Tu lo sai quanto è il Pil dell’Italia?

Questo indicatore non è solo un numero, ma un utile metro di giudizio che può soccorrerci nei momenti di incertezza.

Tempo di lettura: 3 minuti

Luciano Canova
Luciano Canova

di

Economista e divulgatore scientifico, insegna Economia Comportamentale presso la Scuola Enrico Mattei.

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Foto di Antoine Dautry

Premessa

In È grande questo numero? il matematico Andrew Abbott fa un’operazione salutare: forse sarebbe eccessivo dire che riesce a farci amare la matematica, ma è sicuro che ottenga un obiettivo altrettanto prezioso. Rendercela umana. E questa operazione salutare è condotta partendo da un aspetto che troppo spesso dimentichiamo: i numeri sono, al di là di una costruzione astratta attinente al mondo platonico delle idee, un prodotto umano, troppo umano. I numeri entrano nella nostra vita in modo continuo, a volte senza che nemmeno gli prestiamo la giusta attenzione. E questa loro ubiqua presenza merita, per lo meno, che abbiamo nei confronti dei numeri stessi non solo un atteggiamento di rispetto, ma di amicizia e accoglienza.

Perché me ne parli

Il lungo preambolo mi serve oggi in primis per consigliarti questa lettura e, secondariamente, perché un primo aiuto che abbiamo a disposizione quando pensiamo al denaro e lo maneggiamo ci viene proprio dai numeri. E dalla capacità di non averne paura per utilizzarli quando facciamo le nostre scelte.

Contare equivale a raccontare

Abbott si affida all’etimologia quando dice che contare e raccontare condividono una radice e che, dunque, così come l’arte di condividere storie, quella di scambiarci numeri è intrinseca alla natura di Sapiens.

Alcuni antropologi ritengono, anche se si tratta di un’ipotesi non dimostrata al 100%, che il numero 0 abbia un’origine bellissima: quando gli uomini, per misurare (che si trattasse di merci o cibo o animali) si servivano ancora di sassolini, come un Pollicino ante litteram con il bisogno di tracciare il percorso, può essere che la traccia lasciata da un ciottolo sulla sabbia dopo essere stato levato abbia dato proprio l’origine all’idea di assenza e di vuoto connessa allo zero.

Ma come si fa a familiarizzare con i numeri?

La prima regola è impararsi alcuni numeri a memoria. Tenere nei cassetti della mente qualche ancora che potrebbe tornare utile alla bisogna.

Ai miei studenti, durante le primissime lezioni, chiedo sempre quanto è grande il PIL dell’Italia. Spesso la risposta non arriva, sostituita dallo sguardo smarrito della sorpresa.

E il fatto è che questo indicatore non è solo un numero, ma un utile metro di giudizio, sommario per carità ma prezioso, che può soccorrerci nei momenti di incertezza.

Ricorda dunque, spannometricamente (o in modo gentile, come piace a me) 2 trilioni di euro (oppure 2 mila miliardi). L’ordine di grandezza è questo e ti servirà quando, per esempio, vorrai fare dei confronti. Il Pil degli USA? 21 trilioni, più di 10 volte tanto. Quello della Cina? 15.

Il prodotto interno lordo non è da prendere come oro colato e non è tutto, però è un numero che ti aiuterà ad orientarti.

Per esempio quando ti dicono che il debito pubblico italiano vale 2500 miliardi di euro. O che l’evasione fiscale toglie ogni anno alle casse dello stato un centinaio di miliardi.

Altro numero che ti consiglio di memorizzare? Quanta CO2 viene emessa ogni anno? Sempre per ordini di grandezza gentili, siamo nell’ordine delle 30 Gt. E giga sta per miliardi.

Perché ti dico di studiarti a memoria questi numeri?

Perché è un modo per riconoscere un volto che non ci pare familiare, quando lo incontriamo per strada. È come perdersi in una città che non conosce e, invece di farsi aiutare da Google Maps, cercare punti di riferimento, magari con un monumento che si veda ovunque e che ti aiuti a trovare la strada.

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