Ho investito tutto in un desiderio
A quarant’anni, quando tutti si comprano una casa, Valentina si è comprata un cavallo. Tra i sacrifici che fa per mantenerlo (niente uscite a cena e abiti nuovi) e i sensi di colpa per non avere un fondo di emergenza, Valentina ha scoperto che aver investito in un desiderio autentico è la più grande motivazione che ha per crescere e migliorare la sua condizione economica.
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Valentina è caduta da cavallo. Una settimana di collare, un polso dolorante, un mese senza montare: pensava di cavarsela così. Ma un’ora prima di incontrarci per questa intervista, ha scoperto di avere una lesione ai legamenti del polso: «Ciò significa che non potrò cavalcare ancora per molto, e questo mi mette in crisi perché il rapporto con la cavalla si costruisce a terra, ma soprattutto montandola. Dovrò gestirla in modo completamente diverso da adesso in poi. È una sfida, non solo medica ma personale».
Valentina ha comprato Safe Place due anni fa, dopo averla montata per un anno. «L’ho fatto perché ho una grande passione per l’equitazione ma altrettanta paura di cadere. Con Safe mi trovavo bene, era una cavalla tranquilla, comprandola mi sentivo al sicuro. Rispetto alle quotazioni di mercato, Safe non aveva un prezzo eccessivo, diciamo pari a un’auto usata, ma per me era molto. Così mi hanno permesso di pagarla con rate molto lunghe. Ci ho messo due anni e adesso è mia. Ne ho la totale responsabilità e anche quando non posso montarla devo comunque muoverla: non può stare troppo tempo nel box».
A 40 anni, Valentina ha realizzato a Milano il sogno coltivato da bambina in Puglia. «Da piccola ho sempre desiderato avere un cavallo. Forse perché guardavo cartoni animati con grandi donne libere che cavalcavano, come Lady Oscar».
Nel suo immaginario, l’equitazione non era uno sport per ricche cavallerizze che andavano ai concorsi in pantaloni bianchi e giacca blu, ma una competenza necessaria per aspiranti donne libere.
“I miei genitori hanno sempre giocato con questa mia richiesta. Così attorno agli undici anni mi hanno detto: “Metti i soldi da parte e poi vediamo, magari ti mandiamo a cavallo”. Io per tutto l’inverno ho messo via i soldini e l’estate ho iniziato a prendere lezioni nel maneggio vicino la nostra casa al mare, in Gargano.”
«Un pomeriggio, l’estate era quasi finita, il cavallo si impiantò in mezzo al campo perché c’era un alveare di vespe vicino allo steccato. Io mi spaventai, mia madre ancora di più. Esperienza chiusa. Non ho più cavalcato per anni».
Quando Valentina conosce Antonio, il suo futuro marito, un artista molisano, scopre che era letteralmente cresciuto in mezzo ai cavalli. Da ragazzo, viveva di fianco a un maneggio dove poi aveva lavorato: non solo aveva imparato a montare, ma era stato un cavaliere agonista. Anche lui, però, aveva smesso. «Siamo stati molti anni insieme senza mai andare a cavallo insieme. Poi, in seguito a una crisi, abbiamo deciso, lui di ricominciare a cavalcare, io di prendere lezioni. Pensavamo che il cavallo potesse “curarci”, sia individualmente sia come coppia. Così è stato».
Iniziare a 40 anni è diverso che iniziare a 11. Hai più paura di cadere. Ma Valentina quella paura ha cominciato a viverla come una sfida, un modo per superare la paura della vita.
“La scelta di comprare un cavallo è stata emotiva e non razionale. Sapevo che economicamente sarebbe stato un salasso per me. Sapevo che avrei fatto fatica a far quadrare i conti. Però mi sono detta: la voglio. Non ho un’auto, non ho figli, non c’è nulla che possa impedirmi di avere la cavalla.”
Valentina fa la giornalista, si occupa della produzione video per alcune testate. Il suo stipendio è nella media di quelli milanesi. Non ha una casa di proprietà, paga 800 euro di affitto al mese. Tutti da sola, perché suo marito Antonio vive in Molise dove ha un laboratorio artistico e la campagna di famiglia da mantenere. Valentina ha altre due spese fisse: un prestito che sta restituendo, 300 euro al mese, e la partita Iva di un anno in cui non era riuscita a pagarla, che sta restituendo a rate di 200 euro al mese. Poi ci sono le utenze della luce e del gas, il cibo, i treni… e Safe.
«Quando l’ho comprata ho fatto un preventivo di quanto mi sarebbe costata: 500 euro al mese per la pensione, 200 euro al mese per le lezioni; 150 euro l’anno per il centro ippico. A queste spese fisse dovevo aggiungere quelle una tantum: la sella e tutti i finimenti, i pantaloni, gli stivali. Col tempo, però, mi sono accorta che c’erano tanti costi aggiuntivi che non avevo preventivato pur andando a cavallo: il gel salvagarrese, il grasso per gli zoccoli, quello per i finimenti, quello per gli stivali. E poi c’è tutto ciò che può succedere alla cavalla e a te durante le lezioni e che non puoi prevedere. Per esempio Safe ha una struttura molto sottile e spesso ha bisogno di fare dei fanghi. Una volta si è infiammata e ha avuto bisogno del veterinario. Adesso c’è il mio ortopedico per il polso. Le spese che non avevo preventivato sono almeno 100 euro al mese in più. Dicono che l’equitazione sia alla portata di tutti ma la verità è che resta uno sport molto costoso, anche se non hai un cavallo».
