Cos’è il rendiconto Mifid e come leggerlo

Pochi ne parlano, molti lo ricevono, ma solo una piccola percentuale di questi sa della sua esistenza. Parliamo del rendiconto Mifid, un documento che viene recapitato a tutti i risparmiatori entro il 30 aprile di ogni anno, dalla propria banca o dal proprio consulente finanziario – come raccomandato dalla Consob – e che è preziosissimo.

Tempo di lettura: 9 minuti

Giorgia Nardelli
Giorgia Nardelli

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Giornalista esperta di diritti dei consumatori e finanza personale.

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La ragione per cui è così importante? Riporta una sintesi chiara di tutti i costi pagati nel corso dell’anno precedente sui prodotti finanziari in portafoglio. Non un fatto di poco conto, che però sembra non interessare molto al pubblico dei risparmiatori, persino ai più attenti. I costi non sono in cima alle preoccupazioni degli investitori italiani, e alcune voci, come quello per la consulenza, sono addirittura sconosciute ai più. Basti pensare che, secondo l’ultimo rapporto Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane, solo il 34% degli intervistati sa che la consulenza finanziaria è un servizio a pagamento. Ecco allora cosa dobbiamo sapere, e come capire quanto spendiamo.

Cos’è il rendiconto Mifid

Il rendiconto Mifid deve essere inviato dalle banche e dai consulenti finanziari entro il 30 aprile di ogni anno agli investitori che hanno sottoscritto prodotti finanziari, con lo scopo di fornire loro una sintesi dei costi sostenuti nell’anno precedente sugli investimenti. È un obbligo previsto dalla normativa Mifid 2018, per rendere più consapevoli i risparmiatori sulle spese legate agli investimenti, tema di cui, effettivamente, si parla poco o nulla.

Il rendiconto Mifid deve essere inviato dalle banche e dai consulenti finanziari entro il 30 aprile di ogni anno agli investitori che hanno sottoscritto prodotti finanziari, con lo scopo di fornire loro una sintesi dei costi sostenuti nell’anno precedente sugli investimenti. È un obbligo previsto dalla normativa Mifid 2018, per rendere più consapevoli i risparmiatori sulle spese legate agli investimenti, tema di cui, effettivamente, si parla poco o nulla.

Eppure, come Roberta Rossi Gaziano, consulente finanziaria indipendente e co-founder della società SoldiExpert SCF, il suo invio passa quasi completamente inosservato: «Sono davvero pochissimi a essere a conoscenza dell’esistenza di questo documento, specie chi per investire si rivolge alla propria banca. Il rendiconto in molti casi non viene inviato in forma cartacea, ma in versione digitale, nell’area documenti dell’homebankig. Nonostante sia un elemento molto importante, in alcuni casi non viene nemmeno segnalato con una notifica».

Perché è importante il rendiconto Mifid

«Perché permette di conoscere il costo di un prodotto finanziario, aspetto nient’affatto scontato», dice Rossi Gaziano. «Prendiamo quella parte di costo legato alla consulenza: chi si reca da un consulente indipendente paga una parcella esplicita, è consapevole da subito quanto spenderà per consulenza. Quanto agli altri costi legati ai prodotti, il consulente indipendente ha tutto l’interesse a cercare per il suo cliente quelli più vantaggiosi. La nostra esperienza ci dice che si rivolge ad altri canali, invece, non sempre viene informato su questi aspetti, e molto raramente al risparmiatore su quanto pagherà per la consulenza. Questa voce di spesa è inglobata nei costi totali del prodotto, sotto forma di retrocessioni, cioè commissioni (per chi vuole saperne di più, se ne parla qui e qui, ndr.). Va detto poi, più in generale, che la spesa legata a commissioni e costi non esce direttamente dalle tasche del cliente, è quindi più facile che passi inosservata, se il consulente non vi si sofferma al momento della sottoscrizione. Infine, altro aspetto non indifferente, conoscere l’ammontare dei costi consente al risparmiatore di confrontare più proposte e scegliere la più vantaggiosa, come succede quando si acquista un qualunque altro prodotto, o si sceglie un fornitore».

