Mi conviene mettere i miei risparmi in un conto deposito?
Con i tassi di interesse in aumento anche i rendimenti dei conti deposito, il più sicuro degli investimenti, si sono rinvigoriti. Le banche spingono sulle promozioni e in tanti si stanno domandando se è ora di vincolare i propri risparmi in uno di questi prodotti. Dopotutto è quasi come lasciare il denaro sul conto corrente, con la differenza che la banca ti offre una piccola remunerazione sulle somme parcheggiate, e a volte paga anche l’imposta di bollo. Ma è proprio così? Ecco le cose da sapere se ci stai pensando.
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di Giorgia Nardelli
Giornalista esperta di diritti dei consumatori e finanza personale.
I tassi stanno davvero crescendo?
Non facciamoci illusioni. I tassi dei conti deposito sono cresciuti, ma non sono certo tornati ai livelli di 10-15 anni fa. «La prima cosa da avere chiara è che se investiamo le nostre riserve in questo strumento avremo ritorni molto bassi. Al contrario dei tassi sui mutui, che sono stati subito allineati all’aumento del costo del denaro, i rendimenti dei conti deposito sono molto più lenti quando si tratta di crescere», spiega Anna Vizzari, esperta del settore bancario di Altroconsumo. «Se diamo uno sguardo alle offerte migliori che ci sono in questo momento, per esempio, una delle più appetibili offre un rendimento lordo del 4% per 60 mesi, e si tratta di un deposito vincolato. In altre parole, i risparmi dovranno restare “sotto chiave” per 5 anni, e alla scadenza saranno comunque soggetti a una ritenuta del 26%. A conti fatti il tasso di interesse netto diventa del 2,96%, a cui va poi sottratta l’imposta di bollo annuale, che è lo 0,2% dell’importo», prosegue l’esperta.
Meglio vincolato o libero?
Il conto libero, cioè non vincolato, ti dà la libertà di attingere al capitale in caso di necessità, riscattandolo tutto o prelevandone anche solo una parte. «Certo, il guadagno è inferiore, ma al momento dell’uscita la banca calcola gli interessi maturati fino al momento della giacenza, senza penalizzazioni, per questo noi lo consigliamo quasi sempre», chiarisce Vizzari. «Al contrario, il vincolato crea problemi da questo punto di vista, per questa ragione chi lo sceglie deve avere la quasi certezza che non avrà necessità di usare le somme fino alla scadenza. Ci sono istituti bancari che non ti danno la possibilità di ritirare il tuo denaro, altri dove invece paghi una penale piuttosto salata, devi rinunciare cioè a tutti gli interessi già maturati».
Quando usare il conto deposito?
Sul mercato ci sono strumenti di investimento certamente più redditizi del conto deposito, anche tra quelli più prudenti. Ma dalla loro, i depositi hanno il vantaggio di essere praticamente “blindati”, sono un po’ come mettere il denaro in cassaforte. Il Fondo interbancario di tutela dei depositi protegge infatti tutti i capitali che i risparmiatori affidano agli istituti bancari fino a un totale di 100.000 euro per depositante, anche in caso di liquidazione coatta della banca (se ne parla qui). Da questo punto di vista, il deposito non presenta alcuna differenza rispetto al conto corrente classico, e può essere una soluzione per proteggere in minima parte i propri risparmi dall’inflazione a rischio zero. «Si può pensare di parcheggiare lì anche la somma che ci serve da fondo di emergenza. Anziché lasciarlo sul conto corrente, l’importo può essere spostato su un deposito libero, che ci dà cioè la libertà di ritirare il capitale in caso di bisogno, senza penalizzazioni. I tassi sono più bassi rispetto ai vincolati. Le offerte non superano il 2% lordo, che al netto di tutte le imposte diventa un 1,36% netto. È poco ma non pochissimo, se si considera che gli interessi sugli attivi dei conti correnti sono ormai pari a zero».
Il trucco dei 5mila euro
«Un’idea, se si vuole tagliare qualche altro costo, sarebbe quella di lasciarsi come liquidità sul conto corrente solo 5.000 euro, perché sotto questa giacenza media non va pagata l’imposta di bollo di 34,20 euro all’anno, e il resto trasferirlo a deposito», suggerisce Vizzari.
Qualcosa di simile può fare anche chi ha dei soldi da parte e ha in programma un acquisto importante tra un anno o due, e si ritrova con molta liquidità sul conto, senza poter puntare su un investimento a lunga scadenza. Anche in quel caso conviene traslocare il denaro su un deposito, fissando la scadenza qualche mese prima dell’acquisto.
Come scegliere il conto giusto?
La prima cosa da fare è verificare le diverse offerte sul mercato, un po’ come si fa con le tariffe telefoniche o con i mutui. «Con i comparatori online, inserendo la cifra che si vuole depositare, vengono fuori le offerte più vantaggiose, e spesso è indicato in cifre il rendimento finale al netto delle imposte, un’informazione utilissima per farsi un’idea», spiega l’economista di Altroconsumo. Facendo una simulazione su quello dell’associazione, che riguarda però solo i depositi non vincolati, scopriamo per esempio che ad oggi la migliore offerta a 12 mesi rende su 20.000 euro, 233 euro.
Ci sono dei costi?
Generalmente non sono previsti costi per chi apre un conto deposito, ed è possibile farlo anche se non si è clienti di un istituto. Va però sempre letto con attenzione il documento informativo, dove sono illustrate le condizioni del contratto. «Alcuni istituti potrebbero riservare le offerte a chi apre un conto corrente presso la banca, ma a quel punto il vantaggio viene quasi annullato dai costi legati al nuovo conto», dice Vizzari. «In altri casi la banca si può riservare il diritto di cambiare le condizioni del contratto nel tempo. Per esempio, alcuni operatori non fanno pagare ai nuovi clienti lo 0,2% dell’imposta di bollo, che può essere un vantaggio (su 20.000 euro sono 40 euro, ndr.), ma spesso l’agevolazione vale solo per il primo anno». C’è poi il tema delle modifiche unilaterali del contratto. Se esiste un “giustificato motivo”, l’istituto bancario può cambiare le condizioni in corso d’opera, fatta eccezione per il rendimento. Per legge gli istituti devono avvertire i clienti 60 giorni prima, ma in questo caso si può recedere senza penali. E anche se il deposito è vincolato, è possibile riscattare il proprio capitale senza rinunciare all’interesse maturato o dovendo pagare altre penali».