Compro di continuo. E talvolta il pacco rimane chiuso per giorni

Davide ha 38 anni, una compagna, Sofia, con cui sta per avere un figlio, una soddisfacente carriera nel food e una vita attiva. Potrebbe sembrare tutto perfetto senonché arriva da me tramite il suo nutrizionista per una collaborazione: Davide è in sovrappeso, vorrebbe dimagrire, ma fa fatica a seguire la dieta. Non solo. Continua a fare acquisti online che si accumulano in una stanza, senza che lui neppure disfi i pacchi…

Tempo di lettura: 5 minuti

Elena Carbone
Elena Carbone

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Psicologa e psicoterapeuta esperta in traumi. Con l’account Instagram La psicologa volante fa divulgazione sul rapporto tra psiche e soldi.

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«Non sono mai stato attento alle spese, ma ultimamente mi sto rendendo conto che sto esagerando. Compro di tutto: dalle camicie a nuovi articoli per la bici, per lo snowboard, per il computer… io in realtà mi diverto, ma Sofia, la mia compagna, mi ha fatto notare che c’è una stanza piena di pacchi non aperti. In effetti a volte non mi ricordo neanche più quello che ho acquistato… sembra che dopo l’acquisto non mi interessi più».

Davide ha 38 anni, una compagna, Sofia, con cui sta per avere un figlio, una soddisfacente carriera nel food e una vita attiva.

Potrebbe sembrare tutto perfetto senonché arriva da me tramite l’invio del suo nutrizionista per una collaborazione: Davide è in sovrappeso, vorrebbe dimagrire, ma fa fatica a seguire la dieta.

“Cosa c’entra la dieta con lo shopping compulsivo?” direte voi!

E “cosa c’entra la dieta con la psicoterapia?” Vi domanderete…

Il problema di Davide è la difficoltà a controllare gli impulsi: ci sono momenti in cui segue pedissequamente la dieta, fa attività fisica e beve solo acqua e momenti in cui non riesce a trattenersi: mangia quantità di cibo consistenti, beve vino in quantità notevole e ultimamente fa acquisti online senza criterio. Questi alti e bassi emotivi  e comportamentali uniti a una sensazione di non riuscire a controllarsi lo fanno stare male, lo fanno sentire strano e non riesce a capire come poter gestire il tutto. L’idea, inoltre, che presto ci sarà un figlio a cui badare lo rende ancora più nervoso: sarà capace di occuparsi economicamente della sua famiglia? Ora non riesce a risparmiare nulla e ha paura di non riuscire a trattenersi dall’acquistare cose superflue (che in quel momento sembrano indispensabili).

Un’infanzia in balia dei capricci

Mi racconta la sua storia. Il papà, imprenditore nel tessile, si è sempre dedicato molto alla sua attività, inoltre il carattere burbero e la preoccupazione per l’andamento della fabbrica, non lo hanno mai reso raggiungibile emotivamente, anche quando era presente fisicamente in famiglia. Davide ha trascorso molto tempo con la mamma, casalinga, descritta da lui come una donna dolce e mansueta che avrebbe fatto di tutto per renderlo felice. Si ricorda un’infanzia in cui viene accontentato su tutto: dalla mamma che fa fatica a gestire i suoi “capricci” e gli concede qualsiasi cosa al papà che pareggia la sua mancata presenza con giochi e merendine.

Ne emerge un quadro di educazione infantile basato sulla mancata soddisfazione del bisogno naturale di avere una guida che dia dei limiti e che insegni a gestire le emozioni, tumultuose e non bene definite, per non esserne sovrastati.

Ormai, si sa, non esistono i cosiddetti “capricci”, ma sono l’unico modo che i bambini possono usare per dare voce al loro disagio, sono episodi di disregolazione emotiva e comportamentale che i bambini da soli non riescono a placare e cercano quindi aiuto nell’adulto che dovrebbe insegnare loro come fare. Compito dei genitori è infatti insegnare a gestire la frustrazione, la delusione e la rabbia che conseguono il fatto di non aver ottenuto ciò che si voleva.

Ogni volta che i genitori perdono l’occasione di insegnare a tollerare le emozioni disagevoli sopra descritte, insegnano invece al figlio che l’unico modo per gestire il disagio è la soddisfazione immediata del desiderio.

Dare un seguito ai cosiddetti capricci, non insegnare a trovare una modalità adatta per gestire il disagio, non fare da specchio alle emozioni dei piccoli vuol dire non aiutare i propri figli a tollerare la frustrazione e condannarli, da adulti, a placare il proprio disagio con qualcosa di esterno piuttosto che imparare a contenerla e a regolarla.

Una vita lavorativa funestata dal perfezionismo

Il lavoro psicoterapico inizia col capire quando si innesca questo meccanismo di mancato controllo degli impulsi che poi dà luogo a dei comportamenti disadattativi. Il suo tallone d’Achille sembra essere proprio lo stress lavorativo: Davide vuole essere altamente performante, ma quando accade qualcosa che potrebbe metterlo in difficoltà o potrebbe subire la critica di un capo o di un collega, va in ansia e adotta i comportamenti che conosciamo per gestirla: o beve o mangia o compra in modo frenetico e compulsivo.

Lavoriamo quindi sulla nascita dello schema degli standard severi per cui ha sempre bisogno di emergere: la sua tranquillità è data dal fare le cose in modo perfetto e dal non tollerare nessuna sbavatura. Non si accontenta mai dell’obiettivo raggiunto e cerca di migliorarsi in continuazione trovando difetti anche dove non ci sono. Se ovviamente avere degli standard elevati è uno schema di funzionamento che viene premiato in azienda, dal punto di vista personale porta a un esaurimento delle risorse emotive e cognitive. Inoltre, la mancata accettazione della possibilità dell’errore mette in allarme alla minima preoccupazione di fallimento.

La regolazione degli stati d’animo

Continuiamo lavorando quindi sulla regolazione delle emozioni. Davide impara a rappresentarsi e a osservare i propri contenuti mentali e quelli dell’altro, a identificare i propri stati interni, a validarli e a gestirli decentrandosi da essi e integrandoli, senza scappare da essi e senza esserne sopraffatto. Accettare l’errore, tollerare la frustrazione e la sofferenza, adottare comportamenti funzionali come chiedere vicinanza alla sua compagna o chiedere ad un amico di parlare, fanno tutti parte della terapia che Davide ha portato avanti con successo.

Davide ora riesce a contenere e regolare le sue emozioni, è sempre prestante sul lavoro, ma ha cambiato il modo di relazionarsi agli eventi che non lo fanno più sentire sopraffatto, ma solido e sicuro. È diventato papà e ha abbracciato questo ruolo con la sicurezza che farà del suo meglio per far sentire la sua famiglia al sicuro.

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