Ma che fine hanno fatto i voli low cost?
Dalle tariffe base ingannevoli ai costi nascosti per bagagli e check-in: così le compagnie aeree hanno abbandonato il modello dei prezzi stracciati e ora registrano profitti record.
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«Il modello low cost non è destinato a scomparire. Il modello low cost è già scomparso», spiega Carmelo Calì, vicepresidente di Confconsumatori e responsabile nazionale trasporti e turismo. Una trasformazione che sta colpendo duramente i portafogli di molti viaggiatori italiani: nel 2024 i prezzi dei biglietti aerei in Italia sono più che raddoppiati rispetto al periodo pre-pandemia, mentre le compagnie aeree stanno registrando profitti miliardari. Sembra proprio che l’era dei voli a 9,99 euro sia ufficialmente finita.
Il paradosso è che questi aumenti arrivano in un momento in cui i costi delle compagnie sono diminuiti. La questione del carburante, spesso citata dalle compagnie per giustificare gli aumenti, non sembra reggere all’analisi dei fatti. Nonostante il prezzo del carburante sia sceso del 45% in alcuni periodi del 2023 rispetto all’anno precedente, e le scorte comprate a costi elevati siano ormai esaurite, i prezzi dei biglietti non hanno mostrato alcuna flessione. Il mercato italiano è ormai in mano a pochi grandi vettori, con Ryanair che controlla il 51% dei voli nazionali, una posizione dominante che ha trasformato radicalmente il settore del trasporto aereo nel paese.
Come le compagnie hanno cambiato strategia
La vera rivoluzione nel trasporto aereo low cost è avvenuta nei servizi di base, ora divenuti fonte di guadagno extra per le compagnie. Un esempio emblematico è il bagaglio: un tempo incluso nel prezzo del biglietto, oggi è diventato un costo aggiuntivo obbligatorio per chi viaggia. Ma non è l’unico: la scelta del posto a sedere, la carta d’imbarco stampata al banco check-in, l’imbarco prioritario: persino portare in cabina un bagaglio a mano di dimensioni standard sono tutti servizi che un tempo erano compresi nel biglietto e ora hanno un costo extra. Questa strategia sta dando i suoi frutti. Ryanair ha chiuso l’anno finanziario 2022-2023 con utili per 1,31 miliardi di euro e prevede di raggiungerne altri 1,95 quest’anno. Anche l’ungherese WizzAir mostra segni di forte ripresa, con profitti previsti tra i 350 e i 450 milioni di euro. Eppure il record di 163 milioni di passeggeri registrato in Italia nel 2023 non si è tradotto in tariffe più convenienti.
A questo si aggiunge l’uso di algoritmi che monitorano il comportamento degli utenti online per modificare i prezzi in tempo reale. I sistemi di prenotazione tracciano le ricerche ripetute sullo stesso volo e aumentano automaticamente le tariffe quando rilevano un interesse specifico. «A distanza di 10 minuti – spiega Calì – il passeggero torna sullo stesso sito e si ritrova un aumento di 2 euro, perché l’algoritmo lo ha riconosciuto». Per difendersi da questo meccanismo, spiega, esistono alcune strategie: aprire una scheda del browser per ogni compagnia senza mai uscire dal sito, oppure navigare in modalità anonima per evitare il tracciamento delle ricerche.
Un problema territoriale che divide l’Italia
Il caro voli sta allargando il divario tra Nord e Sud del paese. Un’analisi delle tariffe aeree rivela aumenti che colpiscono soprattutto le regioni meridionali e le isole: per la tratta Roma-Brindisi i prezzi sono cresciuti del 139%, mentre per volare da Milano a Catania i rincari raggiungono il 93% rispetto al periodo pre-pandemia. Anche nei periodi di bassa stagione, le tariffe restano elevate: un volo Milano-Palermo nei giorni feriali di maggio costa in media 84 euro, mentre la tratta Milano-Cagliari a giugno arriva a 115 euro, cifre in linea o addirittura superiori alla media nazionale del 2023 di 110 euro per i voli interni.
Per contrastare questi rincari, le regioni stanno cercando soluzioni tampone. Ad esempio, la Regione Sicilia ha introdotto per il 2024 uno sconto del 25% sui voli per i residenti, erogato come rimborso dopo l’acquisto. «Salutiamo positivamente tutto ciò che va a beneficio del consumatore – commenta Calì – ma sono forme che non risolvono il problema alla radice. Lo sconto viene applicato su prezzi già altissimi: se un biglietto costa 380 euro, con il rimborso si arriva a 210, ma resta comunque una cifra proibitiva».
Una soluzione più strutturale nel caso della Sicilia sarebbe la continuità territoriale, un sistema già attivo per la Sardegna che garantisce tariffe aeree agevolate per assicurare il diritto alla mobilità nelle regioni insulari. La normativa prevede che lo Stato compensi le compagnie aeree per mantenere le tariffe a livelli accessibili sulle rotte essenziali, assicurando collegamenti frequenti tutto l’anno a prezzi calmierati. «Abbiamo chiesto la continuità territoriale per la prima volta nel 2013, – ricorda Calì – ma ci fu risposto che la Sicilia non ne aveva diritto perché raggiungibile in treno». Una risposta che non tiene conto della reale situazione dei trasporti nell’isola, dove l’assenza di collegamenti ferroviari veloci rende l’aereo spesso l’unica opzione praticabile per spostarsi verso il resto del paese.
Le conseguenze delle politiche ambientali
Oltre ai cambiamenti nel modello di business delle compagnie aeree e alle dinamiche di mercato, un altro fattore sta influenzando pesantemente i prezzi dei voli: la lotta al cambiamento climatico. Il pacchetto europeo “Fit For 55” prevede una riforma radicale del settore: l’eliminazione delle esenzioni fiscali per il cherosene degli aerei, la rimozione delle quote gratuite di emissioni per le compagnie aeree e l’introduzione di una percentuale minima obbligatoria di carburanti sostenibili. Secondo Airlines for Europe, la più grande associazione di compagnie aeree dell’Ue, le spese per conformarsi a queste norme saranno da 13 a 14 volte più alte nel 2030 rispetto al 2019, costi che verranno probabilmente scaricati sui consumatori. Gli aumenti potrebbero portare a una riduzione del traffico aereo intra-Ue di oltre l’8% nel 2030 e di circa il 12% nel 2035. Una diminuzione dei voli che potrebbe avere effetti positivi sul clima, ma che rischia di creare nuove disuguaglianze sociali. Secondo le stime della Commissione Europea, già la scorsa estate le tariffe aeree intra-Ue erano in media tra il 20% e il 30% più alte rispetto a quelle pre-Covid. Le persone a basso reddito, che negli ultimi anni hanno potuto viaggiare attraverso l’Europa grazie alle tariffe economiche, potrebbero non avere più questa possibilità.