Come si fa a guadagnare in modo passivo?

Si chiama guadagno passivo, e tutti ne parlano, ma esiste davvero? È davvero pensabile poter incassare un’entrata mensile, o persino mantenersi senza lavorare, o impegnandosi per poche ore a settimana? Se fino a ieri vivere di rendita era impensabile per chi non possedeva già grandi capitali da investire o proprietà da affittare, con la digitalizzazione dell’economia sono nate “attività” inedite, che grazie alla rete riescono – sulla carta – a produrre ricchezza senza il minimo sforzo. Con l’aiuto di un esperto abbiamo provato a capire se esiste davvero la ricetta per guadagnare “senza lavorare”.

Tempo di lettura: 8 minuti

Giorgia Nardelli
Giorgia Nardelli

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Giornalista esperta di diritti dei consumatori e finanza personale.

guadagno passivo

Impegno minimo, rendimento massimo. Si chiama guadagno passivo ed è un po’ come lo yeti: tutti ne parlano ma nessuno lo ha visto. Eppure esiste, dicono i tanti venditori di ebook, manuali e tutorial con le istruzioni per diventare milionari senza muovere un dito. Una bufala? Di certo, a meno di non avere grandi capitali o proprietà, è davvero difficile vivere di rendita, ma è altrettanto vero che la digitalizzazione ha reso possibile la nascita di forme di guadagno del tutto inedite, come la possibilità di creare contenuti digitali che possono essere replicati e venduti all’infinito. Qui abbiamo provato a capire cos’è davvero il guadagno passivo, e se esiste la formula per guadagnare “senza lavorare”.

Cosa si intende per entrate passive

Se volessimo interpretare alla lettera la definizione, avere entrate passive significa incassare denaro senza lavorare, avere insomma una piccola o grande rendita, come può esserlo quella che si può ricavare investendo un discreto capitale su uno o più prodotti finanziari, oppure dando un appartamento, una stanza o un posto auto in affitto, o, a voler essere più fantasiosi, brevettando un’invenzione che poi sarà adottata in tutto il mondo. In realtà, anche questi esempi non costituiscono un guadagno passivo al 100% – gli investimenti vanno monitorati e aggiornati, case, stanze e persino box in affitto richiedono contratti e manutenzione – ma sono gli esempi che più si avvicinano al significato della definizione, non per caso, mettere a reddito una seconda casa è il modo per tantissime famiglia italiane di avere una seconda entrata. 

Il guadagno passivo: indipendenti dall’introito

Fino a qualche decennio fa, era impensabile per chi non avesse immobili da mettere a reddito o capitali da investire costruirsi un’entrata supplementare. La nascita delle rete, di piattaforme che consentono di vendere, noleggiare, scambiare o pubblicizzare qualunque cosa, nonché produrre contenuti digitali, ha alimentato però l’idea che sia possibile replicare guadagno in modo esponenziale. Nasce da qui il tormentone del guadagno passivo, che in un certo senso ha modificato l’idea di “rendita” separandola dalle grandi ricchezze o proprietà. Spiega Stefano Mini, esperto di nuove tecnologie e automation marketing, nonché imprenditore digitale: «Per come viene intesa oggi, la rendita passiva si realizza quando le entrate sono scollegate dalle ore effettivamente lavorate: che tu lavori 200 o 10 ore al mese non importa, l’importo che ti viene accreditato a fine mese è scollegato da queste variabili. Un esempio? Diversi anni fa, grazie a Facebook, molti scoprirono il marketing di affiliazione, cioè la possibilità per tutti gli utenti di promuovere sulle loro pagine prodotti di aziende, e guadagnare commissioni sulla vendita. In quel caso bisognava fare davvero poco, e in tanti “fecero soldi”, prima che questa formula si inflazionasse».

Esempi di guadagno passivo online

Il web ha reso possibile e realizzabile tante forme per avere reddito “a costo zero”. Grazie alle piattaforme online, oggi se sei un bravo fotografo puoi vendere i tuoi scatti, se sei un creativo realizzare disegni e grafiche per felpe, tazze e oggetti di ogni tipo, che gli utenti comprano online on demand. E puoi anche semplicemente dare in affitto sci, racchette e attrezzature sportive, abiti da cerimonia o attrezzi da giardino, svuotare la cantina di casa e vendere qualunque cosa. Tutte forme di integrazioni di guadagno, che però a ben vedere non sono integralmente passive, e soprattutto difficilmente garantiscono grandi introiti, a meno di farne un’occupazione a tempo pieno. 

Cosa serve per ottenere guadagni “passivi”

Quello che davvero consente secondo i guru delle entrate passive, di vivere “di rendita”, è realizzare una volta contenuti digitali replicabili, come ebook, workshop online, tutorial a pagamento, contenuti per youtube, e venderli online a un pubblico vastissimo. «Ma la formula: metti in vendita un contenuto e vivi con i proventi della vendita senza fare nulla, non esiste. La realtà è molto diversa, e non è mai bianca o nera, ma ha diverse scale di grigio», dice subito Stefano Mini, che sul tema ha scritto un illuminante approfondimento. Oltre ad avere una lunga esperienza nel settore del marketing online, una quindicina di anni fa, quando era poco più che adolescente, Mini si è imbattuto in uno dei “santoni” che vendono il sogno di fare reddito passivamente, e non è finita bene. «A credere a certe bufale si finisce per fare il contrario, e cioè lavorare tanto per non guadagnare nulla. Allora comprai l’ebook e seguii tutti i passaggi consigliati: scrissi il mio bell’ebook, lo misi online, su un blog fatto benissimo, pieno di contenuti, ma restò lì, ignorato dal pubblico. Nessuno mi aveva spiegato materialmente come far arrivare traffico sul quel sito, come arrivare ai potenziali clienti, come organizzare i sistemi di pagamento e come gestire incassi tasse…». 

