E se la soluzione non fosse risparmiare, ma guadagnare di più?

Dopo anni di rinunce e di risparmi, Elisa realizza che non tutto ciò che non è essenziale per la sopravvivenza è privo di valore. I piccoli desideri, come concedersi una spesa superflua, non sono peccati o sprechi, ma arricchiscono la vita e la rendono più soddisfacente. Imparare a godere di queste piccole cose le ha permesso di vivere con maggiore leggerezza, senza più sentirsi in colpa per desiderare e concedersi ciò che la rende felice.

Tempo di lettura: 8 minuti

Elisa Pistis

Ascolta il podcast della puntata:

«Forse l’unico modo per vivere come desidero non è solo rinunciare a qualcosa, ma cercare di avere più entrate. Quando l’ho capito sono riuscita a dirmi: “Ho bisogno di più soldi e non voglio sentirmi in colpa per questo”. Per anni ho rinunciato a molte cose, ma poi mi sono resa conto che comprare un paio di scarpe che oggettivamente non mi servono non è un peccato, perché altrimenti rischiamo di abbassare troppo l’asticella e di accontentarci solo di sopravvivere».

Dopo anni trascorsi a risparmiare, convinta che fosse giusto concedersi solo l’indispensabile, Elisa scopre il valore di quei piccoli desideri che magari non sono essenziali a sopravvivere, ma che rendono la vita degna di essere vissuta.

L’ansia legata al denaro

Elisa Pistis ha 38 anni ed è un’attrice. Nasce in Sardegna da un papà ferroviere e una mamma impiegata.

«Loro vengono da due famiglie molto povere ma hanno avuto la fortuna, e anche le capacità, di riuscire a fare un salto di classe sociale e diventare impiegati statali. Hanno potuto far laureare entrambi i figli con una gestione molto oculata di quello che entrava in casa; e io e mio fratello abbiamo avuto un’adolescenza molto tranquilla… e anche molto bella».

Elisa capisce subito, però, che ogni desiderio esaudito racchiude il costo di ciò a cui si è rinunciato per realizzarlo.

«Se io penso ai primi 20 anni della mia vita non posso dire che mi sia mancato qualcosa, però allo stesso tempo sono cresciuta con l’idea del risparmiare. Per esempio: i miei genitori mi hanno sempre fatto fare sport e studiare musica, che erano due mie grandissime passioni, però allo stesso tempo per potermi dedicare a questo, c’era da tagliare in qualcosa di meno necessario».

Questa attenzione a ogni spesa lascia un’impronta molto forte nella sua relazione con i soldi.

«Per me è normale all’inizio del mese mettere da parte i soldi da dedicare alle spese fisse per la casa e per le bollette, e poi gestire quello che rimane. Però un’educazione di questo tipo ha creato in me una costante ansia che i soldi non bastassero mai e che quindi tutte le spese “superflue” potevano o essere tagliate oppure accuratamente ponderate».

La determinazione di inseguire i propri sogni

A dispetto di quest’ansia legata al denaro, Elisa sceglie di intraprendere una carriera intrinsecamente instabile, e cioè, quella teatrale.

«In questo mi riconosco il merito di aver avuto il coraggio di non chiudere il cassetto dei sogni, perché quando siamo bambini tutti noi abbiamo dei sogni e non abbiamo dubbi sul fatto che li realizzeremo. L’adulto, invece, si scontra con la realtà del quotidiano».

Elisa, invece, fedele al suo sogno, dopo essersi laureata in Beni Culturali, decide di iscriversi all’Accademia d’arte drammatica.

«Ho escluso Milano e Roma perché non avevo abbastanza soldi, quindi ho fatto due provini, uno a Genova e uno a Udine, perché erano le uniche due città che mi sarei potuta permettere. E mi hanno presa a Udine».

Elisa non è sola, può contare sulla preziosa alleanza dei suoi genitori.

«Nonostante la famiglia “da posto fisso” i miei genitori mi hanno sempre supportato nell’inseguire il mio sogno al cento per cento».

Finita l’Accademia, Elisa si trasferisce prima a Milano, poi a Torino e infine a Roma. In mente, ha un chiodo fisso.

«Ero molto concentrata sul lavoro e accettavo qualsiasi opportunità per fare esperienza. All’inizio è normale fare gavetta, dedicandosi a progetti più piccoli. Col tempo, però, arrivano i primi provini importanti, i primi successi, e inizi a farti un nome: questo cambia anche il tuo potere contrattuale. Tuttavia, bisogna essere obiettivi: fare l’artista in un Paese come l’Italia è tutt’altro che semplice».

In un settore precario per natura, alle prese con un mestiere che molti considerano solo una passione, Elisa rimane non solo fedele al suo suo sogno, ma anche al valore economico che attribuisce a esso.

