Ho conosciuto il lato oscuro della ricchezza

Ilaria Cusano passa da un’infanzia fiabesca, circondata da lusso e bellezza, a un’adolescenza ribelle e arrabbiata per il tracollo economico della sua famiglia. Che non è dovuto a errori di business bensì all’incapacità di gestire le conseguenze emotive del successo, ovvero l’invidia e la solitudine che spesso ne derivano. Ilaria giura che non le succederà la stessa cosa.

Tempo di lettura: 11 minuti

Ilaria Cusano

Ascolta il podcast della puntata:

“Sono in terapia dalla psicologa da un anno per gestire il successo. Appena ho sentito arrivare questa onda, mi è ritornato l’ammonimento dalla vita dei miei genitori. Ho detto: ‘Aspetta un attimo. Questa è una cosa fighissima che mi sta succedendo. È stupenda. Però ha una tale intensità che ho bisogno di aiuto interiore per sostenerla’. La vita non ti prepara al successo. La scuola non ti prepara al successo. Quando le cose ti vanno bene, quando ti arricchisci, è più facile che vieni lasciata sola, che vieni criticata e aggredita. Poi, dopo un certo periodo, inizi a trovare persone migliori per te, e bellissime”.

Ilaria Cusano ha 40 anni. È un’imprenditrice nel campo della formazione e del coaching e qui ci svela il lato meno raccontato del successo.

“Chiuso per esaurimento”

Dai 4 ai 13 anni Ilaria conosce la ricchezza. Cresce in una grande villa fuori Roma, circondata dalla bellezza, in una quotidianità scandita da feste e viaggi.

«Quelli erano gli anni in cui appena una famiglia diventava benestante, ci si costruiva la villetta fuori dalla città e quindi i miei erano perfettamente allineati con questo sogno americano in Italia».

Ma quella ricchezza, per i suoi genitori, è una parentesi che dura solo dieci anni.

«Io sono stata l’unica della mia famiglia a crescere in un’età dell’oro, perché i miei genitori invece venivano da condizioni economiche difficili (sono stati bravissimi a crearsi una piattaforma per un riscatto) e poi mia sorella e mio fratello invece sono cresciuti in una situazione economica completamente diversa, con un entourage diverso, molte difficoltà, molta pesantezza. Tutta quella allegria che avevo vissuto io, non c’era più».

Il declino inizia quando Ilaria ha 13 anni e la famiglia si trasferisce a Velletri, un paese dei Castelli Romani. I suoi genitori hanno lasciato i rispettivi lavori, lui agente di commercio lei manager in grandi aziende, per avviare un’attività imprenditoriale. Hanno rilevato una piccola pasticceria molto rinomata e l’hanno ingrandita fino a farla diventare spettacolare, immensa, conosciutissima. Da lì sono arrivati ad aprirne quattro in diversi paesi. Gli affari vanno splendidamente quando decidono di chiudere l’attività. Il tracollo economico, in questa storia, è la conseguenza di una tracollo psicologico, non il contrario.

«Chiusero tutto e mio padre attaccò fuori dal negozio un cartello con su scritto “Chiuso per esaurimento”. Ed era davvero così. Nel senso che l’attività andava bene, avrebbe potuto continuare a rimanere aperta. Non era davvero un problema imprenditoriale. Era veramente un problema più intimo».

Se prova a riallacciare i fili di quegli anni, Ilaria ricorda la profonda depressione di suo padre e la crisi di coppia dei suoi genitori, poi superata. Ma la causa di questi disagi era altrove.

“I problemi che i miei genitori hanno avuto sono stati tutti di ordine emotivo, ossia di gestione delle relazioni e di intelligenza emotiva. Tutte cose che poi sono diventate il mio lavoro”.

Suo padre aveva avuto successo in un contesto in cui veniva continuamente aggredito e osteggiato.

«Dal punto di vista imprenditoriale, in realtà, mio padre era un genio, secondo me, perché aveva avuto delle idee fantastiche, solo che erano tutte controcorrente. E quindi nel momento in cui cominciò ad avere molto successo, tutti i commercianti lì attorno nel paese tentavano di fargli cambiare strategia perché li metteva in ombra».

Sua madre, dal canto suo, era una donna bellissima, in carriera, corteggiata. Una di quelle che aveva attirato invidie per gran parte della sua vita, sentendosene però in colpa e mettendo in guardia sua figlia: «“Attenta che ti attiri le invidie delle persone, gioca sempre di profilo basso”. C’era sempre questa cosa che non dovevo espormi troppo, che dovevo controllare quello che dicevo, che non dovevo dire tutto, non dovevo infastidire le persone».

La scoperta di un’altra ricchezza

Ilaria vive il tracollo economico della sua famiglia come un tradimento.

