Dichiarazione dei redditi: i consigli che nessuno ti ha ancora dato
Il 23 maggio si è aperta la partita delle tasse e ogni errore o ritardo si paga. Per questo abbiamo pensato a una guida con le cose utili da sapere: non ci troverai le istruzioni per compilare il 730 o il Modello Redditi, per quello ci sono decine di vademecum online (per chi sceglie la precompilata, questo è molto utile), e c’è il sito dell’Agenzia delle entrate. L’obiettivo, semmai, è dare qualche consiglio su cosa fare e perché.
Tempo di lettura: 8 minuti
di Giorgia Nardelli
Giornalista esperta di diritti dei consumatori e finanza personale.
Perché fare presto
Perché prima facciamo i conti, prima sappiamo come siamo messi con il Fisco: c’è da capire quante tasse pagare quest’altranno per gli autonomi, e quali rimborsi o trattenute arriveranno in busta paga per i dipendenti.
Questione dunque di pianificazione finanziaria e bilanci familiari, ma anche di convenienza. Prendiamo i lavoratori dipendenti: una volta chiuso il 730, lo Stato “restituisce” loro la differenza tra le imposte già pagate e le detrazioni accumulate l’anno passato. È il datore di lavoro a versare la somma in busta paga, e fino all’altro ieri il rimborso arrivava a fine luglio (agosto/settembre per i pensionati). Da due anni a questa parte, però, non c’è più una data unica, tutto dipende da quanto sei stato veloce a chiudere la dichiarazione.
«Perché il conguaglio arrivi nella busta paga di luglio, il modello 730 va compilato entro il 31 maggio e inviato da Caf o professionisti abilitati all’Agenzia delle Entrate, entro il 15 giugno. Per la precompilata non c’è una scadenza, ma andrebbe spedita il prima possibile», avverte Mariangela Conti, del Caf Cisl Lombardia.
Per gli autonomi il discorso è diverso, ma ritardare il conguaglio significa giocarsi tempo utile per rateizzare le tasse. E ritrovarsi magari in autunno a dover saldare tutto in un’unica soluzione.
Il dilemma: precompilata o manuale?
La domanda non è oziosa, visto che a oggi l’opzione precompilata viene selezionata da circa 4 milioni di contribuenti. Spid a parte (entri solo se hai l’identità “pubblica digitale”) l’opzione della precompilata sembra la soluzione più veloce, perché chi accede al modello già compilato dell’Agenzia delle entrate si trova davanti una dichiarazione pronta per essere spedita. Non ci sono solo i dati anagrafici, ma anche i redditi, le proprietà, le spese da portare in detrazione, inclusi i vari bonus e superbonus, i premi assicurativi e le spese scolastiche per i figli, dal nido all’università.
Il cervellone dell’Agenzia ha infatti già inserito i dati anagrafici le cifre comunicate da Asl, farmacie, studi medici, banche e assicurazioni, e calcolato eventuali debiti o crediti con il Fisco. Ti basta cliccare sulla voce “accetta” per toglierti ogni pensiero.
Hai poi un altro vantaggio: se non modifichi nulla, eviterai per i prossimi 5 anni i controlli formali del Fisco. È la promessa che fa più gola a tutti, ma purtroppo è vera solo in parte. In realtà, spiega Mariangela Conti, a non essere controllati saranno solo i dati che l’Agenzia ha ricevuto da terzi, come appunto datori di lavoro, banche, assicurazioni o farmacie. Tutto il resto, per esempio i dati sulle detrazioni per i figli a carico, potranno essere messi sotto la lente del Fisco. Inoltre, l’Agenzia delle entrate potrà comunque verificare la sussistenza dei requisiti delle detrazioni, per esempio, il requisito dell’età per i bonus casa.
Quando conviene la precompilata
«Sicuramente conviene se la tua situazione non è sostanzialmente cambiata rispetto agli anni passati, perché l’Agenzia preleva molti dati dalle dichiarazioni precedenti», spiega la nostra esperta. «Tra l’altro, nel modello le spese da portare in detrazione ci sono praticamente tutte, e se anche non ci sono, si possono facilmente inserire integrando o modificando il documento».
Le cose cambiano se il tuo 730 è di quelli “complessi”: se hai cambiato lavoro, ti sei separato o hai avuto un figlio, perché in quel caso dovrai comunque controllare con particolare cura la dichiarazione, e molto probabilmente aggiornarla. «Per esempio, se hai stipulato un nuovo contratto di affitto, devi inserire il valore del contratto. E devi modificare diversi quadri se da un anno a questa parte hai ricevuto un’eredità, se ci sono stati cambiamenti sulle tue proprietà o se tuo figlio è andato via di casa o hai cambiato datore di lavoro. In tutti questi casi le informazioni della tua precompilata potrebbero non essere aggiornate, e se ci fossero controlli rischi una sanzione».
Anche se hai sostenuto ristrutturazioni importanti e ti aspetti ingenti detrazioni, è sempre bene fare un check delle informazioni. E se sei un lavoratore autonomo vanno verificati i dati sull’acconto delle tasse per l’anno successivo, e sulla rateizzazione delle tasse da pagare. La morale? «In tutti questi casi, se non si è esperti e sicuri, meglio affidarsi a un professionista».
