Come investire una piccola cifra ogni mese

Oggi possiamo investire piccoli importi mensili che “lavorano” per noi e ci aiutano a costruire negli anni un tesoretto. Per riuscirci, però, dobbiamo imparare a fare due cose: averli in tasca, questi piccoli risparmi, e metterli nel posto giusto.

Tempo di lettura: 8 minuti

Giorgia Nardelli
Giorgia Nardelli

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Giornalista esperta di diritti dei consumatori e finanza personale.

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La regola dell’interesse composto

I microinvestimenti sono un buon affare e il perché ce lo spiega Giovanna Boggio Robutti, direttrice generale della Fondazione per l’educazione finanziaria e al risparmio.

«È il fattore “tempo” a fare a differenza. Specie se abbiamo a disposizione somme poco importanti, il tempo diventa nostro alleato, grazie al principio dell’interesse composto. Cosa significa? Che quello che noi investiamo cresce con gli anni in modo esponenziale, perché gli interessi che noi maturiamo di anno in anno vengono conteggiati non solo sul capitale versato, ma anche sugli interessi già prodotti in precedenza. In altre parole, se i 100 euro versati oggi, diventano 110 l’anno prossimo, l’anno ancora successivo l’interesse sarà calcolato su 110, e via a salire. Il cosiddetto montante cresce nel tempo».

Facciamo un po’ di conti.

Investendo 50 euro al mese per 30 anni, a un tasso del 4%, accumuli un capitale di 34.800, di cui gli interessi sono 16.800. Versandone 100 per 20 anni, si arriva a 36.900, di cui quasi 13.000 di interessi.

Ciò significa che versare poco per più tempo vale più che versare tanto per un periodo breve. C’è poi un altro ragionamento da fare: più l’orizzonte temporale è ampio, più si riduce il rischio di perdite, perché alla lunga i mercati tendono sempre a crescere.

Per capire meglio quali sono gli effetti dell’intesse composto, divertiti con il simulatore della Banca d’Italia: vedrai con i tuoi occhi che più il periodo è lungo, più la forbice si allarga.

Allenarsi a risparmiare

L’ideale, perché i nostri risparmi crescano per noi, è mettere via una somma ogni mese, per un tempo più lungo possibile. Non è importante il quanto, ma riuscire a farlo sempre.

Pensaci: 50 euro al mese sono poco più di 1,50 euro al giorno, 100 euro corrispondono a 3,30 euro, un cappuccino e una brioche al bar. Eppure a volte ci sembra difficile raggiungere questo traguardo.

«Non c’è una formula magica. Dobbiamo acquisire la forma mentis giusta, e arrivarci è una questione di allenamento, bisogna esercitarsi come in palestra», continua Giovanna Boggio Robutti.

«Il primo esercizio è fare un’attenta analisi del budget. Come? Segnando su un blocco tutte le uscite quotidiane, divise per categorie. Passata una settimana vai a leggere l’elenco degli esborsi, e a quel punto domandati, punto per punto: oggi rifarei quella spesa? Vedere i conti nero su bianco è l’unico modo per renderci conto di dove finiscono i nostri soldi, e scovare le uscite di cui puoi fare a meno, senza neanche troppi sacrifici. A forza di praticare questo esercizio, le avrai chiare in mente, e dopo qualche settimana, non farai fatica a ricavare una piccola quota da investire».

Ti rendi conto che la somma che riesci a ricavare è troppo bassa? Parti comunque, e anziché scoraggiarti datti un obiettivo futuro.

«Una buona regola può essere quella di impegnarsi a investire una parte del prossimo aumento di stipendio o scatto di anzianità», continua la nostra esperta. «È una forma di risparmio che non va a incidere sullo stile di vita, perché parliamo di importi che non abbiamo ancora intaccato, e gli studi di economia comportamentale dimostrano che si soffre meno a privarsi di quelle somme», dice Giovanna Boggio Robutti.

Lo stesso principio può essere adottato sui piccoli guadagni extra. Ci sono tanti modi per ricavare piccoli importi periodici. «Oggi la sharing economy offre decine di strumenti», suggerisce ancora la Boggio Robutti. «Per esempio, si può decidere di vendere oggetti e abiti che non usiamo più, usando le App dell’usato. L’impegno è minimo, e i piccoli ricavi possono essere destinati agli investimenti».

Si inizia a giocare: occhio ai costi

Tocca ora decidere dove collocare i tuoi piccoli risparmi periodici per farli fruttare. Non si tratta solo di evitare fregature e truffe, ma di fare la scelta giusta.

Per prima cosa devi sapere che anche i microinvestimenti hanno costi di gestione e costi fissi. I primi sono in percentuale, e vanno alla società che gestisce il tuo portafoglio e alla banca che fa da intermediario: possono andare dallo 0,5% all’1,5%, ma alla lunga anche un punto percentuale fa la differenza, e di tanto.

I costi fissi, invece, sono la cifra fissa da pagare su ogni tuo versamento, possono essere zero o di pochi euro, ma salire anche oltre i 10. E ovviamente, più la cifra che investi è bassa, più hanno un peso.

«Se per esempio il costo di acquisto di un prodotto finanziario è di 19 euro, investendo 100 euro al mese stai buttando letteralmente il 20% del tuo denaro. Parti già zavorrato, il tuo prodotto dovrebbe rendere tantissimo solo per recuperare le spese», avverte Roberta Rossi Gaziano, consulente finanziaria indipendente e amministratrice della società SoldiExpert SCF.