Quanto incidono i costi di un investimento

Anche se le percentuali possono sembrare poco rilevanti, i costi incidono in maniera significativa sui rendimenti finali dei prodotti finanziari. Spiega Roberta Rossi Gaziano: «Quando parliamo di risparmi, parliamo di migliaia di euro, spesso decine o anche centinaia di migliaia di euro. Su numeri così alti anche piccole percentuali hanno un impatto non indifferente. Il costo di un prodotto, infatti, si calcola sul capitale investito: se consideriamo come somma di partenza 50.000 euro, un’aliquota del 3,5%, il cliente andrà a pagare sui suoi risparmi 1.750 euro all’anno, che moltiplicato per dieci anni diventano 17.500 euro. Il rendimento di quel prodotto finanziario dovrà essere sufficientemente alto per poter ripagare quella somma e garantire un ricavo. Quando compriamo uno smartphone siamo a attenti a risparmiare anche cento euro, non è a maggior ragione importante guardare a queste voci quando investiamo i nostri risparmi, le cui rendite saranno  tra l’altro tassate?».

Dove trovi il rendiconto

Passiamo allora alla pratica. Se il tuo intermediario non ti ha inviato il rendiconto, puoi scaricarlo dal tuo home banking, o nell’area riservata del sito dell’intermediario che ti ha venduto il prodotto. Se non lo trovi è sufficiente richiederlo direttamente all’intermediario. Volendo puoi anche richiedere un report più dettagliato e completo sui singoli investimenti e costi associati a ciascuno di essi.

Cosa contiene il rendiconto Mifid

Il report contiene la sintesi dei costi pagati l’anno prima, sul totale investito. Se per esempio hai sottoscritto prodotti diversi (per esempio prodotti azionari, fondi, ecc), vedrai il totale dei costi sull’intero portafoglio. Per legge il documento deve indicare sia le spese che riguardano l’intermediario (per esempio la banca) sia quelle che fanno capo all’emittente (per esempio la società che gestisce il fondo). Le voci sono tre:

  • Le somme versate alla banca, relative ai servizi di investimento e alla distribuzione (per esempio le commissioni di gestione e amministrazione, il canone mensile del deposito titoli, le commissioni di intermediazione e di esecuzione, ecc)
  • I costi relativi ai prodotti e dovuti alle società emittenti o di gestione (per esempio, per i titoli, le commissioni di collocamento/distribuzione; per i fondi comuni le commissioni di sottoscrizione, ecc)
  • Il dettaglio di quanto la banca ha incassato dalla vendita degli strumenti finanziari, le cosiddette retrocessioni. A volte sono indicate anche con la dicitura “incentivi”.

Nell’ultima riga trovi il totale di quanto pagato, in termini assoluti e in percentuale.

Cosa conviene guardare

«Il rendiconto Mifid è molto semplice e di immediata comprensione», dice Roberta Rossi Gaziano. «Non serve essere un esperto  per comprenderlo, perché riporta in uno schema solamente tre voci di costo, espresse in termini assoluti e in percentuale, e nell’ultima riga della tabella, il totale. È questa la voce più importante, quella che vale la pena guardare, perché esprime quanto si è pagato l’anno precedente sul totale investito, è il termine di riferimento per fare confronti e capre se stiamo pagando troppo, oppure no». Ma quali sono le percentuali accettabili? «Al massimo 1% di costi totali su prodotti obbligazionari, 1,7% su quelli azionari».

Bisogna però capire bene a quali prodotti si riferiscono i costi riportati. Spesso, infatti, sono calcolati sulla giacenza media dell’intero portafoglio e non solo sulla componente del risparmio gestito, quella su cui effettivamente gravano delle commissioni e spese di gestione. In questo modo il costo totale, anziché essere spalmato solo su una parte del patrimonio, viene diluito anche su prodotti che sono stati acquistati direttamente dal risparmiatore e che non hanno costi, come Etf, titoli di Stato, ecc. Un modo per far sembrare più basse le spese a carico del risparmiatore.

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