«Ho sempre cercato di difendere la mia dignità professionale. Con questo intendo che ho sempre preteso di essere pagata: non ho mai fatto teatro gratuitamente perché lo consideravo una passione. Per me è un lavoro e come tale deve necessariamente essere retribuito. Su questo punto ho sempre mantenuto fermezza».

Elisa si impegna molto e rinuncia altrettanto.

«Ero profondamente innamorata del mio lavoro e per questo ho fatto molti sacrifici, come vivere con coinquilini fino a tarda età. Per anni, i miei viaggi sono stati legati alle tournée: visitavo le città dove lavoravo e poi la sera andavo in scena, senza mai fare vacanze vere e proprie. In qualche modo, però, mi dicevo che mi andava bene così, perché stavo facendo il lavoro dei miei sogni. Per me, quei sacrifici erano assolutamente degni di essere fatti».

Elisa si nutre delle connessioni e si arricchisce grazie alle esperienze che fa’.

«Sono stati dieci anni di precariato costante. Un mese avevo cinque spettacoli, ma il mese successivo non sapevo cosa aspettarmi. Qualcosa è sempre arrivato, ma non c’è mai stato un momento in cui ho potuto dire: “Adesso sono al sicuro”. Era un continuo rilanciare, senza mai avere le spalle coperte del tutto».

A ciò si somma un’altra difficoltà importante, e cioè il flusso di cassa irregolare.

«Nel settore artistico, i soldi non arrivano a fine mese. Spesso i pagamenti avvengono a 60 o 90 giorni, quindi dovevo gestire ogni entrata con attenzione, sapendo che, anche se lavoravo oggi, quei soldi li avrei visti solo dopo mesi. Questo richiedeva un’attenta pianificazione per far fronte alle spese nel frattempo».

La necessità di un piano B

Quando arriva la pandemia, Elisa vede sfumare la tournée programmata e ha un’epifania…

«Questa situazione mi ha fatto riflettere sul fatto che, se accade qualcosa di simile, non ho alcun paracadute. Vivo da sola e posso contare solo sulla mia capacità di lavorare come attrice. Se mi togliessero questa possibilità, non avrei nulla. Già allora ho iniziato a pensare che forse sarebbe stato saggio avere un piano B, diversificando le entrate per maggiore sicurezza».

Questo piano B prende forma concreta due anni più tardi quando, a seguito di una frattura, Elisa è nuovamente impossibilitata a lavorare. È allora che inizia a cercare un secondo mestiere.

«Però mi serviva un lavoro che potessi gestirmi da sola, senza capi, senza un orario d’ufficio, senza un ufficio. Al giorno d’oggi devo dire che le soluzioni ci sono: si può lavorare online e ci sono dei lavori non tradizionali».

Dopo un po’ di ricerca, trova un impiego in un altro ambito che l’appassiona, quello del benessere, nel campo del network marketing.

«Il settore del benessere è un settore in crescita perché tutti quanti abbiamo sempre più bisogno di stare bene di salute e di prenderci cura di noi stessi. Oltretutto, facendo l’attrice e lavorando con il mio corpo io mi sono sempre molto occupata del mio benessere fisico e quindi questo lavoro era proprio giusto»

Una nuova consapevolezza

Grazie al nuovo lavoro, Elisa guadagna circa 700 euro al mese. Combinando queste entrate con quelle derivanti dal teatro, riesce a finalmente a concedersi un qualcosa in più.

«Ora posso vivere il mio lavoro con maggiore serenità, senza il peso costante di una sfida di resistenza. Posso anche concedermi di dire “Questo weekend resto a casa a riposare”, cosa impensabile prima, dato che gli spettacoli sono sempre nel fine settimana. Un tempo rifiutare una proposta mi avrebbe fatto sentire in colpa, pensando all’impatto sul bilancio mensile, mentre adesso mi sento più libera di rispettare i miei bisogni».

Non solo: Elisa inizia a regalarsi il lusso di qualche spesa superflua.

«Se voglio togliermi uno sfizio, come andare al ristorante una volta in più, ora posso farlo senza troppi pensieri. Tuttavia, trovare un equilibrio non è sempre immediato: dopo una vita passata a risparmiare, liberarsi dell’idea che ciò che è superfluo si debba necessariamente evitare non è semplice. Cambiare mentalità richiede tempo e consapevolezza».

Questa nuova visione la porta a vivere con più leggerezza la relazione con il denaro. Un cambiamento che è perfettamente rappresentato dall’episodio in cui Elisa si reca al nostro evento Nudismo Finanziario a Cagliari.

«Quella sera, come al solito di corsa, ho parcheggiato senza accorgermi che era zona rimozione forzata. Alla fine dell’incontro, la macchina non c’era più: 280 euro per riaverla. Oggi ci rido sopra, ma due anni fa mi sarei disperata. Ora, grazie all’altra attività che ho iniziato da un anno e mezzo, riesco a dire: “Pazienza, troverò il modo di recuperare quei soldi”. È curioso che mi sia successo proprio andando a un incontro sul benessere finanziario!».

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