I consigli legali per amministrare il denaro di un genitore anziano
Se un genitore anziano ha perso consapevolezza di sé o dei suoi soldi, in aiuto possono venirci alcuni strumenti legali. Ecco cosa ci ha consigliato un’avvocata esperta in diritto di famiglia.
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di Giorgia Nardelli
Giornalista esperta di diritti dei consumatori e finanza personale.
La scorsa settimana abbiamo parlato di un tema delicato e doloroso: come aiutare un genitore anziano nella gestione del denaro, se ci accorgiamo che ha difficoltà. Come abbiamo visto, però, non sempre è sufficiente un intervento o un aiuto “in punta di piedi”. Se il nostro caro ha perso consapevolezza di sé o dei suoi soldi, non possiamo fare altro che intervenire entrando personalmente nell’amministrazione. In aiuto possono venirci alcuni strumenti legali, ma ci sono anche accorgimenti da prendere quando i figli sono più di uno. Ecco cosa ci ha consigliato un’avvocata esperta in diritto di famiglia.
Cos’è la procura e chi può richiederla
Ci sono diversi strumenti legali che possono essere utilizzati per aiutare i nostri genitori, se ci rendiamo conto che sono in difficoltà con la gestione del denaro. «Se l’anziano non ha perso completamente la consapevolezza delle conseguenze delle sue azioni, è possibile ricorrere alla procura», spiega Maria Grazia Di Nella, avvocata specializzata in diritto di famiglia. «È un atto notarile attraverso cui una persona delega un altro soggetto a compiere atti nel suo interesse. Può essere molto utile quando una persona non se la sente più di amministrare il proprio patrimonio, o anche singole proprietà, come per esempio degli immobili, e preferisce affidare il compito a un figlio. Deve però essere il genitore a prendere l’iniziativa, e si presuppone che sia nel pieno delle sue facoltà mentali». Non occorre – specifica l’avvocata – il placet dei fratelli o di altri familiari, ma è sempre preferibile rendere partecipi gli altri componenti della famiglia. Se per esempio uno dei congiunti non è d’accordo con la procura, ed è convinto che il genitore non sia completamente in sé, potrebbe presentare un ricorso in tribunale.
Cosa fare se si è in più fratelli
A questo punto è doveroso soffermarsi su un aspetto non secondario. Quando bisogna prendere delle decisioni finanziarie relative a un genitore, sia che si tratti di una delega ad agire sul conto corrente, sia che sia una procura o più banalmente l’accesso alle password dell’home banking, è sempre necessario rendere partecipi gli altri fratelli di tutte e decisioni. «Se è vero che l’iniziativa di conferire una procura o una delega sul conto a un figlio parte dal diretto interessato nel pieno delle sue capacità, il consiglio è di usare la massima trasparenza nei confronti degli altri congiunti, anche nel caso in cui ci siano fratelli che vivono lontani. Ottenere il loro consenso, dare conto anche per iscritto, almeno delle decisioni significative, è sicuramente un modo per evitare problemi in futuro, anche di tipo successorio», suggerisce la legale. Il consiglio? Sedersi a tavolino e stabilire chi si farà carico della gestione, e utilizzare sempre strumenti tracciabili. «Se per esempio si decide di assegnare una somma settimanale al genitore, o di farla gestire direttamente a uno dei figli, meglio usare una prepagata, per poter effettuare le dovute verifiche in caso di necessità».
Che differenza c’è tra la procura e l’amministratore di sostegno
La procura è perfetta per gestire il patrimonio dei propri genitori, ma attenzione! Non toglie a colui che l’ha conferita la possibilità di agire, non limita i suoi poteri. «Se anche mi occupo a 360° del conto corrente di mia madre, nessuno le vieta di stipulare una polizza vita milionaria a favore della sua vicina di casa. Con l’amministratore di sostegno, invece, la persona che interviene e il Giudice Tutelare per gli atti di straordinaria amministrazione entrano nel processo decisionale. Un atto compiuto da una persona amministrata può essere annullabile o addirittura nullo a seconda dei limiti posti dal Tribunale nell’atto di nomina dell’amministratore».
L’amministratore di sostegno è un istituto molto duttile, a cui si può fare ricorso in tantissimi casi. «Nel caso di una persona anziana, può essere richiesto quando ci si trova in presenza di qualcuno che ha difficoltà evidenti nel decidere, in tutti gli ambiti della vita. L’amministratore diventa dunque colui che accompagna la persona che ha bisogno di aiuto, anche se non si sostituisce completamente a lui», chiarisce Di Nella. L’iniziava può partire dal coniuge, dai figli, dai parenti fino al quarto grado, ma non sono gli unici soggetti legittimati a presentare richiesta.
