L’arte di risparmiare coltivando la passione per il lusso

Cresciuta nell’agio della provincia industriale, Maddalena Deandrea ha vissuto il declino delle ricchezze familiari senza perdere la sua passione per il “bello”. Per anni ha speso fino all’ultimo centesimo del suo stipendio, fino al giorno in cui ha imparato a fare qualcosa che in famiglia non le avevano mai insegnato: risparmiare.

Tempo di lettura: 8 minuti

Maddalena Deandrea

Ascolta il podcast della puntata:

«Quando si tratta dei miei soldi, non c’è una sensazione più bella per me che spenderli. Non mi sono mai sentita giudicata dal mio compagno per il modo in cui li spendo. Lo incuriosisce però. Me l’ha detto in più occasioni: “Io non conosco nessuno che ami spendere i soldi come te”. È una cosa molto bella perché è molto vera».

Questa è la storia di come Maddalena ha imparato a risparmiare. Ma non ha senso raccontarla senza sapere quanto lei, ancora oggi, ami spendere. Maddalena Deandrea ha 35 anni e ha avuto quella si è soliti definire un’infanzia dorata, a Casale Monferrato, in una famiglia proprietaria di un’azienda dolciaria.

“Il valore dei soldi non era un argomento in casa. I soldi ci sono? I soldi si spendono. Non c’è mai stata un’educazione al risparmio.”

«E così ho avuto il privilegio, fino a una certa età, di avere case al mare, case in montagna, di vedere come venivano cresciuti i miei fratelli, dieci anni più grandi: ho visto i loro diciottesimi, i loro debutti in società, le loro auto. Sono cresciuta con l’idea che un giorno avrei avuto anche io le stesse cose. Invece la storia è andata diversamente. Quando ho raggiunto l’età giusta, le possibilità economiche della mia famiglia erano molto diverse».

La vita di Maddalena cambia drasticamente a 14 anni. I genitori si separano e, per la prima volta, parlano di soldi con i figli: «Mi ricordo mia madre che dice che non possiamo più fare le cose che facevamo prima. E io che penso: “Proprio adesso che potevo iniziare a farle io!”».

Apparentemente, la causa del taglio alle spese è la separazione dei genitori e cioè il fatto che le risorse devono essere divise in due parti. Ma col tempo Maddalena scopre che la gestione economica familiare è sempre stata problematica e che forse i soldi non li avevano mai davvero avuti.

“Credo che sia anche una questione generazionale. Negli anni ’80-’90 c’era la percezione che i soldi non sarebbero mai finiti per nessuno. Ecco perché si spendeva sopra le proprie possibilità e a ci si indebitava per spenderne altri ancora. È stata una catena che è durata fino a quando non c’è più stata la materia prima.”

L’adolescenza di Maddalena, in realtà, non manca di nulla, se non del “bello” in mezzo al quale è cresciuta. Delle fughe di shopping a Milano durante le quali tutto ciò che desiderava poteva avere. Questa privazione condiziona molte delle scelte che fa nella sua vita.

«La mia idea era di vivere e lavorare circondata di cose belle, sempre. Se c’è qualcosa che il mio percorso mi ha lasciato è il buon gusto, la passione per le cose belle e il metterle assieme. Ho coltivato l’adorazione per i brand. Mi attirava l’idea di posizionamento: il fatto di avere qualcosa addosso che ti identificasse e ti posizionasse in un certo punto della società».

Così Maddalena decide che lavorerà nel mondo del lusso. Tutto sta a capire come entrarci. Non potendo permettersi una facoltà privata di giornalismo di moda, la prende alla lontana. Va a Venezia a studiare lingue orientali, dal momento che i principali clienti del lusso si trovano nel Far East. Dopo di che si trasferisce in Cina per cinque anni alla ricerca di un’azienda interessata al suo profilo. Finalmente, riesce nel suo intento.

“Ho scelto di lavorare nel lusso perché mi dava accesso al bello ma a prezzi molto più accessibili: avevo gli inviti a svendite di ogni tipo. E io lavoravo per quello: anziché negoziare il mio stipendio, che forse sarebbe stata la cosa più saggia da fare, in realtà controllavo di avere accesso alle svendite e per me quello andava bene.”

In quegli anni, Maddalena passa da una svendita all’altra, e spende tutto ciò che guadagna per saziare il suo desiderio di bello.

«Questo ha generato una gestione del denaro completamente sballata. È una cosa che ho imparato a dire di recente, ma di cui mi sono sempre vergognata, il fatto di non esser mai riuscita a risparmiare. Tutti i soldi che mi avanzavano sul conto corrente, fossero stati 100 o 500 euro, andavano spesi. Questo approccio al denaro non mi ha mai fatto sentire in colpa tranne quando sentivo parlare le amiche dei loro risparmi e io mi dicevo: perché risparmiano?».

