Come essere finanziariamente pronti al primo figlio
Decidere di avere un figlio significa firmare un contratto di mutuo a tasso variabile della durata di 20-25 anni, senza la possibilità di riscatto. Le “rate” da pagare partono già in gravidanza: tra visite, esami e corredino, anche la migliore delle gestazioni può costare tra 3.500 e 5.000 euro. Ecco come arrivare consapevolmente a questo appuntamento con la vita.
Tempo di lettura: 8 minuti
di Giorgia Nardelli
Giornalista esperta di diritti dei consumatori e finanza personale.
- Pensare come un’azienda
- In gravidanza: i costi a cui non avevi pensato
- Il primo anno: fai la lista della spesa
- Congedo parentale o no? I costi nascosti della scelta
- Vai a caccia di bonus
- La pianificazione: fotografa le entrate
- Obiettivo risparmio: 20%
- Investire ora? Sì, ecco perché
- Se nel budget non c’è spazio, trova il margine
Pensare come un’azienda
C’è un modo per essere finanziariamente pronta a un figlio? Sì, dice Azzurra Rinaldi, head of the School of Gender Economics dell’Università degli Studi di Roma Unitelma Sapienza. «Ragionando come se fossimo un’azienda, e considerando il nuovo arrivo anche come una voce di costo importante, da aggiungere al bilancio.
La Banca d’Italia ha calcolato che ogni famiglia spende in media per mantenere ogni figlio 640 euro al mese, un quarto del reddito medio. Serve dunque una pianificazione finanziaria che tenga conto delle nuove uscite».
Si tratta di mettersi a tavolino e parlare con il partner dei grandi cambiamenti legati al nuovo arrivo, considerando nuove e vecchie spese, le entrate, ma anche pesando pro e contro di ogni decisione, definendo obiettivi e priorità.
In gravidanza: i costi a cui non avevi pensato
Fare una simulazione di cosa spenderai nei prossimi mesi è il primo passo. Forse non ti aspettavi di dover fare un budget anche delle spese di gravidanza, perché sai che il servizio sanitario italiano rimborsa tutti gli esami. Ma è vero solo in parte.
Lo Stato paga per te analisi preconcepimento, visite periodiche dal ginecologo, purché in strutture pubbliche, batteria di analisi pre concepimento e tutta un’altra serie di accertamenti ben specificati, a seconda del trimestre. Ma le ecografie “gratuite” sono solo tre, villocentesi o amniocentesi sono incluse solo per le over 35, e ci sono ospedali in cui l’epidurale è ancora a pagamento.
Inoltre, se vuoi scegliere il tuo ginecologo, dovrai fare visite private, e anche i test genetici sul feto sono a pagamento. Ergo, non dare nulla per scontato. Decidi prima a cosa sei disposta a rinunciare e a cosa no, e metti in conto qualche imprevisto. Dopodiché, segna le spese. Per farti un’idea questo articolo può esserti d’aiuto.
Il primo anno: fai la lista della spesa
Anche in questo caso, devi compilare una sorta di “lista della spesa” dove includerai non solo lettino e corredo, abiti e pannolini, ma anche vitamine e ferro per la mamma, ciucci e tettarelle, la crema antismagliature e il cinturone postpartum. Par darti una mano, usa questo calcolatore dove sono inseriti i costi voce per voce. E visto che probabilmente biberon, scaldalatte e tutine ti saranno regalati, prepara già la lista nascita, ed elimina quelle sicure dal conto. Aiutati con questa.
Congedo parentale o no? I costi nascosti della scelta
Nella pianificazione finanziaria dei primi anni di vita di tuo figlio deve rientrare anche il dibattito sul congedo parentale, la possibilità cioè che uno dei due genitori, o entrambi in momenti diversi, resti a casa per qualche settimana o mese, ricevendo dallo Stato un’indennità del 30% dello stipendio.
Spesso i costi di nido e baby sitter sono talmente elevati da far sembrare questa opzione la più conveniente dal punto di vista finanziario, e farsene carico è nella stragrande maggioranza dei casi la donna, il più delle volte perché guadagna meno. «Ma nella scelta vanno valutati altri fattori nient’affatto secondari, e superare diversi pregiudizi», spiega Azzurra Rinaldi.
Intanto, prosegue l’esperta, il costo non può essere accollato alla sola madre, e mettere sulla stessa bilancia le spese di accudimento e il suo stipendio non ha senso. «Per prima cosa, se pensiamo come un’azienda, le spese di compartecipazione dell’asilo devono esse divise in base ai guadagni, e se la partner porta a casa il 30% delle entrate e lui il 70%, lei pagherà il 30% della retta e lui il 70%».
Non è finita. «La decisione va presa considerando che ciò che decido oggi inciderà sulla mia programmazione economico finanziaria per lunghissimo tempo. Se resto in congedo parentale per mesi, oppure passo al part time – altra opzione spesso valutata – devo sapere per esempio che le occasioni lavorative che perdo a 35 anni non le ritrovo a 40, o che rinunciare al tempo pieno significa perdere la metà dei contributi. Tutto questo si tradurrà in minori guadagni nel corso della carriera, e a una pensione più povera dopo. In Italia, guarda caso, le pensioni delle donne sono il 36% più basse di quelle degli uomini, perché il modello che abbiamo costruito affida a lei la gestione della famiglia. Ma non è così che dovrebbe andare».
