Come lasciare denaro ai propri figli

Sarà forse per un retaggio culturale o per l’incertezza sul futuro, ma quello di dare qualcosa ai propri figli una volta che non ci saremo più resta in cima alla preoccupazione degli italiani. E se spesso la prima scelta è ancora il tetto sulla testa sono sempre di più quelli che si chiedono come lasciare liquidità, per dare loro un salvagente. Ecco tutto quello che c’è da sapere per farsi un’idea.

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Giorgia Nardelli
Giorgia Nardelli

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Giornalista esperta di diritti dei consumatori e finanza personale.

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Ne abbiamo già parlato qualche guida fa: sarà forse per un retaggio culturale o per l’incertezza sul futuro, ma quello di dare qualcosa ai propri figli una volta che non ci saremo più resta in cima alle preoccupazioni degli italiani. E se spesso la prima scelta è ancora il tetto sulla testa sono sempre di più quelli che si chiedono come lasciare liquidità, per dare loro un salvagente, una pensione, o anche una somma da investire per migliorare il proprio futuro. Tenere i soldi sul conto in banca, però, non è sempre la scelta più indicata, e prima di decidere se ne vale la pena, meglio almeno farsi un’idea delle diverse opzioni. «Non esiste in assoluto uno strumento migliore di un altro, uno giusto o uno sbagliato» dice Roberta Rossi Gaziano, consulente finanziaria indipendente e amministratrice della società SoldiExpert SCF. «Per trovare quello che fa al caso nostro bisogna farsi le giuste domande, e cioè: qual è la mia situazione di partenza, ho già una somma, o sto guardando in prospettiva? Quali sono le mie esigenze, o il rischio che voglio evitare? Quanto mi costerà? E quanto mi conviene? E poi rivolgersi a un professionista preparato». Ecco intanto tutto quello che c’è da sapere per farsi un’idea.

Se vuoi andare sul sicuro

Se hai già un capitale e vorresti metterlo “in cassaforte” fino a che non spetterà di diritto ai tuoi figli, puoi decidere di lasciarlo sul conto, oppure optare su una polizza vita, intestandola a te e indicando come beneficiario uno o più soggetti, potrai cambiare beneficiario in ogni momento. Perché questa scelta potrebbe convenirti? «Il denaro trasferito ai figli mediante polizza è esente dalle tasse di successione. Un obiettivo importante per chi trasferirà a ciascun figlio un patrimonio superiore al milione di euro. Negli altri casi è da valutare se sia lo strumento migliore per gestire il passaggio generazionale» premette Rossi. «Il vantaggio di questa soluzione rispetto al conto corrente, è che alla morte dell’intestatario il beneficiario può entrare in possesso della somma in breve tempo, senza dovere attendere i tempi “tecnici” della banca, che potrebbe prendere anche molte settimane. Per legge, infatti, i beneficiari di una polizza vita devono essere liquidati entro 30 giorni. La soluzione si dimostra quindi utile nei casi in cui il beneficiario non abbia redditi propri, e abbia necessità di avere subito la disponibilità del denaro». Come prodotto finanziario le polizze presentano però lo svantaggio di essere più costose di molti altri strumenti.

Se vuoi far crescere il capitale

Se l’idea è quella di far lievitare l’importo iniziale, si può optare per una polizza Unit linked. Il tuo denaro, in questo caso, sarà gestito da una società che lo investirà in uno, o più fondi d’investimento. La somma che andrà al tuo beneficiario non sarà più quella di partenza, ma dipenderà dall’andamento di quegli investimenti. «Le Unit linked sono prodotti finanziari a tutti gli effetti, con tutto ciò che questo comporta sul fronte rischi. Se si vuole stare più tranquilli, si può scegliere però un prodotto che offra una garanzia di protezione del capitale a favore del beneficiario. In questo modo, se i mercati vanno bene, i beneficiari saranno liquidati per un maggiore valore. Se invece, al momento della morte dell’intestatario l’investimento sarà in passivo, la compagnia si assumerà il rischio e coprirà la quota mancante» dice la nostra esperta. Occhio anche in questo caso ai costi, che generalmente sono abbastanza alti.

