Come usare lo scambio casa per diventare nomadi digitali

Se l’estate è troppo lunga e le ferie troppo corte, o al contrario, le settimane da “riempire” sono troppe, ci si può spostare quasi a costo quasi zero, scambiando il proprio appartamento, e lavorando altrove. Ci siamo fatti spiegare da una veterana come funziona e quali regole seguire non andare fuori budget.

Tempo di lettura: 9 minuti

Giorgia Nardelli
Giorgia Nardelli

di

Giornalista esperta di diritti dei consumatori e finanza personale.

blank
Foto di Aleh Tsikhanau

«Belle le ferie, ma per godersele bisogna avere i soldi per andare in vacanza!», rispondeva una mia amica insegnante a chi la invidiava per i suoi due mesi estivi di giornate vuote, caselle da riempire con mille possibilità. Impossibile darle torto, specie dopo i rincari degli ultimi tempi – ,+10% per i trasporti, +17% per gli hotel nell’estate 2024, secondo Federconsumatori –  ma va comunque peggio a chi in estate lavora, magari da casa: le giornate di ferie si riducono per i più a un paio di settimane, che coincidono spesso con l’altissima stagione, il resto lo si passa a lavorare nelle città infuocate. Chi ha la possibilità di lavorare da remoto, come molti smart workers e freelance, può però giocarsi una carta in più, senza bisogno di bruciare il budget delle vacanze estive. Ci ha spiegato come Antonella Gallino, freelance (è esperta in comunicazione e strategia digitale, ma non solo), e da due anni membro di una delle più grandi community di persone che “scambiano casa”. Con all’attivo 22 scambi in 24 mesi, ci ha raccontato come spostarsi andando a lavorare tra le pareti domestiche di qualcun altro, al mare o in città, all’estero o in Italia, spendendo solo poco di più. Ecco i suoi consigli.

Cos’è lo scambio casa

Lo scambio casa non è una novità assoluta, anzi, se ne parla da un po’, e diverse sono le piattaforme che mettono in contatto persone di tutto il mondo per provare questa esperienza ed entrare in una community. Tra le più popolari ci sono sicuramente HomeExchange, Homelink, Intervac, ma esistono anche portali dedicati a chi ha esigenze specifiche, per esempio case di lusso, di design, ecc. Le modalità variano da community a community, ma il meccanismo di fondo è lo stesso: si mette a disposizione la propria dimora per ospitare qualcuno, e nel contempo si cerca un alloggio dove andare. «Gli scambi sono nati già negli anni ‘50 negli Stati Uniti, e sono stati gli insegnanti a lanciarli, con lo scopo di sfruttare le loro lunghe vacanze per viaggiare in modo economico», spiega Antonella Gallino. «Le potenzialità dello strumento sono però molteplici. Si può ricorrere allo scambio per spostarsi per lavorare in un luogo diverso dal solito, cambiare la propria routine, cercare nuovi stimoli. L’estate è il momento migliore per provare, perché tutto costa tantissimo, ma il bello è che, se sei flessibile sulla destinazione, non c’è bisogno di prepararsi con chissà quale anticipo: io, per dire, sto guardando ora per ferragosto. Ovviamente se cerchi una destinazione specifica e puoi viaggiare solo in certi periodi, più ti muovi con anticipo, meglio è, e se magari ti sposti con la famiglia avrai sempre bisogno di un po’ di organizzazione in più. Se invece ti adatti, sei agile e flessibile, puoi trovare anche più a ridosso e magari sperimenti destinazioni che non avevi previsto sulla base di ciò che trovi».

Come funziona lo scambio casa (e cosa sono i guest point)

«Sfatiamo subito alcuni falsi miti. Per partecipare al “gioco” si può mettere in palio sia la casa in cui si vive, – non imposta se di proprietà o in affitto – sia un’eventuale seconda casa. Non servono particolari caratteristiche, l’importante è avere un appartamento, anche piccolo, ed essere disposto a condividerlo. Inoltre, la casa non deve essere necessariamente in un luogo attrattivo, io per esempio vivo sui colli piacentini e non ho mai avuto difficoltà con gli scambi, ci sono mille motivi per cui una persona si sposta verso una determinata località. Di recente è arrivata da me una coppia appassionata di Tour de France, che voleva assistere alla partenza del 1° luglio da Piacenza». Lo scambio può essere fatto in simultanea, ma su diversi portali anche in “differita”. «Se hai un appoggio dove andare quando devi liberare la tua casa, è la formula ideale. Su HomeExchange, il portale a cui sono iscritta, è possibile grazie a un sistema basato sui guest points: a ogni casa viene assegnato un punteggio, e per ogni notte in cui ospita qualcuno, la persona che la mette a disposizione ottiene un determinato numero di guest point, che potrà utilizzare per spostarsi a sua volta», spiega la nostra esperta.