«Nella normalità dei casi, quando tutto va bene, è generalmente un componente della famiglia a farsi portavoce degli altri e ad agire, più raramente è lo stesso interessato, a volte accade che siano i medici che hanno in cura una persona malata a fare la segnalazione in Procura rilevando la situazione di bisogno di assistenza legale», spiega Di Nella.
Come si richiede l’amministratore di sostegno
L’iter viene attivato attraverso la presentazione di un ricorso al giudice tutelare (ma tra non molto, in virtù della riforma Cartabia, la competenza passerà al nuovo Tribunale per le persone, per i minorenni e per la famiglia). «Non è necessaria l’unanimità dei familiari per la richiesta, ma va motivata. Il ricorso per la nomina dell’amministratore di sostegno, inoltre, non richiede obbligatoriamente l’assistenza di un avvocato: nei siti dei tribunali si trovano anche domande fac simile», chiarisce l’avvocata. Una volta proposto il ricorso, che può contenere l’indicazione della persona a cui si chiede di assegnare il ruolo di amministratore, il tribunale fissa un’udienza nella quale viene esaminata la persona per la quale si chiede la procedura e vengono sentiti i parenti che hanno chiesto la procedura, dopodiché si attende la decisione del giudice.
«Nei casi di urgenza si può chiedere un amministratore di sostegno provvisorio, per fare sì che venga conferito l’incarico di amministratore prima dell’udienza e prima dell’esame dell’amministrato, per agire subito», aggiunge l’avvocata.
Chi può essere l’amministratore di sostegno
È il giudice a decidere. Di solito nei casi di genitori malati avanti con l’età si preferisce il coniuge, una persona convivente o uno dei figli. «In linea di massima, quando una richiesta di questo tipo arriva dalla moglie o dai figli, il giudice non ha problemi ad agire in questo modo. Ma se c’è un conflitto di interessi all’interno della famiglia, è difficile, per non dire impossibile, che venga nominato un componente della stessa. Il giudice preferirà un professionista, per evitare che qualcuno possa beneficiare o continuare a beneficiare della fragilità del genitore. Tra l’altro, oggi, con la riforma Cartabia, prima della sentenza, la famiglia della persona per cui si richiede il sostegno è tenuta a depositare una documentazione simile a quella richiesta in caso di separazione», aggiunge Di Nella. Si tratta della cosiddetta disclosure, l’insieme degli estratti conto e dei documenti finanziari degli ultimi tre anni, relativi sia ai conti correnti (anche quelli cointestati), a cui si aggiungono le dichiarazioni dei redditi. «Ciò permette al giudice di ricostruire il patrimonio della persona di cui si chiede tutela. Di fatto, sarà in grado di capire cosa è stato fatto negli ultimi tre anni, se ci sono state donazioni o movimenti di soldi insoliti, in altre parole, se chi ha aiutato il nonnino ad amministrare i suoi beni ne ha approfittato, o lo ha fatto in maniera arbitraria».
Quando è necessario l’amministratore di sostegno
Tutto dipende dalle capacità residue della persona che si intende “accompagnare”, come ci spiega la nostra esperta: «La Corte di Cassazione è intervenuta di recente su questo aspetto, specificando che quando le difficoltà dei nostri genitori o di una persona fragile sono esclusivamente di tipo economico, e riguardano la gestione ordinaria della loro vita, allorquando c’è una rete familiare che ha attuato una serie di accortezze per affrontare le situazioni di ordinaria amministrazione, non è necessaria questa ulteriore tutela, può essere sufficiente organizzarsi tra fratelli. L’istituto si rende necessario quando si aggiungono problemi di altra natura. Se ci sono problemi di salute importanti, come in presenza di malattie neurodegenerative, o se c’è il timore che il proprio genitore faccia sciocchezze». Non solo: «L’istituto si rende necessario anche in presenza di una procura rilasciata anni prima, quando vi è diffidenza in famiglia nei confronti del “procuratore” e le condizioni di salute del genitore sono decisamente peggiorate, e se intervengono problemi di salute importanti, come in presenza di malattie gravi e c’è la necessità di esprimere il consenso a determinati interventi, o ancora se c’è il forte timore che il proprio genitore possa essere circuito o influenzato a compiere atti lesivi del suo patrimonio».