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Le cose da sapere prima di andare a vivere da soli

Andare a vivere da soli segna il passaggio all’età adulta, quello in cui per la prima volta facciamo i conti con la responsabilità di dover gestire entrate e uscite. Lo scoglio più difficile? Individuare le spese fisse a cui andremo incontro, e che finora non abbiamo mai affrontato. Ma anche cambiare testa, cominciare a ragionare sulla base di budget e numeri. Ecco qualche consiglio utile per partire con il piede giusto.

Tempo di lettura: 5 minuti

Giorgia Nardelli
Giorgia Nardelli

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Giornalista esperta di diritti dei consumatori e finanza personale.

vivere da soli
Foto di Bench Accounting

A 19 o a 30 anni, con i soldi di papà e mamma o con il primo stipendio non fa molta differenza, andare a vivere da soli segna il passaggio all’età adulta, quello in cui per la prima volta bisogna fare i conti con la responsabilità di dover gestire da sé entrate e uscite. «Non è un passaggio semplice», dice subito la money coach Elisabetta Galeano, «andare a vivere da soli significa cambiare casa, quartiere, spesso città. È difficile sapere con anticipo quali saranno le spese fisse a cui si andrà incontro. I primi mesi saranno necessariamente mesi di assestamento, in cui bisognerà mettere a punto il budget, per poi “aggiustarsi” man mano». Organizzarsi per tempo, e farlo con metodo, può però aiutare moltissimo. Ecco allora qualche consiglio.

La ricerca della casa

Il primo numero da avere chiaro, prima ancora di metterti alla ricerca di un tetto tuo, è la somma delle tue entrate mensili. Ciò che mensilmente entra nel tuo conto corrente è l’importo di partenza da cui discendono tutti gli altri importi. È da qui che dovrai calcolare quanto spendere per affitto e spese fisse. Diamo per scontato che si tratti di affitto, e non di mutuo per una ragione. «A meno che la casa non sia già di tua proprietà, quando si va a vivere da soli per la prima volta è sempre consigliabile fare un test, per farsi un’idea della zona, dei costi fissi e del costo della vita nel quartiere che si è scelto, dei collegamenti e dei servizi. Se la scelta si è rivelata errata, prendere un appartamento in affitto consente di spostarsi dopo un anno, o comunque alla scadenza del contratto », dice la coach.

«Comprare casa, per quanto si possa sempre rivendere, dà meno flessibilità nelle scelte, l’affitto ti consente di capire se dentro quella spesa ci stai comoda oppure no, se ti piace oppure no, e di correggere con meno sforzi, prima di prendere decisioni sul lungo periodo».

Quanti soldi al mese servono per vivere da soli

A partire dalle tue entrate, può essere utile farti uno schema e individuare la somma massima da destinare ai costi fissi, che non sono solo l’affitto, ma le utenze, il condominio, i trasporti, la spesa alimentare e altre spese, come per esempio le pulizie o il posto auto. Il totale dovrebbe lasciarti margine necessario per pagarti le spese extra, dalle uscite alla palestra, e accantonare qualcosa per il fondo d emergenza o per i tuoi obiettivi finanziari. Volendo adottare lo schema di Elizabeth Warren, l’importo complessivo dei costi fissi non dovrebbe superare il 50% delle tue entrate, così da lasciare il 30% per tutte le spese variabili, e il 20% per risparmi e accantonamenti.

Detto in altri termini, se le tue entrate sono di 1.500 euro al mese, il tuo appartamento o posto letto non dovrebbe costarti più di 750 euro al mese, cifra che dovrà includere però anche bollette, costi per la spesa alimentare, l’abbonamento del bus o l’Rc auto e la benzina. Per regolarsi, non è quindi sufficiente conoscere il canone annuo. Prova a buttare giù una tabella, e segna nelle diverse caselle i costi indicativi di affitto, condominio, bollette elettrica, gas, acqua, connessione internet, eventuali costi di trasporti, e la spesa. Considera anche il fattore posizione, che condizionerà molte voci di spesa – dal caffè a bar al latte nel market sotto casa. 

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Dalla teoria alla pratica, tracciare le spese fisse

«Se non hai già un lavoro e ti stai trasferendo per cercarlo, chiarisci subito con i tuoi quanto possono garantirti al mese e per quanto tempo, e parti da questa cifra» dice Galeano. «Inoltre, nella vita reale non è sempre così semplice sapere a priori quanto spenderemo. Se l’idea è di trasferirsi in un’altra città, per esempio, è probabile che tu non conosca il costo della vita, anche solo banalmente il prezzo di un chilo di pane, e quali spese andrai ad affrontare».

«Certo, durante la ricerca puoi informarti sul costo medio delle bollette, e su dove si fa la spesa, ma a conti fatti, l’unica spesa fissa di cui avrai reale contezza è quella del canone di affitto. In questo caso, a maggior ragione, una volta trasferiti è importante cominciare a tracciare dal primo giorno le spese, dai trasporti all’alimentazione, alle bollette. Dopo due o tre mesi, la situazione sarà chiara e potrai addrizzare il tiro». 

I tre mesi di tracciamento e il budget

«Dopo i primi tre mesi di tracciamento, puoi finalmente creare il tuo budget, perché avrai un’idea più chiara di dove finiscono i tuoi soldi e di cosa ti serve. È probabile che tu abbia speso più del previsto, e che debba modificare le tue abitudini di spesa sulla base di ciò che pupi permetterti, ma se parti da un documento scritto sarà più facile analizzare le uscite e trovare la strada», dice Galeano. Probabilmente il tuo primo budget potrebbe essere un pochino rigido, ma te ne accorgerai strada facendo. Un altro errore molto comune è dimenticare spese extra e costi una tantum, come le assicurazioni, le commissioni annuali, rinnovi annuali di abbonamenti o tasse, ecc… L’idea è fare un elenco a parte e poi spalmare la somma lungo tutti gli altri mesi. 

Infine, c’è una raccomandazione: «Attenzione, vivere da soli comporta anche delle altre responsabilità legate all’età adulta, per esempio quella di essere aggiornati su cosa accade. Intendo dire che se tutti i giornali parlano del rincaro del prezzo del gas, quello è d’ora in avanti anche un tuo problema. Che le bollette vanno lette, non solo pagate, così come l’estratto conto del conto corrente», conclude Galeano.

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