Maddalena capisce il valore del risparmio in una maniera piuttosto brutale nel 2019, quando va a vivere a Londra.

«Sono arrivata pensando di avere un potere di spesa che non avevo. Ho iniziato a fare i miei conti come se dessi per scontato quanto costasse vivere a Londra e in realtà ho preso una grande cantonata perché non potevo assolutamente permettermi la casa in cui vivevo».

In quel momento, non può fare altro che disdire l’appartamento e chiedere aiuto a suo padre per pagare la cauzione, in quanto non ha da parte neppure un pound. All’età di 32 anni va a vivere con un coinquilino. Ma quello che avrebbe potuto essere il punto più basso della sua vita, diventa il momento in cui tutto cambia. Anche grazie a un contesto culturale che prevede la conversazione sui soldi.

«Quello che mi ha permesso di aprirmi e di valutare la mia situazione finanziaria è stato il fatto di iniziare a parlare con dei colleghi».

“In Inghilterra non c’è il tabù del far fatica ad arrivare a fine mese. Si celebra il payday come fosse una manna dal cielo. San Paganino è un momento interessante anche a livello culturale italiano, però nessuno lo condivide. C’è sempre la vergogna di come gestiamo i soldi. In Italia, a Milano, tutti facciamo fatica ma non amiamo dircelo. Ed è un problema, perché senti che stai sbagliando qualcosa se a 32 anni sei ancora in casa con un coinquilino.”

Nel momento in cui si ritrova a chiedere aiuto a suo padre, Maddalena si rende conto di non avere un cuscinetto per le emergenze, che è la prima regola di benessere finanziario.

«Se lo avessi avuto forse sarei riuscita a gestire le cose in modo diverso ma non ce l’avevo. E quindi lì ho detto ecco cosa devi fare: devi risparmiare perché non-si-sa-mai. Il non-si-sa-mai non è mai esistito per me prima del 2019. Da lì ho iniziato a risparmiare. Come una matta, tra l’altro. E questa cosa mi dà moltissimo orgoglio».

A Londra Maddalena ci è rimasta due anni. A maggio dell’anno scorso, a causa del Covid è rientrata a Milano. È andata a vivere con il suo compagno e insieme hanno avviato il progetto dell’acquisto e ristrutturazione di una casa. Improvvisamente, ha scoperto di avere una seconda grande motivazione per fare quel gesto che le era così estraneo: risparmiare.

“Non riuscivo proprio a capire il valore del risparmio ma probabilmente perché non avevo un progetto in mente. Ecco il risparmio deve essere finalizzato. Se c’è un fine io riesco a risparmiare.”

Oggi Maddalena riesce a mettere da parte tra i 500 e gli 800 euro al mese. Grazie al suo fidanzato, e a una sorella che lo fa per mestiere, ha anche iniziato a investire. Nel frattempo ha cambiato lavoro e per la prima volta in vita sua, anche settore.

«Il motivo per cui sono uscita dal lusso è perché mi sono accorta che non c’era la crescita lavorativa che volevo. È come se ho aperto gli occhi e mi sono chiesta: “Ma tu sei sicura di voler lavorare in un settore solo perché hai degli sconti? Sei meglio di così!”».

Per rimanere in tema di “prime volte”, Maddalena ha pure negoziato il suo stipendio.

“Ho capito che la negoziazione è parte del processo di selezione e non c’è niente di male nel farlo. Ci sentiamo in colpa a chiedere di più perché non ci insegnano a farlo. Non ci insegnano che fa parte del processo di selezione: è un qualcosa che devi fare.”

Ma in tutto ciò, che è nel del bello?

«In questi tre anni in cui sono diventata risparmiatrice ho cercato di non toccare il mio rapporto con il bello, di mantenerlo inalterato, di lasciargli lo spazio che si merita. All’inizio avevo anche provato a sopprimere quella parte di entrate che ogni mese faccio fuori, però mi rendevo conto che mi pesava troppo. E il fatto che mi pesasse troppo andava a incidere sul risultato: succedeva che risparmiavo e risparmiavo e poi facevo la spesa pazza che annullava il risultato dei mesi precedenti. Perciò ho iniziato a tenermi un tot mensile per le mie spese futili, che poi futili non sono perché per me sono necessarie. È una questione legata alla mia personalità, a chi sono. Ho bisogno di borse, gioielli, qualcosa che se ho addosso mi fa sentire me stessa».

Chiaramente l’acquisto di una casa sta mettendo a dura prova il patto di fedeltà che Maddalena ha con il bello. Ma è stata l’occasione per fare un’altra scoperta interessante.

“Sto spendendo meno di quanto vorrei. Ma per la prima volta sto spendendo in qualcosa di bello per due. Per fortuna il mio compagno ha anche lui un grande senso estetico. In questo ci siamo trovati moltissimo. Ed è più facile giustificare il bello con qualcuno che lo condivide e lo capisce.”

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