Ecco perché il piano finanziario va condiviso. E ne va condiviso il carico.
Vai a caccia di bonus
Considera con attenzione le due B: bonus e benefit, previsti a livello pubblico e privato. Preparati a fare domanda per tempo.
In Italia è previsto per tutti un bonus asilo nido: da 3.000 a 1.500 euro all’anno, in base al reddito, per rimborsare in parte le rette del nido sia pubblico sia privato.
E poi c’è l’assegno unico familiare per i figli, che arriva dal primo mese di vita. In entrambi i casi dovrai fare domanda all’Inps, e ti servirà l’Isee – l’indicatore della tua situazione economica – aggiornato. Approfitta prima della nascita per chiederlo all’Inps o via patronato, e corri a fare lo Spid, indispensabile per inviare le richieste online e partecipare ai bandi. E informati periodicamente sul portale delle famiglie dell’Inps.
Il secondo passaggio fallo dal tuo datore di lavoro. Nel frattempo, verifica anche che il tuo contratto di lavoro o la tua azienda prevedano benefit, o che la tua cassa professionale non contempli qualche indennità extra o bandi per futuri genitori.
La pianificazione: fotografa le entrate
«Per una corretta pianificazione devi scattare una fotografia veritiera delle tue entrate dei tuoi averi», dice Azzurra Rinaldi. «Non parliamo solo di stipendi, ma di giacenze di conti correnti, eventuali investimenti, eventuali rendite, ovviamente al netto delle tasse. Naturalmente dovrai poi incrociare questo dato con quello delle uscite, facendo una somma di quelle attuali, e di quelle future».
Per avere un’idea, basati sugli estratti conto degli ultimi tre mesi, ma non dimenticare le spese periodiche ma fisse come il condominio, l’Imu o la tassa sulla spazzatura (per aiutarti, segui i consigli di questa guida della Consob per famiglie).
Sulla base di ciò che viene fuori, sei già in grado di sapere se ce la fai o meno, e darti obiettivi reali. «Per esempio, se stavi programmando di cambiare casa per andare a vivere in un appartamento più grande. In base a quanto ti serve, puoi renderti conto se puoi fissare il traguardo tra un anno o tra cinque».
Obiettivo risparmio: 20%
Torniamo al budget familiare. Sicuramente non ci hai pensato, ma nel costruirlo dovrai inserire anche una quota di risparmio. Il tuo obiettivo non è solo raggiungere il pareggio, ma mettere via del denaro regolarmente.
«Non è sempre facile e possibile, ma è un passaggio mentale che va fatto, nel momento in cui si esce dalla vita di semplice coppia e si diventa un nucleo familiare con figli», spiega ancora la Rinaldi. «Quella persona in più va ad aggiungere nella nostra pianificazione un elemento di vulnerabilità e di volubilità, che potrebbe portare nuovi imprevisti e nuove spese extra da affrontare. La quota ideale sarebbe tra il 30 e il 20% delle entrate, naturalmente deve essere parametrata alle entrate e al resto, ma deve assolutamente essere considerata. Parti anche da meno, ma fallo».
Investire ora? Sì, ecco perché
Se esaminando il tuo budgeting scopri che, nonostante le nuove spese hai ancora margini di manovra, o hai già un fondo di emergenza, devi investire quel denaro per arrivare pronto quando sarà, per esempio, il momento dell’Università.
Intanto per una regola generale: lasciare liquidità sul conto corrente dà una falsa certezza, perché il capitale perde valore negli anni a causa dell’inflazione, e in più viene decurtato delle spese di gestione del conto.
«Il tuo orizzonte temporale è lungo, puoi fare in modo che i tuoi risparmi “lavorino” e crescano. Per esempio, puoi scegliere un investimento diversificato, in cui metti al sicuro, con investimenti blindati, il 90% dei tuoi risparmi, e per un altro 10% ti sbilanci con qualcosa di più rischioso e redditizio. La formula la trovi tu, magari con l’aiuto di un consulente finanziario, ma l’imperativo resta», dice l’esperta.
A questo proposito, ricorda che puoi far fruttare anche piccole somme mensili, qui la nostra guida ti spiega come.
Se nel budget non c’è spazio, trova il margine
Potresti però renderti conto che la tua coperta è troppo corta per coprire tutte le nuove spese. Che fare?
«È il momento di analizzare le uscite nel dettaglio, con metodo. Annota anche su un foglio excel le uscite periodiche fisse, dalla più alta alla più bassa, poi continua con spesa alimentare, bollette, fino alle uscite, l’abbigliamento ecc».
Scoprirai che la buona notizia è che hai un margine, perché spese come palestra o ristorante diminuiranno drasticamente per un po’, e potrai dirottare quegli importi verso tettarelle e baby sitter. Non bastano? Segui il consiglio del sito specializzato Money Geek: prendi in considerazione l’idea di impostare limiti di spesa specifici e realistici per ciascuna categoria, e studia come raggiungerli. A volte basta tagliare l’abbonamento alla pay tv, e cambiare gestore di telefonia.