Quanto costa lo scambio casa

Ogni community ha le sue regole, ma in linea di massima, ogni piattaforma richiede agli iscritti una sorta di abbonamento annuale. «In HomeExchange pago 160 euro all’anno per entrare nella membership, lo scambio è gratuito, non ci sono costi extra. Per le pulizie ci si organizza con l’ospite, generalmente si fa trovare a chi arriva la casa pulita e si chiede di lasciarla così. Se l’altro non ha il tempo di farlo ci si accorda per il pagamento delle pulizie. È buona norma che l’ospite che rompe o danneggia qualcosa avvisi subito il proprietario. Se si tratta di piccolezze, per esempio un piatto o una tazza, ci si mette d’accordo, se invece si rompe per esempio un oggetto di valore, HomeExchange interviene con le sue garanzie». Di solito, spiega Gallino, tra le parti si instaura prima dello scambio un rapporto di conoscenza e di reciproca fiducia, per cui molte questioni si superano nella massima tranquillità: «L’approccio è sempre graduale, quando hai stabilito la tua destinazione cerchi la casa che fa per te, ti avvicini e “studi” casa e host, leggendo le informazioni di dettaglio che ha inserito, inizi a chiedere altre informazioni, poi fai conversazione, infine fai garbatamente la richiesta di scambio, se affronti bene questi passaggi, sei in grado di capire se la persona che hai contattato è sulla tua stessa lunghezza d’onda, e instaurare con lui una relazione amichevole».

Quanto risparmi

«Secondo uno studio dell’istituto di ricerca Appinio, condotto in collaborazione con HomeExchange, per gli italiani l’alloggio pesa per il 39% sul budget delle vacanze, ma si tratta di una percentuale molto variabile. Nel mio caso, per esempio, il pernottamento incide per il 50%. A questo risparmio vanno aggiunti altri benefici. Il fatto di entrare come ospite nella quotidianità di qualcun altro ti mette nelle condizioni di acquisire il suo “know how”. Anche se il padrone di casa non c’è, non hai la sensazione di essere un semplice turista, ti senti un residente per un po’. L’ospite ti dirà dove fare la spesa, dove andare la sera, che mezzi prendere per arrivare nei luoghi più attrattivi, da chi andare a chiedere aiuto in caso di bisogno. Lo scambio ti consente di entrare in una rete di relazioni che da una parte ti fa risparmiare tante spese extra e impreviste, dall’altro ti rende facile ambientarti. Anche per questo, è buona prassi lasciare sempre un regalo per l’host a fine soggiorno».

Scambiare casa per lavorare, cosa cercare

«Sicuramente sono tre gli elementi da mettere sul piatto della bilancia: la casa, la destinazione e l’host, la persona che c’è dietro», suggerisce Antonella. «Dovendo spesso lavorare mi sono sempre informata che nell’alloggio ci fosse una connessione internet sufficientemente veloce. Per molti, poi, è importante avere una postazione lavoro dedicata, ma molto dipende dalle esigenze di ciascuno. Bisogna mettere in fila gli elementi che ci fanno sentire sufficientemente comodi e a nostro agio per permetterci di concentrarci sul lavoro. Infine, non ultimo, la casa ti deve piacere, perché lavorando dovrai trascorrervi molto tempo, non sarà solo un appoggio per dormire e mangiare». Anche la località è un elemento soggettivo, ma spesso una buona idea è cercare un posto che compensi la propria routine, consiglia l’esperta: «Per me che ho scelto di vivere in campagna molti anni fa, l’ideale è spostarsi in altre città, anche italiane, per provare qualcosa di diverso dal mio quotidiano. Cambiare location può essere molto stimolante anche dal punto di vista lavorativo».

Come costruire il budget

Se in vacanza è necessario avere un budget da rispettare, quando si lavora fuori sede questo aspetto diventa fondamentale. L’idea di partenza è di spendere per cibo, spostamenti e spese extra la stessa somma che si spende a casa, o almeno partire da questa cifra per poi capire quanto concedersi per familiarizzare con la nuova città. Si parte insomma dal proprio bilancio personale: l’obiettivo è stabilirsi per una settimana al mare nelle Marche? Si calcola quanto si spende nella propria routine in sette giorni per cibo e bevande, uscite e altri extra, e da qui si stabilisce la cifra che ci si concederà nella settimana da nomade digitale. «Il segreto è stare nel proprio range, con le dovute oscillazioni. Chi già tiene traccia delle proprie entrate e uscite è avvantaggiato, ma in ogni caso è essenziale avere un’idea quanto più chiara possibile, prima della partenza».

Come si rispetta il budget

«Partiamo dal cibo», dice Antonella. «Supponendo di dover consumare pasti il più delle volte a casa, sarà bene organizzarsi prima della partenza, a seconda delle priorità. Io amo mangiare sano e a chilometro zero, e porto con me ogni volta una borsa con gli alimenti a cui non so rinunciare, è una regola che consiglio a tutti, per non dover impazzire. Soggiornare in una casa vissuta, inoltre, ti avvantaggia moltissimo sotto il profilo delle spese extra, perché non sarà necessario acquistare di volta in volta olio, sale, aceto e zucchero, la “base” per prepararsi da mangiare sarà già in dispensa, e questo ti eviterà di spendere una fortuna in confezioni monodose o quasi, costose e sicuramente non ecologiche. Certo, l’educazione vuole che non si dia fondo alle riserve di chi ci ospita, ma trovare un bilanciamento è abbastanza semplice. Se proprio eccedi in qualcosa, o attingi a qualche extra per un’emergenza, lo rifondi prima di partire. Per il resto, le dritte del padrone di casa ti aiuteranno a fare la spesa nei posti più convenienti». Conta naturalmente anche il luogo dove si sceglie di trascorrere la settimana. Il centro di Parigi non è come la campagna emiliana. «Anche il quartiere va scelto in base al proprio budget. A Parigi sono stata ospitata nel XVIII arrondissement, non centralissimo, ma comodo, sapevo dove andare e non ho speso più del previsto». Un’idea? Chiedere all’ospite il prezzo medio dei beni di prima necessità nella sua zona. Nessuno meglio di lui saprà rispondere.

Condividi