Ma come si inizia a occuparsi di soldi?

Tutti ci dicono che dobbiamo occuparci dei nostri soldi, ma da dove cominciare non lo spiegano mai. Invece è molto più semplice di quanto si pensi. Basta lasciarsi andare a quella voce che ci assale ogni tanto, quel grillo parlante che ci sussurra che prima o poi dovremo mettere il naso nei nostri affari. Scopriamo come muoverci con i consigli della coach.

Tempo di lettura: 5 minuti

Giorgia Nardelli
Giorgia Nardelli

di

Giornalista esperta di diritti dei consumatori e finanza personale.

blank
exc-646ca1ea482d406c710568c6

Tutti ci dicono che dobbiamo occuparci dei nostri soldi, ma da dove cominciare non lo spiegano mai. Invece è molto più semplice di quanto si pensi. Basta lasciarsi andare a quella voce che ci assale ogni tanto, quel grillo parlante che ci sussurra che prima o poi dovremo mettere il naso nei nostri affari. «È un tarlo fastidioso, vero, perché ci provoca un senso di leggero disagio. Eppure il fatto che ci sia è molto salutare, vuol dire che non siamo completamente incoscienti, e nel nostro intimo desideriamo non lasciare che tutto vada a rotoli», dice subito Stefania Baita, life & career coach. Scopriamo come muoverci con i consigli della coach.

Il potere di carta e penna

Se ogni tanto senti il tuo grillo parlante, prova a non schiacciarlo, ma lascialo parlare. «L’errore che più spesso commettiamo, quando avvertiamo questo piccolo malessere, è di alzare metaforicamente il volume della radio per non sentire, mettere la polvere sotto al tappeto. Per una volta, proviamo a fare il contrario. Prendiamo carta e penna e scriviamo il perché ci sentiamo così. È un gesto fisico e utile, necessario per visualizzare il nostro fastidio e buttare giù quello che abbiamo dentro», spiega la coach. Non è necessario esprimere da subito un concetto concreto. «Basta chiedersi semplicemente  “Cosa voglio?”, oppure, “Cosa voglio dai miei soldi?”. È la  domanda che può detonare l’esplosione di sincerità, e a cui bisogna rispondere senza filtro e senza giudicarsi. Il passo successivo è ascoltare la risposta, e scrivere “di pancia”». Non affanniamoci però a cercare da subito una risposta concreta. Sarà sufficiente mettere nero su bianco la prima cosa che ci viene in mente, anche se fosse un solo: “Non voglio più dovermi preoccupare di soldi”.

Il metodo matrioska

È a questo punto, dopo la prima frase messa per iscritto, che si apre il cosiddetto “scenario matrioska”. «Si tratta di continuare a interrogarci chiedendoci di volta in volta cosa rappresentano le parole che abbiamo scritto, andando ad aprire le matrioske che sono l’una dentro l’altra. Potremmo scoprire per esempio che quella frase generica significa per noi mettere dei soldi da parte per le emergenze. Da qui potremmo chiederci quanto vorremmo mettere via, e da qui ancora arrivare a un importo e poi a una somma mensile», spiega Baita.

Il “gioco” finisce quando avremo trovato una risposta misurabile, per esempio risparmiare 300 euro al mese, oppure chiamare un consulente per gli investimenti, informarci sul piano pensione o mettere ordine tra i conti. «C’è chi al primo colpo va al punto, e c’è chi parte da uno stato generale per poi arrivare piano piano. L’importante è non partire con l’ansia di doversi dare subito una risposta misurabile e definitiva. Dobbiamo continuare ad aprire le matrioske finché non ci arriviamo».

La persona di fiducia

Una volta che abbiamo in pugno la nostra risposta misurabile, non resta che individuare la strategia migliore per raggiungere l’obiettivo, ma non è detto che ci riusciremo da soli. «Se non lo abbiamo fatto fino ad ora, è perché forse abbiamo bisogno di un aiuto», osserva la Baita. «Per iniziare, dunque, è consigliabile parlarne con qualcuno. Inizialmente si può scegliere una persona di fiducia, magari qualcuno che ha fatto lo stesso percorso prima di noi. Può essere un amico, un parente, un collega, non ha importanza. Il suo vissuto e la sua esperienza possono motivarci e indirizzarci sulla strada giusta, o farci venire in mente delle idee. Farsi spronare da qualcuno di cui ci fidiamo dà una grande carica».

L’estraneo a cui dar conto

Dopo aver iniziato a occuparci dei nostri affari, sarebbe auspicabile continuare a farlo. «E spesso, se vediamo che la motivazione cala, è necessario trovare qualcuno a cui dare conto, ma qualcuno che non appartiene alla nostra cerchia di amici e familiari», spiega la coach. Funziona un po’ come quando iniziamo un percorso benessere in palestra, con il nutrizionista o con lo psicoterapeuta. Il fatto di dover incontrare un estraneo a cui dover riferire quello che si è fatto, ci invoglia a essere più rigorosi, anche solo per il timore di ammettere a un perfetto sconosciuto che abbiamo mollato la presa. «È importantissimo avere un incontro fisso con qualcuno che si aspetta qualcosa da te. Può essere il consulente che si occupa dei nostri investimenti, il funzionario della banca con cui discutere di obiettivi finanziari, il tuo coach. Avere con questa persona un appuntamento per parlare dei nostri progetti, o di come va il tuo conto in banca ci spinge a monitorarne l’andamento, a essere più attenti a quell’aspetto della nostra vita, anche semplicemente per avere qualcosa da dire in quel momento. È sufficiente un appuntamento semestrale». C’è un doppio vantaggio da questa strategia: «Qualunque cosa accada, o qualunque cambiamento si profili all’orizzonte, sia l’arrivo di un bimbo, un’eredità, o un lavoro che si sta facendo sempre più instabile, avremo modo di affrontare la questione dal punto di vista finanziario, senza rimandare».

Il vassoio da riempire

Crearsi un appuntamento fisso, che sia con il consulente o con se stessi, è prezioso per andare  avanti e tenere le fila di tutto, anche in futuro. «È come un vassoio vuoto, che possiamo riempire di contenuti strada facendo. Al momento opportuno possiamo metterci dentro quello che ci occorre», spiega Baita. C’è una semplice abitudine che può aiutarci a rendere questo esercizio  più efficace. Man mano che si presentano nuovi eventi o domande, possiamo prendere appunti e segnarci da qualche parte i temi da affrontare all’appuntamento. Saremo sicuri che al momento del “resoconto” non avremo dimenticato nulla.

Condividi