Concordato preventivo biennale, cosa succede se non si aderisce
C’è tempo fino al 12 dicembre 2024 per aderire al concordato preventivo biennale. Vediamo meglio quali sono state le novità delle ultime settimane, e a chi conviene aderire.
Tempo di lettura: 3 minuti
di Giorgia Salardi
Commercialista e divulgatrice sui social network con Fisco ci capisco.
Abbiamo già parlato di concordato preventivo biennale prima dell’estate, ma dopo la riapertura dei termini per l’adesione vediamo meglio a chi conviene aderire, e cosa comporta.
Quando scade il concordato preventivo biennale
Dopo il decreto legge approvato dal governo, c’è tempo fino al 12 dicembre 2024 per aderire alla proposta del Fisco sui redditi 2024 e 2025 (per i forfettari riguarda solo il 2024). Nella prima, fase, fino al 31 ottobre, hanno aderito circa 500.000 partite Iva, che verseranno circa 1,3 miliardi di euro. In autunno la misura si è arricchita di nuovi tasselli, che riguardano soprattutto la platea delle partite Iva che sono nel regime ordinario.
Cosa succede se aderisco al concordato preventivo biennale
Partiamo dunque da questi ultimi, i cosiddetti “soggetti Isa”, dal nome delle “pagelle” (gli Indici di affidabilità fiscale, appunto), che il Fisco attribuisce ad autonomi e imprese non forfettari per stabilire la loro affidabilità fiscale. L’obiettivo del concordato preventivo resta quello di trovare con loro un accordo sulle imposte da pagare per il 2024 e 2025, ed è la ragione per cui questi soggetti hanno ricevuto nei mesi scorsi una proposta dall’Agenzia delle entrate. In cosa consiste? In pratica, il Fisco ha calcolato sulla base di alcuni parametri quello che potrebbe essere il loro reddito imponibile per gli anni 2024 e 2025. Nell’ipotesi in cui questa cifra sia superiore a quanto costoro hanno dichiarato nel 2023, è data la possibilità di pagare sulla differenza un’imposta sostitutiva che va dal 10% al 15% (quindi significatamene più bassa della normale tassazione).
La simulazione
Facciamo un esempio: se nel 2023 ho dichiarato 70.000 euro, e il Fisco mi propone un reddito che per il 2024 è di 90.000 euro e per il 2025 è di 110.000, in caso di accordo, sul differenziale mi sarà applicata non più l’aliquota ordinaria, bensì un’imposta che va da 10 al 15% a seconda che il mio punteggio Isa sia basso o alto.
Non si perdono le detrazioni e deduzioni
Attenzione: il calcolo riguarda il reddito. Se quindi ho accumulato delle detrazioni o deduzioni perché ho sostenuto delle spese, queste non andranno perdute, ma saranno calcolate sulla somma pattuita.
La sanatoria sugli anni passati
Non è finita, però, perché, per incentivare i contribuenti ad aderire al concordato, per chi accetta è stata introdotta di recente la possibilità di aderire a una sanatoria, che consente di evitare accertamenti dal 2018 al 2022. Chi decide di venire a patti con il Fisco sul 2024 e 2025, accettando di pagare tasse su un reddito probabilmente più alto di quanto dichiarato in passato, e chiudere con buona parte dei controlli per quelle due annualità, può decidere di “mettere una pietra” sugli accertamenti anche per i 5 anni che vanno appunto dal 2018 al 2022, ovviamente pagando una somma ulteriore. Per prendere questa ulteriore decisione c’è tempo fino al 31 marzo 2025, per allora si potrà scegliere poi se pagare in un’unica soluzione o dilazionare l’importo in rate mensili.
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