«Prima ancora di iniziare, c’è quindi una domanda da farti o da fare al tuo consulente, e cioè: quali sono i costi fissi e a quanto ammontano? E quanto deve rendere il tuo investimento per abbatterli? Capirai subito se ti conviene. Tieni anche presente che per abbassare l’impatto delle spese di operazione puoi accorpare gli acquisti, passando per esempio dal versamento mensile a quello semestrale. In altri termini, devi trovare soluzioni che non ti penalizzano».

Le App per i microinvestimenti: quale scegliere?

Un modo certamente smart per iniziare è usare App ad hoc.

Sono immediate, in genere hanno costi fissi bassi (a volte azzerati) e costi di gestione contenuti. Puoi iniziare anche solo con 5 euro, impostare un obiettivo (per esempio, arrivare a tot euro per comprare l’auto nuova) e hai tutto a portata di smartphone, con tanto di grafico che ti mostra come vanno gli affari. Inoltre, in ogni momento puoi prelevare tutto e chiudere.

Sono tante ormai le applicazioni che ti permettono di farlo. Ed è importante sceglierne una affidabile, ecco perché, prima di iniziare, ti consigliamo di leggere come riconoscere siti e applicazioni di trading regolari.

Un parametro da tenere in considerazione nella scelta dell’App è se propone di investire in portafogli già confezionati, o di acquistare singole azioni o quote di azioni.  Nel primo caso i tuoi risparmi finiscono in fondi di investimento, che li usano per acquistare piccole quote azionarie o obbligazionarie di diverse società. Nel secondo caso è un investimento più redditizio ma anche più rischioso, adatto a utenti esperti. Quale scegliere dunque? «È una regola d’oro che vale per tutto: se investi poco, devi orientarti sempre su prodotti che ti aiutano a diversificare il capitale. Comprare singoli titoli, invece, è come tirare monetina e tentare la fortuna», spiega la consulente.

I prodotti su cui scegli di puntare, inoltre, devono essere coerenti con il tuo profilo di rischio, per questo è molto importante che l’App proponga un questionario di profilazione, prima di passare alla fase operativa, e che tu lo compili con grande attenzione.

Per fare qualche esempio, tra le App affidabili ci sono:

  • Gimme5, un salvadanaio digitale che ti aiuta a risparmiare e investire in modo mirato cominciando da piccoli importi;
  • Moneyfarm, un consulente indipendente online che investe i tuoi soldi in portafogli di azioni;
  • Tinaba, che offre più servizi per la gestione del patrimonio, tra cui l’investimento;
  • Bitpanda, dove puoi investire in azioni frazionate (parti più piccole di azioni), ETF e criptovalute.

Se vai in banca: i Pac

Probabilmente ne hai già sentito parare. I Pac – i piani di accumulo – sono certamente il primo prodotto che ti viene proposto in banca o dai consulenti finanziari, se non hai grandi capitali.

Quando apri un piano di accumulo, la banca o il consulente versa ogni mese il tuo denaro in un fondo di investimento, che lo gestisce al posto tuo, investendolo in azioni e obbligazioni di determinate aziende. La banca fa da intermediario, e di solito si parte da un minimo di 50 euro al mese.

«Purtroppo i fondi delle banche hanno a volte costi di gestione alti. Prima di firmare informati e pretendi risposte chiare, assicurati di non pagare costi su ogni versamento. E confronta il prodotto con quelli di altre banche o broker», aggiunge Roberta Rossi Gaziano.

Parti dal Kid, il documento informativo di sole tre pagine, che ti dice le prospettive di rendimento di quell’investimento, sulla base di alcune simulazioni. E ricorda che ogni prodotto finanziario ha un “indice di costo”, che raccoglie le voci di spesa, e che può essere confrontato. E ricorda, anche se sembrano percentuali esigue, c’è una bella differenza: un indice più alto dell’1% nel lungo termine può ridurre il capitale accumulato fino 18%.

In autonomia o con il consulente: gli Etf

Tieni a mente questa sigla: Etf è l’acronimo di Exchange Traded Funds. Sono strumenti finanziari in un certo senso simili ai fondi di investimento, perché seguono l’andamento di un paniere di titoli, ma sono meno costosi e statisticamente più redditizi. Non sono le banche a proporli, ma i consulenti finanziari indipendenti (e qualche App di microinvestimenti) oppure, se hai dimestichezza, puoi acquistarli direttamente tu.

«Gli Etf sono quotati sulla borsa italiana, puoi comprarli dal tuo homebanking come faresti con le azioni, scegliendo quelli adatti al tuo profilo di rischio, e decidere di prenderne una quota ogni mese, oppure sui siti di trading online», spiega Roberta Rossi Gaziano. «Ancora una volta, però, vanno guardati i costi, in questo caso soprattutto quelli di acquisto, che in genere non dovrebbero superare lo 0,2%.  Ci sono broker di trading online che offrono condizioni molto vantaggiose, con zero costi per operazione, o banche online che lanciano offerte riservate ai giovani, per esempio. Come sempre quando compriamo qualcosa, bisogna avere pazienza e cercare le diverse soluzioni».

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