«”Non è possibile che voi che mi avete fatto crescere in questa magnificenza e meraviglia in cui io ero felicissima, mi sembrava di essere in una fiaba, poi dopo avete rovinato tutto”. Chiaramente da adolescente me la vivevo così».

D’altra parte, però, matura in lei una grande voglia di riscatto e una potente ammonizione.

“Da questa storia familiare ho imparato quanto importanti siano tutta una serie di fattori invisibili, appunto, come l’emotività, la gestione dei pensieri, la gestione delle relazioni, la gestione del successo, della psicologia, del successo. Il rapporto con i soldi anche da un punto di vista interiore. Tutte cose invisibili. Eppure più importanti e impattanti delle cose visibili”.

A 15 anni Ilaria inizia a lavorare durante le vacanze scolastiche. Il suo obiettivo è mettere via i soldi per andarsene di casa prima possibile. A 19 anni ci riesce. Torna a Roma per studiare sociologia. Sua madre le passa ciò che può, 200 euro al mese. Per il resto, si mantiene completamente da sola, lavorando.

Verso i 23 anni, invece di perdere tempo con mille lavoretti, decide che vale la pena iniziare a costruire quello che sarà il suo lavoro futuro. Così, unendo le competenze che ha accumulato con lo yoga, la danza, il teatro e aiutandosi con la sociologia, costruisce un percorso di crescita spirituale che offre a gruppi, coppie o singoli individui.

«Memore dell’esperienza dei miei genitori, mi dissi: “Aspetta un attimo, prima di pensare a diventare ricca, pensa a maturare quell’altra ricchezza”. Cioè un lavoro creativo che mi fa bene, che a livello relazionale mi porta in contatto con le persone che voglio frequentare. Volevo oltrepassare i limiti che avevano bloccato i miei genitori, quindi imparare a stringere relazioni e a mantenerle, anche andando in profondità nei rapporti con gli altri, affrontando temi magari più difficili, ma che, una volta affrontati, ti connettono molto di più».

Per anni, Ilaria guadagna il minimo indispensabile ed è focalizzata sulla sua salute mentale.

“Guadagnavo 800, 1000, 1.500€ al mese che mi permettevano appena di sopravvivere. La mia concentrazione massima era proprio sulla dimensione interiore del successo e del benessere”.

Poi, non appena si sente matura e ha la certezza di non cadere vittima di burnout o di relazioni tossiche, Ilaria decide di fare un salto professionale: «“Ok, adesso sono pronta per un successo, anche materiale”, mi sono detta».

Anche perché, con quello stile di vita, non riusciva a fare altro se non lavorare e studiare. «Non avevo tempo e spazio per costruirmi nient’altro di affettivo e di personale. L’unica leva per costruire uno stile di vita più sano era proprio quella economica, cioè dovevo mettermi nella condizione di poter lavorare di meno e guadagnare di più».

Ilaria capisce che il suo coaching spirituale, da pioneristico, diventerà sempre più necessario e prezioso. Lavora dunque per svilupparlo in maniera eccellente, apre un canale youtube e si espone su larga scala, preparandosi a un boom del mercato che in effetti di lì a poco arriva. Tra il 2008 e il 2015 guadagna tra i 5mila e gli 8mila euro al mese. E conduce una vita bellissima: può viaggiare, incontrare persone, partecipare a eventi, continuare a formarsi.

Il lato oscuro della fama e il successo sano

A un certo punto, però, succede qualcosa che la destabilizza. Il canale Youtube ha un boom improvviso. Nel giro di poche settimane cominciano ad arrivare decine di migliaia di messaggi, commenti, tantissime iscrizioni.

“E lì è cambiato tutto. Ho veramente scoperto e toccato con mano il lato oscuro della “fama”. Avevo una community che era esplosa, era diventata di centinaia di migliaia di persone, che però non diventavano tutti clienti, studenti o studentesse. Erano semplicemente e-mail, messaggi, commenti…”.

Ilaria intravede subito il pericolo a cui va incontro. Capisce che non deve farsi prendere emotivamente dalla notorietà e deve tornare a focalizzarsi sui suoi obiettivi: ricostruire la ricchezza perduta dell’infanzia e avere un impatto positivo sul mondo. Se la fama è funzionale a quegli obiettivi, bene. Altrimenti non va perseguita.

E così vira nuovamente la sua strategia. Chiude collaborazioni funzionali solo a far crescere la notorietà e si concentra sul suo business. Fonda un’azienda, costruisce un team, chiede un finanziamento, si assume molti più rischi e responsabilità E si prepara al successo vero.

«I 40 anni sono arrivati da pochi mesi, però l’anno scorso è stato sicuramente l’anno più bello della mia vita».

L’azienda di Ilaria ha fatturato mezzo milione. Il suo team è salito a 11 persone. La ricchezza in cui è cresciuta è tornata nella sua quotidianità.

