Benessere in azienda: perché occuparsi anche dello stress finanziario dei dipendenti
Lo stress finanziario colpisce sempre più lavoratori e influisce direttamente su produttività e benessere. Eppure, poche aziende affrontano il problema. Scopri perché il benessere in azienda deve includere il supporto finanziario ai dipendenti e quali strategie adottare per migliorare la loro sicurezza economica.
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di La redazione

Quando Ellie Alvarado, insegnante e madre di tre figli, insiste con il marito sulla necessità di non comprare nulla in settimana perché altrimenti non sarebbero riusciti a pagare le bollette, il marito le risponde: «Ma di cosa stai parlando? Lavoriamo entrambi, come può succedere una cosa del genere?». Questa è la storia con cui il New York Times prova a rendere plastico il concetto di stress finanziario. Un disagio che per lungo tempo è stato sconosciuto ai lavoratori a tempo pieno. |
Ma cosa sta succedendo ai dipendenti?
Le riforme del mercato del lavoro degli anni Novanta e Duemila hanno diminuito la stabilità dei salari, rendendoli più volatili, e aumentato la loro disuguaglianza. Il risultato di tutto ciò è che i working poor, ossia coloro che, nonostante un regolare contratto, non riescono a uscire dalla povertà, sono tantissimi anche in Italia, dove rappresentano l’11,8 per cento della forza lavoro. Oggi le persone che hanno risorse economiche significativamente più basse della media delle persone che risiedono nella stessa area sono quasi tre milioni.
Perché dovrebbe interessare a un’azienda?
Perché l’ansia finanziaria, come dice Lolly Daskal, una delle coach di leadership più ricercate al mondo, è tra le sei cose che non fanno dormire la notte i dipendenti. I quali ci pensano anche l’indomani in ufficio: «Quando si deconcentrano dal lavoro, non stanno pensando alle vacanze al mare ma alle bollette», scrive Inc. Innumerevoli studi confermano che lo stress finanziario rovina la produttività e il clima aziendale.
Secondo l’American Psychological Association, il denaro è costantemente in cima alla lista dei fattori di stress degli americani. Scrive su Fortune Hillary Hoffower, la quale ha provato cosa significa sentir martellare la testa a causa di spese mediche inaspettate, che «il Financial Health Network ha indagato il legame tra le nostre finanze e la nostra salute. Ebbene, i partecipanti hanno rivelato che le preoccupazioni legate al denaro non stavano solo causando un declino del loro benessere mentale, ma anche della loro salute fisica, segnalando mal di schiena e di stomaco così dolorosi da non poter lavorare».
Il rapporto salute-denaro, poi, è un circolo vizioso. «Uno scarso benessere mentale può avere a sua volta un impatto negativo sulle nostre finanze». Qualche esempio? «Spesa compulsiva come meccanismo di compensazione; assenze dal lavoro o scarsi risultati, che possono avere conseguenze sui salari e sul successo lavorativo a lungo termine».
Soluzioni ne abbiamo?
Secondo un rapporto Wtw, «il 66% dei lavoratori statunitensi desidera che il proprio datore di lavoro li aiuti con il loro benessere finanziario. Eppure, solo il 23% dei capi ha dato priorità al benessere finanziario come aspetto del proprio programma di benessere».
Ma davvero un’azienda dovrebbe occuparsi del benessere finanziario dei dipendenti?
È la domanda che si è posta quest’anno Anita Lettink, consulente e speaker internazionale sui temi del futuro del lavoro. La sua risposta, cinque anni fa, sarebbe stata no: le questioni finanziarie dei dipendenti erano fatti privati. Poi però è arrivata la pandemia e lo smartworking che hanno stravolto i confini tra lavoro e vita privata. «Il nostro sguardo è entrato nella vita personale degli altri attraverso le videochiamate», scrive. «Le conversazioni sul benessere dei dipendenti, compresa la salute mentale, sono diventate la norma. Ciò mi ha portato a chiedermi: proprio come il sostegno alla salute mentale può aiutare le persone ad andare avanti, il sostegno finanziario può ottenere lo stesso risultato?».
Harvard Business Review non ha dubbi: è il momento di dare priorità al benessere finanziario dei dipendenti.
Perché sono ancora poche le aziende che se ne occupano?
Secondo Lettink, ci sono almeno tre motivi.
Uno reputazionale: «Le questioni finanziarie sono profondamente personali e i lavoratori potrebbero sentirsi a disagio al pensiero che il datore di lavoro sappia della loro situazione».
Uno di responsabilità: «Immagina uno scenario in cui un datore di lavoro consiglia una particolare strategia di investimento nel proprio programma di benessere finanziario e i dipendenti che seguono questo consiglio subiscono perdite sostanziali. Ciò potrebbe non solo portare a sfide legali, ma anche danneggiare la fiducia tra i dipendenti e l’azienda».
E infine, l’annoso tema di risorse e tempo. «L’implementazione di programmi completi di benessere finanziario richiede tempo, denaro e impegno. Per alcune aziende, in particolare quelle più piccole o startup, queste risorse potrebbero essere meglio indirizzate verso altre attività commerciali o benefici a cui i dipendenti danno maggiore priorità».
E se un’azienda volesse invece occuparsene?
Ecco i suggerimenti che Lettink stessa ha ricevuto dai suoi lettori:
- Fare un sondaggio tra i dipendenti: chiedendo direttamente il loro interesse e le loro preferenze per il sostegno al benessere finanziario.
- Concentrarsi sull’istruzione: fornire corsi e risorse di alfabetizzazione finanziaria come parte di programmi più ampi di sviluppo dei dipendenti.
- Fornire strumenti e risorse: offrire l’accesso a strumenti di budget, risorse di pianificazione finanziaria e materiale didattico esterni, sottolineando che i dati dei dipendenti non saranno mai condivisi con il datore di lavoro.
- Collaborare con professionisti: offrire accesso a consulenti finanziari professionisti anziché coinvolgere direttamente l’azienda nelle decisioni finanziarie dei dipendenti.
- Far sì che i programmi di benessere finanziario non siano un sostituto dell’equo compenso: «Esiste il rischio che alcune aziende utilizzino questi programmi come un modo per distrarre da questioni come i bassi salari o la mancanza di aumenti. I dipendenti si chiederanno giustamente perché il loro datore di lavoro offra consulenza in materia di pianificazione finanziaria e non affronti questioni fondamentali come il salario minimo o l’equità salariale. Il che vuol dire: pensa attentamente ai tempi della tua iniziativa di benessere finanziario!».
Come Rame aiuta le aziende a promuovere il benessere finanziario
Affrontare il tema del benessere finanziario in azienda non significa solo riconoscerne l’importanza, ma anche fornire strumenti concreti ai dipendenti per migliorare la loro stabilità economica. Rame supporta le aziende proprio in questo percorso, offrendo programmi di educazione finanziaria su misura, progettati per rispondere alle esigenze di ogni team.
Attraverso workshop, percorsi formativi e risorse pratiche, aiutiamo i lavoratori a gestire meglio il proprio denaro, ridurre lo stress finanziario e prendere decisioni consapevoli per il futuro. Inoltre, le nostre soluzioni sono pensate per essere accessibili, riservate e senza conflitti di interesse, garantendo un’esperienza di apprendimento inclusiva e priva di pressioni commerciali.
Se vuoi migliorare la qualità della vita dei tuoi dipendenti e costruire un ambiente di lavoro più sereno e produttivo, Rame è il partner giusto per te.