Usa la checklist
Consiglio per la sopravvivenza: qualunque cosa tu abbia deciso di fare, arriva il momento di raccogliere i documenti, e meglio lo fai, meno corri il rischio di sbagliare. Ricorda anche che le carte vanno conservate per 5 anni, perché in tutto questo periodo potresti essere oggetto di controlli.
L’elenco è lunghissimo, e perdersi è facile, per questo è bene partire da una lista completa. Noi ti suggeriamo di stampare un elenco come quello stilato dal Caf Cisl, che contiene una lista sintetica con le caselle da spuntare man mano che raccogli i documenti.
Oppure questo del Caf dell’Acli, che è anche una sorta di vademecum.
Qualche dritta utile sulle novità: iniziamo da test e mascherine
Non sono molte le novità da inserire quest’anno in dichiarazione, ma tra le più popolari ci sono sicuramente mascherine e tamponi, anche fai da te. Se anche tu hai speso un patrimonio in protezioni e test – il Codacons calcola che da inizio pandemia ogni italiano ha speso in media 390 euro di mascherine – puoi sommarli alle altre spese sanitarie, e approfittare di una detrazione del 19%.
Devi avere conservato gli scontrini e le ricevute, che devono contenere la descrizione del prodotto, il tuo codice fiscale e, per le mascherine, l’indicazione che quelle acquistate sono classificate come dispositivi medici (come le chirurgiche) e hanno il marchio CE.
Questo limite esclude purtroppo tutti gli acquisti fatti nei negozi dove non c’è lo scontrino “parlante”. Inoltre, devi avere pagato con strumenti tracciabili, leggi bancomat, bonifico o carta di credito, a meno che tu non abbia fatto l’acquisto in farmacia, dove valgono anche le spese sanitarie pagate in contanti.
Naturalmente puoi far rientrare nel conteggio anche test e mascherine dei figli, perché le spese mediche dei figli a carico possono essere inglobate da quelle dei genitori. A questo proposito l’associazione Altroconsumo, che ha pubblicato una guida con i trucchi per ottenere tutti gli sconti fiscali possibili, dà un suggerimento utile: meglio accollare le spese mediche dei figli a un solo genitore, specie se l’altro non ha avuto spese sanitari, o ne ha avute poche. Le detrazioni per cure mediche hanno infatti una franchigia di 129,11 euro (in pratica i primi 129 euro di spese non vengono conteggiati) e in questo modo la sconti una sola volta.
Affitti, c’è la casella per i canoni non riscossi
Notizia utile per quelli che hanno un immobile in affitto e sei in perenne lotta con gli inquilini morosi: come saprai a tue spese, in questi casi, purtroppo, anche i canoni non riscossi vanno dichiarati, e vengono tassati.
Per fortuna, le cose sono cambiate e quest’anno puoi indicare nella dichiarazione questa situazione, barrando una casella nel 730 o nel Modello Redditi. Non dimenticarlo, perché in caso contrario, per potere recuperare le imposte pagate, dovrai aspettare la conclusione dell’eventuale procedimento di sfratto per morosità.
Al momento della presentazione della dichiarazione, inoltre, devi avere già inviato all’inquilino l’intimazione di sfratto per morosità o un’ingiunzione di pagamento.
Figli, le spese che dimentichiamo
Sappiamo già che molte delle spese scolastiche dei figli si possono in parte “scaricare” al 19%, dall’asilo nido all’Università. Quest’anno, poi, per chi ha un Isee fino a 36.000 euro, si sono aggiunti alla lista anche i conservatori.
Ci sono però agevolazioni che spesso dimentichiamo, e una di queste è quella sul canone di affitto degli studenti fuorisede, valida anche se il contratto è intestato a più studenti o al genitore dello studente, purché ricorrano determinati requisiti (leggi qui tutto ciò che c’è da sapere).
Un altro bonus recente, che spesso dimentichiamo, è quello sull’abbonamento ai mezzi pubblici. Lo sconto fiscale su bus e metro prevede la possibilità di detrarre il 19% fino a un massimo di 250 euro sull’abbonamento mensile o annuale. Puoi mettere nel conto anche quello di tuo figlio, fino al raggiungimento del tetto. E se i figli sono due, puoi ripartire i due abbonamenti con tuo marito, purché ciascuno di voi non superi il limite di 250 euro.
Spese veterinarie: cosa serve
C’è anche un capitolo pets nella dichiarazione dei redditi, che prevede detrazioni del 19% per visite, esami, interventi chirurgici e farmaci veterinari (ma non mangimi speciali né integratori).
Quest’anno il tetto massimo detraibile è salito a 550 euro, a cui dovrai sottrarre la franchigia di 129 euro. Oltre alla novità, c’è un aspetto da chiarire: contrariamente a quanto si legge su molti siti web, non è necessario essere registrati come proprietario dell’animale, per usufruire del beneficio. Chiunque ha sostenuto il costo – naturalmente con strumenti tracciabili – e ha una fattura intestata a sé, può scaricare la spesa.
Poiché è prevista una franchigia, l’ideale, se si è in coppia, è che sia sempre solo uno di voi a saldare conti. Per approfondire c’è il sito dell’associazione medici veterinari.