La vita di Valentina è completamente cambiata da quando c’è Safe.
«Lo stipendio vola via e io ho fatto delle scelte. Viaggio meno, accontentandomi delle opportunità che mi capitano per lavoro. Ho ridotto le uscite a cena. E se prima a pranzo mangiavo sempre fuori, adesso sono rigorosa nel portarmi il cibo da casa. Sono più di 24 mesi che non compro abiti nuovi: l’ultimo vestito che ho comprato, lo ricordo benissimo, era il febbraio 2020, per un evento. Insomma, limando le spese riesco a rientrare nel mio budget. Sacrifici ne faccio, però li faccio per la cavalla. E per me. Quello che Safe mi ha dato in questi anni è impagabile».
Desiderio e sacrificio. Investire nel proprio desiderio, significa necessariamente sacrificare altri aspetti della propria vita? Oppure può essere la leva per ottenere un miglioramento generale.
“Safe è una motivazione a crescere economicamente, a migliorare la mia situazione, a guadagnare di più. Non penso di vivere per sempre in una condizione di riduzione: la considero momentanea.”
Avere un cavallo era il suo desiderio di bambina, non uno status. «Lo status per me è avere uno stile di vita coerente con la professione che faccio e con l’ambiente sociale in cui vivo: non voglio rinunciarvi, ma ho imparato a mantenere questo stile senza spendere cifre assurde e salvaguardando la mia felicità, che è stare con Safe. I cavalli hanno una natura molto particolare. Non ti fanno festa scodinzolando però ti regalano delle piccole magie, ti spingono con il muso, hanno delicatezze incredibili. Il loro affetto è sottile, perché non è plateale. È una magia che si crea tra me e lei. E considerando che passo molto tempo lontana da mio marito, la cavalla è il mio affetto».
Ciò non toglie che il pensiero di venderla si affacci periodicamente alla mente di Valentina. «L’ultima volta è successo poco fa, dopo la sentenza del medico sul mio polso. Io non potrò cavalcarla, ma le spese restano. La verità è che provo spesso senso di colpa per aver comprato un cavallo e non aver risparmiato tutti quei soldi. Al momento io non ho nulla da parte, e se ci saranno imprevisti sarò in difficoltà. A volte mi giustifico dicendomi che non vado dalla psicologa perché la mia psicologa è lei, non vado in palestra perché la mia palestra è lei, non ho un gatto o un cane, ho un cavallo.
“Penso di sentirmi addosso il giudizio, non tanto degli altri, quanto della mia famiglia. I miei genitori non mi hanno mai detto nulla, ma nella mia testa li sento dire: Invece di comprarti una macchina ti compri un cavallo? Invece di mettere da parte i soldi li spendi per il cavallo?”
È una sorta di autocensura, ma nasce dall’educazione che ho avuto. Sono cresciuta con loro che hanno sempre fatto tanti sacrifici per noi: eravamo tre figli più una quarta adottata, ci hanno fatto studiare e viaggiare. E nell’età in cui ci si compra una casa come sicurezza economica, io mi vado a comprare un cavallo che non è una sicurezza ma una spesa».
Eppure Valentina ha una fiducia nella sua situazione finanziaria che forse non ha in altri campi. Crede in se stessa e nella capacità di cavarsela qualunque cosa accada. «La mia paura è di sovrastimare la mia capacità, di non essere davvero obiettiva nei confronti del denaro proprio in virtù di questo desiderio, di questo sogno. Pur di tenermi la cavalla faccio di tutto, pago una bolletta in ritardo, sono sempre sul filo del rasoio… Però questa cavalla io la voglio. È una cosa che faccio per me».
La fiducia nelle sue finanze è la stessa con cui da bambina aveva riempito il salvadanaio per pagarsi le lezioni di equitazione. La sicurezza che nasce dall’utilizzare i soldi per realizzare un desiderio autentico.
“Da piccola avevo risparmiato per andare a cavallo, perché lo sentivo come un desiderio raggiungibile. Poi a 40 anni ho fatto la stessa cosa pur sapendo che era un desiderio meno raggiungibile.”
C’è spazio per la visione di lungo periodo in una economia così risicata? «In futuro mi vedo al mare, magari alle prese con un progetto mio e non con un lavoro da dipendente. L’unica cosa per ora certa è che quando prendi un cavallo devi tenere conto della sua vecchiaia. Puoi montarlo fino ai 20-22 anni, a seconda della sua salute, e lui vivrà fino ai 25-30 anni. Per cui ci sarà un momento della nostra vita, mia e di Safe, in cui lei sarà al pascolo e io l’andrò a trovare, passeggeremo insieme, l’accarezzerò, mi occuperò di lei, la striglierò e le pagherò la pensione».