge a questi il capitolo servizi, che possono essere di diversa natura. Si va dalla parcella del professionista che tiene la contabilità e che si occupa della dichiarazione dei redditi, a quella dell’avvocato che segue le questioni legali, del consulente d’impresa, di chi cura il marketing o la pubblicità legata al business, fino ai costi di trasporto e di spedizioni. C’è infine il costo del personale, che include oltre al personale dipendente, anche le collaborazioni occasionali e i contratti di lavoro interinale.

Cos’è l’ammortamento

I costi di un’impresa non sempre vengono scaricati nell’anno in cui vengono sostenuti, e questo va tenuto presente nel conto economico. Quando un’impresa effettua l’acquisto di un bene che ha un’utilità pluriennale, qualcosa cioè che non esaurisce la sua utilità nell’anno in cui viene acquistato, come un macchinario o un arredo, la spesa non viene recuperata per intero, ma frazionata in alcuni anni. Il numero degli anni, in questo caso, cambia a seconda del bene. Il discorso non vale invece per l’Iva, che si recupera tutta e subito. Il costo viene infatti scalato dall’Iva dovuta trimestralmente

Cosa rischia chi fa il “furbo”

Quando si tratta di scaricare i costi d’impresa bisogna sempre stare molto attenti a indicare le spese effettivamente pertinenti alla propria attività. In caso di accertamento da parte all’Agenzia delle entrate, bisognerà dimostrare carte alla mano che quella voce di spesa presentata era appropriata. In caso contrario, non solo andrà restituito al Fisco il beneficio fiscale ottenuto, ma la somma andrà maggiorata delle sanzioni e degli interessi. Senza contare che, dopo il controllo, è possibile che vengano effettuati dei check anche sugli anni successivi o precedenti a quello in cui è stata rilevata un’anomalia.

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