Da dove partire: decidi quante ore dedicare e metti a frutto le competenze

Guadagnare, certo, è possibile, a patto di essere consapevoli di certi meccanismi. E il segreto, spiega Mini, è stabilire da subito quanto tempo utilizzare per mettere a frutto ciò che sai fare: «Poniamo che tu abbia un talento nel fare video su youtube, in quel caso puoi stabilire di dedicare tot ore a settimana per postare un video ogni venerdì, e guadagnare dalla pubblicità. Oppure generare contenuti a pagamento. Se sei davvero capace, possono bastarti 4-5 ore per far crescere il tuo business». Ovviamente vanno considerate una serie di variabili, le stesse di quando si sceglie di fare una qualunque altra attività: se ti butti in un settore “inflazionato” dove già ci sono migliaia di altri attori, sfondare sarà più difficile, e ovviamente devi capire se i tuoi contenuti possono funzionare, e se rispondono a un bisogno.

Il marketing è tutto

Non è finita, naturalmente, perché, per dirla con Mini: «Non basta avere un’idea brillante per fare soldi, ma conta saper arrivare al tuo pubblico, dovrai quindi occuparti di marketing e distribuzione, un aspetto da cui dipende per il 70% il successo dell’impresa, ma che troppo spesso viene sottovalutato», spiega Mini. Per dirla in altre parole, non è sufficiente piazzare il proprio prodotto su Amazon o su una qualunque altra piattaforma, e aspettare che qualcuno lo scopra. «Va individuato il proprio pubblico, e poi gli va fatto conoscere il prodotto. In alcuni settori poco inflazionati basta dire al cliente “guarda che esisto”, e il prodotto farà tutto da sé, in altri serve uno sforzo in più. Quello che conta è trovare un modo per avere sugli altri un vantaggio competitivo sulla distribuzione, portare cioè il prodotto vicino al consumatore finale. Non parlo di distribuzione fisica, ma di accesso al contenuto». Se pensi, per esempio, che per i tuoi ebook possa bastare una sponsorizzazione via social, perché nulla di simile è stato fatto prima, devi trovare il canale che ti porta più vicino ai tuoi clienti, pianificare una sponsorizzazione. «Per avere però quel vantaggio competitivo, sarà necessario immaginare una partnership con qualcuno che è già su quel mercato, che sia un influencer o un distributore di un altro servizio, e con lui trovare un accordo commerciale, che potrebbe essere pagarlo o dividere le eventuali entrate». 

Le vendite online hanno bisogno di manutenzione

Poniamo che la tua idea sia quella di mettere online un ebook su un argomento di cui sei esperto. Dice Mini: «Anche se quell’ebook ha successo, rifletti: quanta roba continua ad avere successo nel corso nel tempo? Ci sono classici e manuali che continuano a essere venduti “da soli” per 50 anni, è sufficiente il passaparola. Ma parliamo di “classici”, appunto. Anche se il prodotto è di qualità e hai trovato il canale giusto per promuoverlo e venderlo, dovrai continuare a “spingerlo” su altri canali, a incoraggiare le recensioni su Amazon o su un qualunque altro canale di vendita, trovare chi continui a parlarne perché altrimenti, arrivato a un certo punto, esaurito un certo pubblico, le vendite si fermano. Il mercato tende prima o poi ad allontanarsi dal tuo prodotto». 

Sul web, i prodotti  “scadono” in fretta 

Il web è velocissimo, il mercato corre e si aggiorna velocemente, e proprio per questo, anche le nicchie sono destinate a non restare nicchie a lungo. Ragione per cui, anche un prodotto nuovissimo e innovativo è destinato a invecchiare precocemente. Chi ci lavora già, come Mini, lo sa bene: «Dopo sei mesi, un anno, il ciclo di vendita di un contenuto si va ad esaurire, le persone iniziano a comprare altri contenuti simili, perché sul mercato è arrivato nel frattempo qualcosa di nuovo. Ragione per cui, tutto ciò che crei va aggiornato costantemente, con nuove idee, prima che diventi obsoleto». Pochissime cose, ragiona l’esperto, sono destinate a durare più di sei mesi/un anno. «Specie se la tua idea ha successo, “attira” competitor. Anche se ti inventi una nicchia, dopo un po’ tutti ci salteranno su, e la nicchia non ci sarà più. Tanti si butteranno in quel settore per fare qualcosa di analogo, di simile, di più innovativo, ma più salirà  la concorrenza, più calerà l’attrattività. I guadagni scenderanno, e allora avrai due possibilità: o ti metti a lavorare seriamente, o ti ritiri».

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