L’aumento esponenziale del fatturato, però, non ha cambiato lo stile di vita che Ilaria fin da giovanissima ha cercato di costruire e di difendere.

“Io lavoro con grande focus e ardore, però sei o sette ore al giorno. Non sono mai stata workaholic, non ho mai avuto problemi di salute mentale o di burnout collegati al lavoro. Per me è forte e chiaro il messaggio che il lavoro serve al benessere della vita umana e non siamo venuti al mondo per lavorare, siamo tutti al mondo per vivere, quindi il lavoro ci deve fare bene, non male”.

«Dedico tanto tempo alla salute, quindi all’alimentazione, alle camminate nella natura, alla meditazione. Al secondo posto viene la vita affettiva: dedico molto tempo e spazio alle relazioni che devono essere sane; chiudo tutte le relazioni dove si instaurano abusi di potere, meccanismi tossici. E poi al terzo posto c’è il lavoro».

Le difficoltà relazionali

Il successo economico, però, come anni prima era stato per la notorietà su Youtube, la mette di fronte a una nuova sfida relazionale:  il crac con la collettività. Le prime ad andare in crisi sono proprio le amicizie.

“Un paio di amiche le ho perse in modi che mi hanno fatto soffrire. Una nel momento in cui ha visto che avevo alzato così tanto i prezzi dei miei servizi, e che avevo cambiato completamente strategia di business, mi ha aggredito. Insomma, c’è stato un conflitto di valori fondamentalmente. E con un’altra c’è stato il famoso tema di invidia di cui mi parlava sempre mia madre”.

Anche la relazione con il compagno rischia di avere contraccolpi da questo successo. «Con lui ha cominciato a presentarsi la situazione per cui parenti, amici, persone varie, hanno cominciato a instillagli delle pulci nell’orecchio: “Ah, ma adesso stai con una donna che guadagna così tanto più di te. Anche tu devi guadagnare tanto… Ma che obiettivi hai?”. Per fortuna lui non è assolutamente ricettivo nei confronti di queste cose. È tranquillissimo, nel senso che ha stima di me, mi ammira. È molto sostenitore, felice del mio successo, non si è mai messo in competizione. Però, comunque, ha dovuto cominciare ad avere tutte queste conversazioni con questa gente intorno a lui, su questo tema».

D’altra parte, Ilaria e il suo fidanzato hanno già una conversazione aperta sull’argomento economico. Anni prima avevano provato ad avere un bambino. In quella circostanza avevano riorganizzato la loro vita in modo che per qualche tempo Ilaria avrebbe potuto dedicarsi al piccolo e il suo fidanzato provvedere a tutti e tre economicamente. Il bambino non arrivò, ma quell’assetto per cui Ilaria dedicava molte ore alla cucina e alla cura della casa rimase.

«Per cui a un certo punto gli dissi: “Senti, o facciamo metà a metà sul carico domestico, oppure, se rimane così sbilanciato, ti chiedo uno stipendio. Io sono pure disponibile a lavorare così tanto, ma pagata”. E lui mi disse di sì: “Facciamo così, nel frattempo mi insegni a fare tutto quanto, così pian piano arriviamo alla parità”».

E così per un po’ Ilaria ha percepito dal suo compagno 800 euro al mese. Quella sorta di indennizzo si è ridotto progressivamente fino a 0. Oggi sono a quel punto: hanno raggiunto la parità piena nella distribuzione del carico domestico. Una parità che non è stata messa in crisi dal successo.

Il senso della ricchezza

Ilaria ha utilizzato la ricchezza innanzitutto per ricostruire la bellezza in cui è cresciuta.

«Ho assaporato per anni come si sta bene spiritualmente a vivere nella bellezza. Dove per bellezza intendo natura, cura degli ambienti, architetture, arte, viaggi. Tutte cose che hanno nutrito la mia anima e io anelo ad averle intorno costantemente».

Ciò non toglie che Ilaria reinvesta continuamente ciò che guadagna nella sua attività: «Tutti i soldi che voglio fare mi servono ad assumere determinate persone, le migliori, e voglio poterle pagare tanto».

L’obiettivo che ha maturato crescendo è quello di avere un impatto positivo sulla società, in una dimensione molto affine, tra l’altro, con i valori di Rame.

“Il mio scopo è la redistribuzione della ricchezza, cioè ridare potere alle persone attraverso i soldi. Perché stiamo vivendo il periodo storico più ricco di sempre, dove l’accesso alla ricchezza non è mai stato così tanto e così facile, e quindi si tratta solo di andarcela a prendere questa ricchezza. Non è mai successo nella storia dell’umanità, sta succedendo adesso. E quindi sono molto motivata. Siccome ci sono riuscita io e siccome ho sofferto tanto, invece, nel vedere persone che amo non riuscirci, io fino a tre secondi prima di morire farò questa cosa”.

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