Se vuoi costruire un portafoglio “tuo” per i tuoi figli

Ci sono anche altri modi per investire in modo piuttosto sicuro il tuo tesoretto, e gestendolo tra l’altro in autonomia. «Si può valutare di puntare  in titoli di Stato italiani o equiparati, come per esempio quelli emessi da stati dell’Unione europea o gli Stati Uniti, che sono nella cosiddetta white list. Qui rientrano i Paesi che hanno uno scambio di informazioni con l’Italia e sono considerati affidabili» suggerisce Roberta Rossi. «Una buona alternativa potrebbe essere quella di pensare a un portafoglio diversificato con obbligazioni di diversi Paesi in area euro o comunque nella white list, facendo rientrare anche i titoli di organismi sovranazionali, come per esempio la Banca mondiale. Su questi aspetti è però importante farsi consigliare da un esperto che sappia indicare quelli più sicuri e dare indicazioni sulla composizione del paniere, che dovrà essere diversificato anche da un punto di vista geografico». I titoli di Stato restano intestati a chi li acquista, e alla sua morte vanno agli eredi, ripartiti secondo le quote di eredità che spettano agli legittimari. In attesa di allora l’intestatario può continuare a riscuotere le cedole. L’investimento obbligazionario diventa quindi un modo per far “fruttare” quella somma, incassando i rendimenti. «In questo momento storico, tra l’altro, quella dei titoli di Stato è una soluzione particolarmente vantaggiosa. Attualmente i titoli governativi dei Paesi sicuri possono offrire rendimenti annui che vanno dal 2,5 al 3,5-4,5%. Inoltre, i titoli di Stato hanno bassi costi di acquisto e, per chi ha grandi patrimoni, non rientrano tra i beni conteggiati per la tassa di successione, purché gli Stati interessati siano nella white list» spiega l’esperta. Un altro aspetto da considerare, è che a differenza degli altri strumenti finanziari, i titoli di Stato dei paesi in white list hanno una tassazione agevolata sui rendimenti al 12,5% (contro il 26%).

Se non hai capitali immediati disponibili

Pensi in prospettiva, ma non sai se al momento giusto avrai grandi capitali da lasciare ai tuoi figli? «Puoi iniziare a investire piccole somme con grande anticipo, puntando sui Piani di accumulo di capitale, se il tuo orizzonte temporale è molto lungo, puoi anche investire 50 euro al mese. Con il denaro che versi periodicamente, acquisti quote di un fondo comune di investimento o di un Etf. Le somme saranno quindi gestite da una società di gestione che le investe in attività finanziarie come  per esempio azioni, obbligazioni, titoli di stato. Spiega Roberta Rossi: «È un investimento che può andare avanti per anni e raggiungere un capitale accumulato interessante. Il piano va ovviamente scelto secondo la propria propensione al rischio, ma il fatto di essere un investimento a lungo termine lo rende uno strumento piuttosto sicuro, perché è stato dimostrato che nel lungo periodo i mercati tendono a crescere». I Pac non possono essere intestati al beneficiario, ma sono ottimi per iniziare a costruire un futuro per i figli quando sono ancora piccoli o comunque giovani. E hanno il vantaggio di essere molto flessibili: se nel frattempo il denaro investito dovesse servire, o si decidesse di virare su altro, si potrebbe smobilitarlo in poco tempo (ma occhio a eventuali costi di uscita, prima di sottoscrivere un Pac).

Se vuoi avere un vantaggio fiscale

Investendo piccole somme al mese si può anche pensare al Fondo pensione per i propri figli. Sono prodotti finanziari poco costosi e possono essere intestati direttamente al figlio, e chi paga le quote ha un beneficio fiscale non indifferente, perché le somme annuali sono deducibili dal reddito fino a 5.164,57 euro all’anno, anche se il fondo è intestato ai propri figli, almeno fino a quando questi restano fiscalmente a carico.
«Il difetto del fondo pensione è senza dubbio la rigidità, in teoria, il denaro deve restare accantonato fino al momento del pensionamento» commenta l’esperta. «Può essere chiesto un anticipo o il riscatto delle somme maturate, ma solo in circostanze eccezionali, come per esempio l’acquisto di una casa o per problemi gravi di salute, la perdita del posto di lavoro o invalidità».

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