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Investimenti, cos’è e come si legge un Kid

Mai sentito parlare di Kid? È un documento sintetico che contiene tutte le informazioni chiave di un prodotto di investimento, ed è obbligatorio per fondi, Etf e prodotti finanziario assicurativi. Il consulente dovrebbe consegnarlo al cliente prima di fargli sottoscrivere un contratto, ed è utilissimo, perché è lungo al massimo 3-4 pagine, ed è facile da comprendere. Ci siamo fatti spiegare cos’è, e, carte alla mano, abbiamo capito come si legge e in cosa può esserci utile.

Tempo di lettura: 7 minuti

Giorgia Nardelli
Giorgia Nardelli

di

Giornalista esperta di diritti dei consumatori e finanza personale.

Cos'è il Kid
Foto di Maranda Vandergriff

C’è una sigla di appena tre lettere che dovremmo tenere stampata in mente quando stiamo per fare un investimento, ed è Kid. È l’uscita di sicurezza che può salvarci quando non capiamo bene cosa ci sta proponendo il consulente finanziario. Ma soprattutto è una “piccola Bibbia” da leggere assolutamente prima che ci venga consegnato il documento informativo di un prodotto, quel plico di decine di pagine scritte più fitte del bugiardino di un farmaco, in un linguaggio spesso complesso, che dovremmo leggere in pochi secondi e firmare per sottoscrivere un finanziario o assicurativo. Ci siamo fatti spiegare cos’è questofantomatico Kid, e, soprattutto, abbiamo visto come si legge e in cosa può esserci utile.

Cos’è il kid e per cosa è obbligatorio

Spieghiamo intanto di cosa parliamo. Il Kid (da Key information document) è un documento riservato agli investitori, che contiene le informazioni chiave su un prodotto finanziario. Dal 2023 i Priips rivolti alla clientela al dettaglio (la sigla sta per Packaged Retail and Insurance-based Investment Products), e cioè i prodotti che al loro interno contengono più titoli, come i fondi di investimento, gli Etf, o i prodotti finanziario assicurativi come alcune polizze, devono avere il proprio Kid, così che il consulente finanziario lo consegni ai suoi clienti prima della sottoscrizione. Lo scopo è chiaro: fornire tutti gli elementi utili al risparmiatore per scegliere con consapevolezza. «I Kid hanno tutti la medesima struttura e modello, la stessa tipologia di informazioni, per questo sono facilmente comparabili tra loro, e sono scritti in un linguaggio chiaro e comprensibile. Il documento ha di solito tre, al massimo quattro pagine, e contiene tutti gli elementi utili per capire quali sono i rischi e i costi di un prodotto finanziario» spiega Ginevra Zucconi, consulente finanziaria e divulgatrice (su Instagram è @lafinanzadonna).

Perché è importante chiedere il Kid

«Non dimentichiamo che quando il consulente propone un prodotto a un cliente è obbligato a consegnargli il relativo il Kid. Non è un documento da firmare, e proprio per questo la cosa potrebbe sfuggire, ma in questi casi il risparmiatore ha il diritto di chiederlo e può anche domandare al professionista di illustrargli i punti più importanti», chiarisce Zucconi. Per capire su cosa porre maggiore attenzione e come interpretare alcune informazioni presenti nel prospetto, abbiamo preso come modelli due documenti relativi a Etf e a un fondo di investimento “tradizionale” , di cui riportiamo alcuni estratti in queste pagine.

Le informazioni base presenti nel Kid

  • La “carta d’identità” del prodotto

Nella prima pagina del Kid il risparmiatore trova subito le informazioni di base relative al prodotto, a partire dal nome della società che lo ha emesso. È importante soffermarsi soprattutto sulla sezione “Obiettivi di investimento”, perché, prendiamo il caso di un fondo o un Etf, da lì si capisce la strategia di investimento, la percentuale della componente azionaria e quella obbligazionaria, ecc. «Nel caso dell’Etf che vediamo in questa immagine, per esempio, si spiega che l’obiettivo del prodotto è riprodurre l’andamento di un determinato indice, ma che anziché investire in tutti i titoli di quell’indice sono stati scelti i più rappresentativi. Più sotto, ci si sofferma invece sulle politiche di investimento, e questo è sicuramente un altro punto a cui prestare attenzione, perché chiarisce che tipologia di titoli è stata scelta e perché. Chi, per ipotesi, ha una sensibilità sui temi della sostenibilità, leggendo questi paragrafi può capire se la selezione è avvenuta seguendo questo criterio, oppure no», spiega l’esperta.

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  • Il depositario

Un altro dato da considerare, nei fondi e negli Etf è l’informazione che riguarda il depositario del fondo, che si trova sempre nella prima pagina, tra le informazioni pratiche. «È l’indicazione della banca depositaria, che cioè detiene e custodisce materialmente i fondi dei risparmiatori. È importante sapere chi è, perché è l’organismo che in un certo senso tutela i risparmiatori nel caso di fallimento della società che gestisce l’investimento», continua Zucconi.

