Anna, che ha perso il suo benessere personale ed economico

Quando ha avuto suo figlio, Anna ha messo da parte la sua promettente carriera da architetta per dedicarsi interamente a lui. Dopo diversi anni però, tutti questi sacrifici hanno iniziato a gravare sul suo benessere fisico e psicologico, portandola in depressione. Con la Dottoressa Carbone sta imparando oggi, a rimettere i suoi desideri al centro e a coltivare di nuovo la sua indipendenza.

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Elena Carbone
Elena Carbone

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Psicologa e psicoterapeuta esperta in traumi. Con l’account Instagram La psicologa volante fa divulgazione sul rapporto tra psiche e soldi.

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«Sono stata ferma quando ho avuto il bambino e poi non ho più ingranato come prima», a parlare è Anna, 37 anni madre di Giulio, 11 anni, architetta che viene in consulto per alcuni problemi di coppia e personali che fa fatica a gestire.

Anna è stata un’allieva brillante e promettente. Quando frequentava l’Università ha esposto più volte al Salone del Mobile ed è diventata la pupilla di un suo docente, per cui avrebbe dovuto lavorare una volta laureata. Durante gli ultimi anni di università, però, conosce Lukas, un ragazzo spagnolo in Erasmus in Italia, e rimane incinta a pochi mesi dalla laurea.

«Ho portato a termine i progetti che avevo iniziato, ho lavorato con il pancione, mentre allattavo, mentre leggevo libri sulla maternità, ma quando Giulio ha iniziato a soffrire di alcuni problemi di salute, che poi per fortuna sono rientrati, non ho preso altri lavori e piano piano ho perso i contatti. Tutte le mie energie erano focalizzate sull’imparare a fare la mamma, sul benessere del mio bambino e sinceramente non sentivo la mancanza del lavoro dato che sarebbe stato un onere in più di cui occuparmi. Lukas non aveva ancora un lavoro in Italia, quindi, spesso lavorava in Spagna ed io ero sola a gestire tutto: casa, bambino, malattia, bollette…».

Anna mi racconta di come, piano piano, abbia imparato a gestire da sola tutto il ménage famigliare e, solo da pochi anni, si stia rendendo conto dei sacrifici fatti in termini di perdita di lavoro, tempo per sé, indipendenza economica e leggerezza. Anna vorrebbe separarsi, ma non può. Si è resa conto di non amare più Lukas da anni, non gli ha mai perdonato di non essersi accorto dei suoi sacrifici e di non aver accelerato il trasferimento in Italia per non perdere opportunità economiche. Lei si è sentita estremamente sola e smarrita, ma il bisogno di averlo al suo fianco è emerso solo in un secondo momento, in modo rabbioso e indiscriminato e, infatti, non è stato né capito né accolto dal partner.

L’impotenza di non sentirsi abbastanza

«Mentre tiravo avanti la carretta, non mi accorgevo di sentirmi sola, non sentivo la fatica, ho sentito tutto in un secondo momento quando Giulio aveva 2 anni e Lukas si è stabilito in Italia. Quasi come se avessi tenuto il fiato fino a quel momento e non avessi atteso altro che il suo arrivo per respirare. Così, invece di respirare e dirgli come mi ero sentita, chiarirlo a me e a lui, mi sono solo sentita travolgere da una grande rabbia e lui mi è diventato insopportabile. Oggi mi dispiace, capisco che lui non poteva leggere qualcosa che neanche io avevo chiaro, ma ai tempi volevo solo che scomparisse».

Anna non può separarsi perché non è indipendente economicamente: ha ripreso il suo lavoro di architetta, ma per piccoli progetti sottopagati, quindi, sarebbe impensabile con il suo stipendio di ora mantenersi. Anna è furente per aver accettato di buttare via tutta la sua promettente carriera e si sente sempre più impotente.

«Mia mamma mi diceva di non mollare il lavoro, ma io ero accecata dall’amore per mio figlio e per mio marito. Pensavo mi bastasse questo. Invece ho solo covato odio e senso di ingiustizia».

Lukas non ha mai compreso la reazione di Anna e dopo aver provato più volte a instaurare una comunicazione chiara ed un confronto, anche con l’aiuto di un terapeuta di coppia, si è rassegnato a non poterle stare vicino e si è dedicato anima e corpo al lavoro. Di contro Anna, sempre più frustrata e delusa, ha creato una diade con loro figlio che oggi è uno dei motivi dei nostri incontri. Secondo Anna, Giulio non è più il suo bambino di sempre, la preadolescenza lo ha trasformato in un essere irriconoscente e sgarbato.

Anna si sente in colpa per non aver avvertito prima i suoi bisogni, per non averli esplicitati e per essersi chiusa a riccio quando Lukas ha provato a capire. Ma Anna non ha colpe, Anna è figlia di una madre vedova, non ha ricevuto le cure e le attenzioni che dovrebbero ricevere i bambini. Si è gestita da sé, è stata parentificata, rispondendo lei ai bisogni della madre e mettendo a tacere i suoi, dato che non venivano accolti. Da adulta, quindi, si porta dietro il peso di una coazione a ripetere intergenerazionale in cui anche lei rimane con un neonato senza il compagno e non si accorge di quello che sta vivendo perché l’oblio delle sue emozioni è ciò che l’ha resa forte e indipendente.

La cura: il lavoro sull’indipendeza

Con Anna il lavoro psicoterapeutico è multisfaccettato. Abbiamo iniziato a lavorare sulla sua indipendenza come modalità di sopravvivenza e ha capito che chiedere aiuto per diventare indipendente economicamente, non la farà essere meno forte. Così, ha contattato una sua vecchia compagna dell’università che è stata felice di includerla in un nuovo progetto, tutto al femminile, in cui Anna può avere delle aspettative di guadagno molto più elevate di prima.

Ha iniziato a capire come funzionano gli adolescenti e come gestire al meglio la relazione con Giulio durante questo periodo delicato di crescita. Abbiamo esplorato insieme le dinamiche familiari e lavorato sulla comunicazione con Lukas, cercando di creare uno spazio in cui entrambi possano esprimere i propri sentimenti in modo aperto e rispettoso. Non è cambiata l’intenzione di separarsi, ma stiamo cercando di farlo in modo maturo e consapevole considerando non solo il benessere di Anna e Lukas, ma anche quello di Giulio. L’obiettivo è affrontare la separazione cercando di preservare la relazione di stima e rispetto reciproco.

Inoltre, stiamo affrontando il senso di colpa di Anna e lavorando per aiutarla a perdonare sé stessa e a comprendere che le sue reazioni sono state influenzate dalle esperienze del passato. È stato importante per lei accettare che il suo bisogno di indipendenza non la rende debole, ma è una risorsa che può essere integrata con una rete di supporto e relazioni significative.

Il percorso terapeutico di Anna è ancora in corso, ma ha compiuto passi significativi verso una maggiore consapevolezza di sé e dei suoi bisogni, nonché verso la costruzione di una vita più in linea con i suoi valori di autonomia economica e autorealizzazione.

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