Shrinkflation: le caratteristiche del fenomeno
La shrinkflation è un fenomeno economico in cui le aziende riducono la quantità o le dimensioni di un prodotto, pur mantenendo invariato il prezzo di vendita. Questo avviene come risposta all’aumento dei costi di produzione e consente alle imprese di mantenere i margini di profitto senza aumentare esplicitamente il prezzo. Diversi governi hanno deciso di intervenire sulla questione, e l’Italia è stata una delle prime nazioni europee a prendere una decisione.
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Avete mai avuto la sensazione che quel sacchetto di patatine fosse più vuoto del solito? Non è un’illusione ottica. Dietro gli scaffali dei supermercati è in corso un fenomeno sempre più diffuso: i prodotti dimagriscono mentre i prezzi restano invariati. Non è magia, è marketing. Benvenuti nel mondo della shrinkflation, l’inflazione invisibile che svuota le confezioni e riempie le casse delle aziende. Proprio per contrastare questa pratica, dal 1° ottobre in Italia entrerà in vigore una nuova legge che obbligherà i produttori a etichettare chiaramente i prodotti ridotti in quantità, senza modificare il prezzo. Una legge voluta dal governo Meloni, che mira a rendere più trasparente questo fenomeno, ma che, nella sua forma attuale, rischia di entrare in conflitto con le normative europee.
Cos’è la shrinkflation?
La shrinkflation è un meccanismo inflazionistico che opera attraverso la riduzione delle quantità piuttosto che l’aumento diretto dei prezzi, risultando così meno evidente ai consumatori. Il termine, che combina le parole inglesi “shrink” (restringere) e “inflation” (inflazione), identifica una pratica ormai consolidata nella distribuzione. In italiano è chiamata anche “riporzionamento”. Dal punto di vista economico, si tratta di un aumento mascherato del prezzo unitario: quando un’azienda riduce del 10% la quantità di prodotto mantenendo lo stesso prezzo, sta effettivamente aumentando il costo per unità di misura nella stessa proporzione, preservando così i margini di profitto senza toccare l’elemento a cui i consumatori sono più sensibili: il prezzo di vendita.
Dove nasce
La storia della shrinkflation nel mercato italiano è ricca di esempi che i consumatori hanno potuto osservare direttamente sugli scaffali dei supermercati. Negli ultimi anni, numerosi prodotti di largo consumo hanno subito riduzioni di quantità mantenendo invariati prezzo e confezione. Un caso emblematico è quello dei cartoni di latte che in diverse marche sono passati dal tradizionale formato da 1 litro a confezioni da 950ml o addirittura 900ml, con un packaging pressoché identico. Altrettanto significativa è stata la riduzione dei pacchi di pasta, con diversi produttori che sono passati dai classici 500g a confezioni da 450g o 400g.
Nel settore dei prodotti da forno, molte confezioni di biscotti hanno visto diminuire il numero di pezzi contenuti, mentre nell’ambito degli snack, alcune patatine hanno mantenuto dimensioni della confezione simili ma con un contenuto ridotto. Persino prodotti come il caffè hanno subito riduzioni, con alcune marche che hanno ridotto il peso delle confezioni da 250g a 225g.
Come spiega il New York Times, l’efficacia di questa strategia si basa su un semplice principio psicologico: il nostro cervello è molto più sensibile alle variazioni di prezzo che a quelle di quantità. Numerosi studi di marketing hanno dimostrato che quando ai consumatori vengono presentate due opzioni – un prodotto più piccolo allo stesso prezzo o lo stesso prodotto a un prezzo maggiore – la maggioranza sceglie la prima opzione, pur essendo economicamente equivalenti. Le modifiche più subdole sono quelle tridimensionali: una bottiglia leggermente più stretta o con un fondo più pronunciato può nascondere una riduzione significativa del volume senza apparire visibilmente diversa sullo scaffale.
Le normative
Diversi governi hanno deciso di intervenire sulla questione, e l’Italia è stata una delle prime nazioni europee a prendere una decisione. Come spiega Pagella Politica, la legge approvata dal governo Meloni stabilisce che, dal 1° ottobre 2025, i produttori dovranno mettere un’etichetta speciale sulla parte anteriore delle confezioni per indicare quando hanno ridotto la quantità di prodotto mantenendo lo stesso imballaggio. Questa etichetta dovrà restare per sei mesi e dovrà spiegare esattamente quanto è stato ridotto il prodotto.
Anche la Francia ha preso una misura simile, ma con alcune differenze importanti: in Francia l’obbligo riguarda i distributori (e non i produttori), e l’informazione può essere data anche tramite un cartello vicino al prodotto, invece che con un’etichetta sulla confezione. Il problema per l’Italia, secondo alcuni critici della legge, nasce proprio da queste differenze. Il sistema italiano, più severo e focalizzato sui produttori, potrebbe creare difficoltà per la circolazione delle merci nel mercato unico europeo.
Come si combatte la shrinkflation
In tutta Europa i consumatori stanno sviluppando una maggiore consapevolezza riguardo a queste strategie. Nell’era dei social media, le aziende che praticano riduzioni troppo evidenti rischiano di finire nel mirino della pubblica indignazione. Gruppi di consumatori in tutto il continente hanno creato pagine dedicate a documentare e denunciare casi di shrinkflation, e anche in Italia associazioni come Altroconsumo e Codacons hanno avviato campagne informative per educare i consumatori a confrontare il prezzo per unità di misura invece di guardare solo il prezzo totale.
Inoltre, con l’inflazione che inizia a rallentare anche in Italia (1,5% a gennaio 2025 secondo l’Istat, dopo aver toccato picchi ben più alti negli anni precedenti), le aziende potrebbero trovare sempre più difficile giustificare la riduzione delle dimensioni dei prodotti, soprattutto mentre continuano a registrare profitti consistenti. Nel frattempo, il consiglio per i consumatori resta quello di prestare attenzione non solo al prezzo finale, ma al costo per chilogrammo o litro, l’unico vero indicatore che permette di confrontare prodotti e marche in modo oggettivo, smascherando le strategie di marketing che cercano di mascherare gli aumenti. La shrinkflation continuerà probabilmente a esistere, ma con consumatori sempre più attenti e informati potrebbe diventare una strategia sempre meno redditizia per le aziende che ci provano.