Bonus mamme, si avvicina la scadenza per chiedere gli arretrati

Non tutte le possibili beneficiarie hanno fatto domanda per ottenere il bonus mamme, perché in molte temono che questo possa avere conseguenze negative su altre agevolazioni. Ricordiamo, però, che a meno di una proroga, per le madri lavoratrici con due figli il beneficio non sarà rinnovato, ma chi farà richiesta entro fine anno potrà ottenere gli arretrati del 2024.

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Elisa Lupo
Elisa Lupo

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Consulente del lavoro da più di 15 anni, ideatrice, autrice e voce di Previdenti, il primo podcast che spiega in modo facilmente fruibile il mondo della pensione.

bonus mamme
Foto di Marilia Castelli

Si avvicina la scadenza per richiedere il bonus mamme per l’anno 2024. Si tratta – ne abbiamo parlato anche su Rame – di un taglio dei contributi previdenziali a carico delle lavoratrici dipendenti con almeno due figli, che va ad appesantire la busta paga. Non tutte le possibili beneficiarie hanno però fatto domanda, e lo scorso agosto, dati Inps, solo il 40% della platea aveva presentato la richiesta. La ragione? Le somme corrisposte vengono conteggiate ai fini dell’Isee, e molti temono che questo possa avere conseguenze negative su altre agevolazioni o indennità. Ricordiamo, però, che a meno di una proroga, per le madri lavoratrici con due figli il beneficio non sarà rinnovato, ma chi farà richiesta entro fine anno potrà ottenere gli arretrati del 2024. Ora facciamo chiarezza su questo e altri aspetti.

Il bonus mamme, cos’è 

La legge di Bilancio 2024 ha introdotto la decontribuzione per le lavoratrici madri in possesso di determinati requisiti, il cosiddetto “bonus mamme”. La strategia del Legislatore è quella di “premiare” le lavoratrici dipendenti con figli riconoscendo loro un netto in busta più alto, grazie alla riduzione dei contributi a loro carico che il datore di lavoro trattiene in busta paga.

A chi spetta, i requisiti

Per il 2024, l’esonero spetta in favore delle lavoratrici che, nel periodo ricompreso dal 1° gennaio al 31 dicembre risultino essere madri di due o più figli. In caso di 2 figli, il più piccolo non deve aver compiuto i 10 anni; nel caso di 3 o più figli, il più piccolo non deve averne compiuti 18. L’esonero cessa nel mese in cui il figlio più piccolo raggiunge l’età massima prevista dalla legge. In caso di nascita in corso d’anno, l’esonero spetta dal mese della nascita.

L’esonero si applica alle lavoratrici madri assunte con contratto di lavoro a tempo indeterminato dei settori pubblico e privato, compresi i part-time, con l’esclusione dei rapporti di lavoro domestico. Nel caso di trasformazione di un contratto a tempo determinato in contratto a tempo indeterminato, l’esonero si applica a decorrere dal mese di trasformazione a tempo indeterminato.

Quanto spetta: da 40 a 250 euro mensili

L’esonero è pari al 100% della contribuzione a carico della dipendente, ed entro il limite massimo di 3.000 euro all’anno, da riparametrare al singolo mese. Non ci sono limiti di reddito per l’applicazione del beneficio. La soglia massima mensile è quindi pari a 250 euro e, per i rapporti iniziati o conclusi in corso del mese, la misura di 8,06 euro (euro 250/31) per ogni giorno di fruizione dell’esonero.

Attenzione, però, perché non per tutte il premio in denaro è il medesimo…

Le lavoratrici che già beneficiano della riduzione del cuneo fiscale (lo sconto contributivo del 6% o 7% dei contributi,  previsto per i redditi fino a 35.000 euro), si vedono riconoscere l’esonero madri solo fino a capienza. Le due misure non si sommano, dunque, ma si sovrappongono, e chi già rientra nella platea del primo “bonus”, ha l’impressione di avere beneficio inferiore, perché già godeva di uno sconto sui contributi.

La simulazione

Facciamo un esempio: le norme vigenti prevedono che una lavoratrice con retribuzione imponibile ai fini contributivi di 2.000 euro, si veda trattenere ogni mese dalla busta paga 183,80 euro di contributi a carico della dipendente. Rientrando nella fascia di reddito dei 35.000 euro, questa lavoratrice beneficia di una riduzione del cuneo fiscale del 6%, pari a 120 euro al mese. Le vengono quindi trattenuti ogni mese 63,80 euro. Se la stessa ha due o più figli, godrà anche dell’esonero totale dei contributi a suo carico, il bonus mamme, e avrà un ulteriore beneficio di  63,80 euro, perché in contributi a suo carico vengono azzerati. Se invece avesse superato la soglia dei 35.000 euro di reddito annui, non rientrando tra i destinatari del taglio del cuneo fiscale, con il bonus mamme avrebbe avuto direttamente all’esonero totale.

C’è tempo fino a fine anno per gli arretrati

Le dipendenti che vogliono fruire del beneficio devono darne comunicazione al datore di lavoro fornendo i codici fiscali dei figli. L’esonero non è quindi automatico ma verrà applicato solo in presenza questa comunicazione. Dall’introduzione dell’assegno unico e l’eliminazione delle detrazioni per figli minori a carico, il datore di lavoro non ha più notizia dei dati relativi ai figli dei lavoratori. Va precisato che questo “sconto” sui contributi pensionistici non ha alcuna ricaduta sulla posizione previdenziale della lavoratrice in quanto l’ammontare dei contributi non prelevati sarà comunque accreditato figurativamente. Chi non ha ancora chiesto l’esonero può richiederlo entro fine anno e avere gli arretrati che non si sono percepiti.

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