Cosa dice la Direttiva europea “Casa Green”?

L’Unione Europea si è posta l’obiettivo di azzerare entro il 2050 le emissioni nette di gas a effetto serra. Questo scopo ha portato in luce il fatto che oltre un terzo di queste emissioni derivano dagli edifici esistenti. Ecco perché ha emanato una Direttiva volta a migliorare l’efficienza energetica delle abitazioni.

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Anisa Harizaj
Anisa Harizaj

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Dopo la laurea in economia e una carriera in una multinazionale che si occupa di revisione contabile, oggi è Ceo e founder di Fox Investimenti, società specializzata in investimenti immobiliari.

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Foto di Naomi Hebert

L’Unione Europea si è posta l’obiettivo di azzerare entro il 2050 le emissioni nette di gas a effetto serra. Questo scopo ha portato in luce il fatto che oltre un terzo di queste emissioni derivano dagli edifici esistenti. Ecco perché ha emanato una Direttiva volta a migliorare l’efficienza energetica delle abitazioni.

In che cosa consiste la Direttiva europea “Casa Green”?

La Direttiva europea “Casa Green” non è altro che un insieme di norme proposte dall’Unione Europea con l’intento di promuovere e incentivare la ristrutturazione e la riqualificazione degli edifici esistenti, nonché la costruzione di nuovi edifici ad alta efficienza energetica.

Nello specifico, gli edifici esistenti dovranno rientrare almeno nella classe E entro il 2030 e nella classe D entro il 2033.

Per le nuove costruzioni invece è previsto che dovranno essere costruite in classe NZEB (nearly zero energy buildings) a partire dal 2028.

Sempre per gli edifici di nuova costruzione, ma non residenziali e pubblici, è previsto che dovranno essere forniti di pannelli solari a partire dal 2026.

Quali interventi occorrono per adeguarsi alla normativa?

Gli interventi necessari sono fondamentalmente:

  • l’applicazione di un cappotto termico;
  • la sostituzione degli infissi vecchi con nuovi più performanti;
  • la sostituzione delle vecchie caldaie con nuove caldaie a condensazione;
  • l’installazione di pannelli solari o pannelli fotovoltaici per abbattere l’uso di fonti energetiche fossili.

La direttiva ha previsto eccezioni o deroghe?

Sì, in particolare è stato previsto che ogni Paese Europeo avrà il diritto di esentare fino al 22% del totale degli immobili considerati “protetti” per motivo di ordine storico/artistico e di fattibilità tecnica/economica. (In Italia, per motivi di conservazione del patrimonio storico, rientrerebbero in questa categoria circa 2,6 milioni di edifici esistenti).

Sono invece esclusi i seguenti edifici:

  • edifici storici protetti in via ufficiale;
  • case popolari;
  • luoghi di culto;
  • immobili autonomi inferiori ai 50 mq;
  • seconde case abitate per meno di 4 mesi l’anno;
  • fabbricati temporanei usati per un periodo di tempo inferiore ai 2 anni;
  • officine;
  • siti industriali;
  • edifici agricoli.

Qual è la situazione italiana?

La situazione del patrimonio immobiliare italiano è molto complicata, particolare e delicata. Questo perché circa il 54% degli edifici supera i 50 anni di vita, contro un misero 8% degli edifici che al massimo raggiungono i 20 anni di vita. Se ci addentriamo, andiamo a scoprire un vaso di pandora costituito da difformità urbanistiche dei centri storici, che complicano sicuramente qualsiasi tipo di intervento volto a raggiungere i parametri desiderati.

Da un’analisi, sarebbero quasi 4 milioni gli edifici da ristrutturare entro il 2033 e il governo italiano si è detto contrario a tale direttiva.

Il testo della Direttiva Europea è attualmente inadatto per la situazione patrimoniale italiana ed è anche per questo motivo che i tempi per un accordo si stanno allungando. Ci saranno tre incontri ulteriori nei prossimi mesi. Anche se inizialmente si pensava di raggiungere un accordo entro la fine di giugno 2023, ora si stima di arrivare a un accordo verso la fine dell’anno.

Che succede se non si ristrutturano le case?

È chiaro che le ripercussioni sul mercato immobiliare italiano saranno totalmente negative in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati dall’Unione Europea, facendo registrare un forte deprezzamento degli edifici in classi energetiche basse.

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