I rischi

  • La scala del rischio

Un ampio capitolo è dedicato nei Kid al rischio del prodotto, il cui grado viene indicato in una scala da 1 a 7. Quello che vediamo appena qui sotto è un prodotto di rischio medio-alto, 4, che ha quindi un rendimento potenzialmente elevato, ma anche un rischio più alto. Subito sotto la scala, si legge infatti un’avvertenza: “L’indicatore di rischio presuppone che il prodotto sia mantenuto per 5 anni”. «Significa che nello scenario globale e considerato il prodotto in esame, se la tua intenzione è di uscire dall’investimento dopo un anno potresti rischiare delle perdite dovute alle oscillazioni del mercato, senza la possibilità di recuperare, cosa che invece potrebbe essere possibile dopo 5 anni», chiarisce l’esperta.

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Il concetto è illustrato in maniera ancora più completa più avanti, nella parte di testo: “La categoria di rischio di cui sopra indica la probabilità che il fondo subisca delle perdite a causa delle oscillazioni dei mercati o perché non siamo in grado di ripagare gli investitori”, si legge. Una frase molto esplicita che, se letta, dà immediatamente l’idea delle caratteristiche del prodotto, non certo da consigliare a investitori che fanno della cautela il loro mantra. «Sempre in questa sezione è scritto che il prodotto è stato concepito per far parte di un portafoglio di investimenti, è un chiaro suggerimento a inserire nel proprio portafoglio altri Etf o altri prodotti differenti, per diversificare gli investimenti, puntando magari su altri mercati, e contenere così il rischio di perdite».

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  • Il rischio valutario

Non è finita, perché chi compra prodotti con titoli stranieri, quindi in altre valute, troverà nel Kid anche un’avvertenza relativa appunto al rischio valutario. «In poche e chiare righe viene spiegato al risparmiatore che esiste un rischio di cambio. Se nel fondo ci sono titoli in dollari, per esempio, è presumibile che l’investitore riceva pagamenti in questa valuta, e ciò che finirà nelle sue tasche, quindi la performance definitiva dell’investimento sarà influenzata anche dal tasso di cambio. Un rischio che tra l’altro non è conteggiato nella scala del rischio, e che invece va considerato», aggiunge ancora Zucconi.

Gli scenari di performance

Leggendo il Kid, un risparmiatore può anche farsi un’idea di quello che potrebbe essere il rendimento legato al prodotto che sta sottoscrivendo. Una parte non secondaria del documento è infatti dedicata agli scenari di performance, che comprendono una tabella piuttosto esplicita. Spiega la consulente:

«Gli scenari sono quattro: di stress, sfavorevole, moderato e favorevole, sulla base di ciò che è accaduto negli ultimi 10 anni. Riportando le performance del passato, la tabella ti dà un’idea di ciò che potresti aspettarti in base alle diverse condizioni di mercato. Non è ovviamente una proiezione per il futuro, ma un indicatore». Nel Kid del fondo che riportiamo qui, per esempio, si ipotizza un investimento di 10.000 euro, e si riportano i risultati in caso di uscita a un anno e a 4 anni, ipotizzando scenari analoghi a quelli passati. Si scopre così che con il prodotto in questione (di rischio 4), nello scenario sfavorevole uscire dopo un anno potrebbe voler dire perdere il 25,7% , dopo 4, il 2,7% per ogni anno. Viceversa, i ricavi in un periodo favorevole analogo al passato potrebbero essere rispettivamente del 36,3% e del 34,8%. Un’informazione che aiuta appunto a farsi un’idea di ciò che potrebbe succedere.

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I costi

C’è infine il capitolo costi, altrettanto significativo. Nel caso degli Etf sono più contenuti, e il documento riporta una tabella con due voci: i costi totali e l’incidenza annuale in percentuale sui rendimenti. «Non bisogna limitarsi ai numeri, però, è bene leggere le poche righe riportate sopra la tabella, dove si specifica per esempio che le cifre riportate non comprendono i costi che l’investitore potrebbe dover pagare a un consulente, al distributore o a un altro intermediario. Significa che alle voci presenti in tabella si dovranno aggiungere eventualmente queste voci, una spesa extra che va sommata al totale», sottolinea l’esperta.

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Nel caso dei fondi di investimento, la tabella dei costi è decisamente più corposa, perché comprende le spese una tantum di entrata e di uscita dall’investimento, eventuali spese di sottoscrizione e di rimborso, eventuali commissioni di gestione e altri costi amministrativi, nonché i costi di transazione ed eventuali commissioni di performance, cioè legate al rendimento. Nel KID c’è anche una simulazione dei costi su un capitale di 10.000 euro, in caso di uscita dopo un anno, con una commissione di ingresso che pesa per 485 euro. «Va detto che gli intermediari possono ridurre o azzerare le commissioni di entrata e di uscita, mentre quella di gestione annua è sempre dovuta», conclude la consulente.

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