Investimenti: cosa sono questi Etf?

Costi bassi, facilità di acquisto e di vendita, diversificazione assicurata: da qualche anno gli Etf sono tra i prodotti finanziari più consigliati dai consulenti indipendenti. Molti piccoli risparmiatori, però, non hanno ancora capito bene di cosa si tratta, i più non hanno idea di dove si acquistino, e cosa voglia dire comprarne uno. Ci siamo fatti spiegare come funzionano questi prodotti da un’esperta, ecco cosa ci ha risposto.

Tempo di lettura: 6 minuti

Giorgia Nardelli
Giorgia Nardelli

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Giornalista esperta di diritti dei consumatori e finanza personale.

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Costi bassi, facilità di acquisto e di vendita, diversificazione assicurata: da qualche anno gli Etf sono tra i prodotti finanziari più consigliati dai consulenti indipendenti. Molti piccoli risparmiatori, però, non hanno ancora capito bene di cosa si tratta, i più non hanno idea di dove si acquistino, e cosa voglia dire comprarne uno. Ci siamo fatti spiegare come funzionano questi prodotti da un’esperta, ecco cosa ci ha risposto.

Cosa si intende per Etf

Etf è la sigla di Exchange Traded Funds, cioè Fondi scambiati in borsa. Se volessimo dare una definizione basica, potremmo dire che un Etf non è altro che un fondo di investimento a gestione passiva che acquista determinati titoli, azionari o obbligazionari, replicando l’andamento di un indice. «Arrivati a questo punto dobbiamo però spiegare cos’è un indice e cos’è una gestione passiva», spiega Ginevra Zucconi, consulente finanziaria ma anche divulgatrice che sui social, dal suo account @lafinanzadonna, regala consigli di finanza personale. «Gli indici sono panieri di titoli rappresentativi di un determinato ambito o mercato. Per esempio, l’Ftse Mib di cui sentiamo parlare, è l’indice azionario della Borsa italiana, è cioè l’indice che ci dice l’andamento delle principali 40 società italiane quotate, dunque del mercato azionario italiano. All’interno del Ftse Mib ci sono infatti le 40 società più rappresentative, in percentuali diverse, a seconda della loro capitalizzazione. Di conseguenza, quando compri un Etf compri un Fondo che contiene un paniere di titoli, azionari o obbligazionari, per esempio di un determinato gruppo di aziende, le stesse contenute in quell’indice, nella stessa percentuale». È per questo motivo che l’Etf viene definito fondo a “gestione passiva”: non c’è qualcuno che sceglie quali azioni o quali obbligazioni acquistare, vengono semplicemente comprati i titoli delle aziende rappresentate da un determinato indice.

Quanti tipi di Etf esistono

«I principali sono quelli azionari e obbligazionari che replicano l’andamento dei principali indici globali, o settoriali, come quelli farmaceutici, o sulle energie rinnovabili. In tutti i casi racchiudono sempre le maggiori società di quell’ambito. Esistono anche altri tipi di Etf, che seguono gli indici dei mercati monetari, dei metalli preziosi o delle materie prime, e in questo ultimo caso prendono il nome di Etc, Exchange Traded Commodities», dice Zucconi. Questi fondi si distinguono anche tra quelli a replica fisica e quelli a replica sintetica. I primi acquistano la totalità dei titoli presenti in un indice, i secondi selezionano solo un campione rappresentativo. In questo caso la replica non è fedelissima.

La differenza tra un fondo di investimento e un Etf

Come abbiamo spiegato sopra, la differenza tra fondo ed Etf è nella gestione. «Nel fondo comune c’è una società di gestione che si preoccupa di scegliere i titoli da inserire nel paniere, ossia costruisce un portafoglio di investimento che rispetta la sua view di mercato e monitora e movimenta quel portafoglio. Al contrario, la gestione dell’Etf è  passiva, il “pacchetto” viene preso in automatico replicando quello dell’indice scelto. È questo il motivo per cui i secondi sono meno costosi dei primi: manca il fattore umano, il team di esperti che nella società di gestione cerca di capire quale sia l’investimento migliore, per ottenere performance superiori a quelle del mercato, per “batterlo” insomma. Tutto questo, però, ha un peso a livello economico e si ripercuote sui costi di gestione», spiega Zucconi. «Anche se un fondo azionario italiano, per esempio, ha come obiettivo quello di battere l’Ftse Mib, nei fatti è molto difficile che ciò accada, un po’ perché è molto difficile fare previsioni azzeccate, soprattutto nell’attuale contesto economico così incerto, un po’ perché sui rendimenti del fondo incidono appunto i costi dell’investimento».

Quali sono i vantaggi di acquistare un Etf

Il primo ha a che fare con le commissioni di gestione, e cioè il costo annuo che l’investitore paga per detenere il fondo. Tra i principali pregi degli Etf c’è proprio quello di avere commissioni molto più basse rispetto ai fondi. «Il costo medio di gestione di un Etf è nell’ordine dello 0,3%, l’Etf caro può costare lo 0,6-0,7%. Un fondo ha al contrario commissioni di gestione annue che possono arrivare anche al 3%, se ci trova per esempio nel mercato azionario. A queste vanno aggiunte, quando previste, commissioni di entrata e di uscita, che per i fondi comuni possono arrivare fino al 4%. Sono commissioni che poi vengono retrocesse in parte dalla società di gestione del fondo alla banca collocatrice», dice la consulente. Inoltre, e questo è un altro vantaggio, gli Etf sono già per natura un investimento diversificato, perché contiene i titoli di diverse aziende. Certo, aggiunge Zucconi, è comunque sempre consigliabile che nel portafoglio ci sia più di un Etf, proprio in base a una logica di diversificazione sia di settore, sia geografica, per esempio.

Quanto devo investire in Etf

Spiega la consulente: «Si può investire in Etf anche partendo da piccole somme, però bisogna considerare due punti: il primo è che piccole somme spesso non permettono di acquistare più prodotti e quindi diversificare l’investimento. Il secondo punto è che l’acquisto di Etf prevede delle commissioni di acquisto, ossia dei costi di negoziazione, che sono spesso fissi (nell’ordine di decine di euro) e su un piccolo capitale incidono in modo significativo. Investendo 100 euro su un Etf, per esempio, e considerando una spesa di negoziazione pari a 10 euro, questa sarebbe pari al 10% dell’investimento. Se si hanno a disposizione piccole somme di partenza, è preferibile acquistare un Etf attraverso un piano di accumulo del capitale (il cosiddetto Pac), che consente di comprare mensilmente piccole somme».

Dove li compro: come acquistare Etf da soli

Gli Etf si scambiano sul mercato, esattamente come le azioni, ciascuno di loro ha un prezzo. «Si possono acquistare sulle piattaforme di trading – ma qui consiglio di fare molta attenzione alla piattaforma utilizzata, è bene controllare che sia autorizzata ad operare dalla Consob –  o sulla piattaforma della propria banca. Difficilmente un operatore della filiale bancaria vi proporrà un Etf, perché le banche non guadagnano nulla nel collocare questi prodotti, non hanno alcun interesse a venderli, al contrario dei fondi comuni, che gli retrocedono una parte di commissioni pagate dai clienti. Chi è abbastanza esperto da non avere bisogno di un consulente, e se la banca ha la sua piattaforma di trading, può sceglierli direttamente dall’home banking, indicando il codice Isin, un codice che contraddistingue ogni singolo Etf, un po’ come il nostro codice fiscale», dice Zucconi. La seconda strada prevede di rivolgersi a un consulente finanziario, che deve però essere un lavoratore autonomo, non dipendente della banca.

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