Ogni mese, 76 sportelli bancari chiudono: come cambia il nostro modo di gestire il denaro
Negli ultimi anni, abbiamo assistito alla chiusura di migliaia di sportelli bancari in tutta Italia. Ma la “desertificazione bancaria” è un problema per tutti? Tra digitalizzazione dei servizi, nuove abitudini dei consumatori e strategie di razionalizzazione dei costi, il sistema bancario si sta ridefinendo. E mentre alcune comunità si mobilitano per salvare l’ultimo sportello, altri si adattano – o addirittura preferiscono – una gestione completamente online delle proprie finanze.
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di La redazione

Forse vi sarà già capitato di notare un cambiamento. Da un giorno all’altro, la filiale che eravate abituati a incrociare lungo la via verso l’ufficio ha chiuso i battenti. Magari vi sarete detti che si tratta di una coincidenza che non vi riguarda, dal momento che siete clienti presso un altro istituto di credito. O, forse, la cosa vi ha già toccato personalmente, e l’unica filiale che serviva da punto di riferimento per la zona in cui abitate all’improvviso non era più lì. Al di là delle percezioni personali, il fenomeno è diffusissimo. Si parla sempre più spesso di chiusura sportelli bancari, una tendenza così marcata da meritare un nome che evoca scenari sinistri: “desertificazione bancaria”. I dati, d’altro canto, sono tutt’altro che lusinghieri. Secondo le rilevazioni di UILCA Lombardia, nell’arco di tempo compreso tra il 2019 e il 2024 sono state 4.557 le filiali che hanno cessato la loro attività, con una media di 76 ogni mese.
I numeri del fenomeno
Mentre le filiali bancarie abbassano, spesso definitivamente, le saracinesche, coloro che si trovano a doverne fare a meno sono numerosissimi. A tracciare un quadro è la Fondazione Fiba di First Cisl – sindacato che rappresenta i lavoratori di banche, assicurazioni, finanza, riscossione e authority -, la quale ha dato vita ad un apposito osservatorio che raccoglie ed elabora i dati relativi a tutte le regioni italiane. A dicembre 2024, in Italia erano 4 milioni e 600mila le persone che vivevano in un comune del tutto privo di accesso ad uno sportello bancario – e la metà di loro si trovava già in questa situazione dal 2015.
Entrambi i numeri sono peraltro in aumento da diversi anni. Ma come si vive senza filiali bancarie cui rivolgersi? Secondo l’UILCA, nel 2024 il 93,2% degli italiani si dichiara insoddisfatto della riduzione dei servizi bancari. Mentre il 71,3% ha confessato che, nel caso la propria filiale dovesse chiudere i battenti, sarebbe comunque incline a cercare un altro punto di contatto in presenza con il proprio istituto di credito. In alcuni casi, gli abitanti dei comuni si sono mobilitati in prima persona per scongiurare la chiusura del proprio sportello di riferimento: è quanto sta accadendo in questi giorni, ad esempio, a Rovigo, dove gli abitanti hanno indetto una vera e propria raccolta firme per salvare l’unico sportello bancario in funzione.
Perché chiudono le filiali bancarie?
A motivare la scelta da parte molti istituti di credito in fatto di riduzione della propria presenza sul territorio c’è innanzitutto una questione di costi. È il caso, ad esempio, di Deutsche Bank (la desertificazione non è solo un fenomeno nostrano). Secondo quanto riporta Reuters, nel 2025 l’istituto pianifica di licenziare quasi 2000 impiegati e, di conseguenza, tagliare anche in modo significativo il numero di filiali. Un ulteriore aspetto del problema riguarda il cosiddetto “risiko bancario”, ovvero il consolidamento degli istituti di credito in colossi sempre più grandi. Quando una banca ne acquisisce un’altra, il destino delle filiali bancarie è infatti incerto. E anche nel caso si riesca ad evitare chiusura e licenziamenti, non è detto che tutto rimanga com’era. La sede potrebbe infatti perdere il proprio status di filiale e la possibilità di offrire determinati servizi.
A chi servono le filiali bancarie ?
Nell’equazione manca, infine, un altro elemento che avrete forse già immaginato. A trasformarsi, in questi anni sono state soprattutto le nostre abitudini di consumatori. La maggior parte di noi è ormai a suo agio nel servirsi di un’app sullo smartphone per i più disparati scopi, dall’ordinare la cena ad acquistare un divano. Come stupirsi che le banche siano sempre più proiettate a conquistare il mercato dell’online? E così in questi anni abbiamo assistito alla proliferazione di servizi “nativi digitali” come Revolut o a consolidate realtà del credito come Intesa Sanpaolo che addirittura danno vita ad un’esperienza come quella di Isybank (piattaforma su cui diversi correntisti già utilizzatori dell’app ISP sono stati trasferiti senza rendersene conto). Coloro che tuttavia vengono lasciati indietro sono tutti gli utenti che per abitudine o necessità non intendono rinunciare al contatto umano. Si parla di anziani, ma anche di una fetta di risparmiatori che sente il bisogno di essere fisicamente accompagnato prima di intraprendere un percorso di investimento. A tal proposito, sempre secondo il rapporto UILCA, il 75,4% degli italiani ha dichiarato che la vicinanza di una banca influisce sulle proprie decisioni finanziarie.
E voi, vorreste prendere decisioni importanti per il vostro portafoglio senza prima avere avuto un confronto a quattr’occhi?