2025: il “No buy year” rivoluzionerà i consumi?

Il 2025 si sta affermando come il “No Buy Year”, una tendenza social che invita a ridurre gli acquisti superflui e concentrarsi sull’essenziale. E se questo trend fosse un’opportunità per ripensare le nostre abitudini di consumo? Si potrebbe andare oltre la rinuncia temporanea e adottare pratiche più sostenibili. Il “No Buy Year” può essere il punto di svolta verso un consumo più consapevole, orientato alla qualità e al rispetto per il pianeta.

Tempo di lettura: 5 minuti

No buy year
Foto di Joshua Earle

Il 2025 si sta affermando come il “No buy year”, fenomeno che sta ispirando molti a riflettere sulle proprie abitudini di consumo. Merito di Tik Tok che, appena scattato il 2025, ha lanciato la sfida per spendere meno. L’idea è semplice: limitare al massimo gli acquisti superflui per un anno, concentrandosi solo su ciò che è essenziale. C’è chi ha stilato regole precise: n° 1 niente vestiti nuovi, niente scarpe e accessori; n° 2 nessuno acquisto d’impulso o spinto dell’ansia e dalla noia; n°3 no ad Amazon o Temu o qualsiasi piattaforma di acquisto veloce; n°4 no alle decorazioni di casa come le candele. Ma questo approccio è davvero sufficiente per affrontare le sfide globali legate al consumo eccessivo? La risposta, secondo noi, va oltre la semplice riduzione delle spese: è tempo di cambiare radicalmente il nostro rapporto con il consumo.

Un momento per ripensare i consumi

Dietro a un trend che sembra destinato a durare il tempo di una stagione, il “No Buy Year” nasce da una nuova sensibilità verso il consumo consapevole, alimentata da crisi economiche, ambientali e sociali. Sempre più persone si chiedono cosa sia davvero necessario nella loro vita, cercando di risparmiare e ridurre gli sprechi. Tuttavia, fermarsi a una rinuncia temporanea non è sufficiente. Questo momento può e deve essere sfruttato per ridefinire il nostro approccio alle spese, passando da un modello lineare e consumistico a uno più circolare e sostenibile.

Produrre di meno, consumare meglio

Dovremmo tutti adottare una diminuzione dei consumi, ma dovremmo anche andare oltre il semplice risparmio e abbracciare una visione quasi rivoluzionaria e impostare l’intera vita su un approccio ai consumi che abbia rispetto delle risorse dei pianeta. Questo è il momento di produrre di meno e consumare di meno, favorendo pratiche che rispettino la natura e che migliorino la qualità delle nostre vite. Ciò implica non solo ridurre gli acquisti, ma anche trasformare il modo in cui consumiamo. Ad esempio, privilegiare prodotti durevoli, riparabili e sostenibili, scegliere il second-hand e supportare aziende che adottano modelli di economia circolare.

Ma il cambiamento non si limita agli oggetti che acquistiamo. Ha a che fare con un ripensamento più profondo: cosa desideriamo davvero? E come possiamo soddisfare questi bisogni in modo consapevole?

Emozioni e consumi: fare decluttering dentro di noi

Dietro ogni acquisto c’è spesso un’emozione. Compriamo per sentirci sicuri, amati, accettati. Ma cosa succederebbe se facessimo ordine tra queste emozioni? Rispondere a queste domande è il primo passo per un vero cambio di paradigma: riconoscere ciò di cui abbiamo davvero bisogno non solo per vivere, ma per stare bene.

Antonello Schiavo, protagonista della puntata 93 del nostro podcast è un esempio di come si possa scegliere le spese in base a ciò che ci fa stare bene. Da piccolo, Antonello aveva dovuto rinunciare ad acquistare i brand d’abbigliamento più di moda: «mia madre sceglieva i vestiti al posto mio e questa esperienza ha avuto grandi ripercussioni quando ho iniziato a guadagnare, perché son finito a spendere un po’ troppo in abbigliamento. Però era ciò che mi mancava». È stata poi sua moglie a mostrargli come sia possibile avere poche paia di scarpe e vivere benissimo. Ma Antonello non ha deciso di risparmiare soltanto, ha scelto di spendere i suoi soldi in viaggi, perché rappresentano per lui un valore per la sua vita. Una delle lezioni che ha imparato dalle sue letture di consapevolezza finanziaria è che risparmiare in modo eccessivo allontana la possibilità di godersi i propri soldi troppo in avanti. «Come dice Ramit Sethi per sentirti ricco, prendi tre o quattro o cinque categorie dove ogni euro speso in quella categoria ti fa sentire ricco, ma non te ne penti. La mia prima categoria è i viaggi». Tra vestiti e viaggi, Antonello ha capito che poteva rinunciare ai primi ma non ai secondi, perché viaggiare è ciò che nutre il suo spirito e lo fa stare bene. Non si tratta di un risparmio ferreo, ma di una scelta consapevole basata sui propri desideri autentici. Questo approccio permette di vivere con meno sensi di colpa, più leggerezza e maggiore gratitudine.

Cambiare mindset: dalla quantità alla qualità

Il “No Buy Year” può essere un’opportunità per spostare il focus dalla quantità alla qualità, non solo degli oggetti ma della nostra vita. Questo significa:

  1. Rallentare: non sentirsi obbligati a seguire le mode o le tendenze, ma prendersi il tempo per riflettere su ogni acquisto.
  2. Valutare l’impatto: chiedersi se un prodotto è stato realizzato in modo etico e sostenibile.
  3. Valorizzare l’essenziale: dare priorità a ciò che ci porta autentica gioia e valore.
  4. Investire in esperienze: spostare il focus dal possesso all’essere, puntando su viaggi, formazione e momenti di qualità con le persone care.

Un cambiamento radicale è possibile

Se davvero il 2025 fosse l’anno del “No buy” potrebbe segnare un punto di svolta. Il momento in cui, come società, comprendiamo quanto il denaro abbia valore in relazione a quello che noi siamo e alla vita che scegliamo di vivere. Quando acquisisci questa consapevolezza, non smetti di spendere: spendi in cose che hanno valore per te. Come Antonello. In alcuni casi i consumi potrebbero ridursi, come per i vestiti, evitando così isole di abiti dismessi gettati in angoli remoti della terra. In altri, potrebbe cambiare la filiera come per gli allevamenti intensivi. Si strutturerebbe a partire da nuove abitudini di consumo un modo più sostenibile di produrre, di spendere e quindi di vivere. Non si tratta solo di spendere meno, dunque, ma di ripensare il nostro rapporto con i soldi, con gli oggetti e con le emozioni. La sfida è fare scelte più consapevoli, che favoriscano il nostro benessere e quello del pianeta. In un mondo in cui consumare meno significa anche vivere meglio, forse è tempo di accogliere questo cambiamento e abbracciare un approccio più autentico e sostenibile alla vita.

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