Ma davvero Elon Musk porterà l’Internet veloce nelle aree isolate d’Italia?
In Italia, circa 4 milioni di famiglie sono ancora escluse dalla banda ultralarga, con problemi gravi in Liguria, Sardegna e Val d’Aosta. Mentre il governo valuta un accordo da 1,5 miliardi con Starlink, l’internet satellitare di SpaceX, per risolvere la questione, le alternative europee faticano a stare al passo del miliardario americano.
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In Italia ci sono ancora molte zone dove è difficile o impossibile avere una connessione internet veloce. Dal piccolo borgo montano alle aree rurali più remote, centinaia di migliaia di abitazioni rimangono escluse dalla rivoluzione digitale della fibra ottica. Il problema coinvolge circa 4 milioni di famiglie italiane, come emerge da un’indagine della Corte dei Conti sulla Strategia per la Banda Ultralarga. La situazione è particolarmente critica in Liguria, Sardegna e Val d’Aosta, dove la conformazione del territorio rende più complesso l’arrivo della fibra.
Il problema è diventato ancora più urgente dopo i ritardi nel piano “Italia a 1 Giga”, il progetto finanziato con 3,65 miliardi di euro dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che avrebbe dovuto garantire connessioni veloci in tutto il paese. Secondo quanto riporta il Sole 24 Ore, sono rimasti esclusi dalla copertura “155mila numeri civici per ora, e forse altri 450mila quando in primavera sarà ridiscusso il Pnrr”. Per risolvere questa situazione, il governo sta ora valutando diverse soluzioni, tra cui un accordo da 1,5 miliardi di euro con Starlink, il servizio internet satellitare di SpaceX, l’azienda spaziale di Elon Musk che promette di portare connessioni veloci anche nei luoghi più isolati. Tanto più che in queste “zone bianche e bianchissime”, come vengono definite nelle mappe della connettività, circa 50mila italiani utilizzano già sistemi satellitari come Starlink di SpaceX.
Il servizio dell’azienda di Musk, infatti, è disponibile per chiunque in Italia dal 2021, dopo aver ricevuto le necessarie autorizzazioni governative. Per accedere al servizio i privati possono acquistare direttamente dal sito web di Starlink un kit di partenza da 350 euro, che include un’antenna parabolica e un router, e sottoscrivere un abbonamento mensile di 40 euro. L’installazione può essere effettuata autonomamente o tramite tecnici autorizzati: l’antenna va posizionata in un punto con una chiara visuale del cielo, senza ostacoli come alberi o edifici alti.
Come funziona la connessione satellitare di Starlink
Starlink rappresenta un cambio di paradigma nelle comunicazioni satellitari. Mentre i sistemi internet satellitari tradizionali utilizzano pochi satelliti posizionati a 36.000 chilometri dalla Terra in orbita geostazionaria, la società di Musk ha scelto una strategia completamente diversa: una costellazione di migliaia di satelliti più piccoli che orbitano a soli 500 chilometri di altezza. Questa vicinanza al suolo permette di ottenere una latenza (il tempo che il segnale impiega per andare e tornare dal satellite) di circa 25 millisecondi, rispetto ai 600 millisecondi dei sistemi tradizionali. La bassa latenza rende possibile utilizzare servizi come videoconferenze, gaming online e streaming video che sarebbero impraticabili con i vecchi sistemi satellitari.
La costellazione Starlink conta oggi più di 7.000 satelliti in orbita bassa, lanciati a un ritmo di oltre cento missioni all’anno. Ogni satellite copre una porzione relativamente piccola di territorio, ma il loro gran numero garantisce una copertura pressoché globale. Per gestire questo complesso sistema, SpaceX ha sviluppato una rete di stazioni di terra che fungono da ponte tra i satelliti e internet. I satelliti comunicano tra loro utilizzando collegamenti laser, creando una rete mesh che può instradare il traffico internet attraverso lo spazio senza dipendere da infrastrutture terrestri intermedie.
L’aspetto più interessante per le istituzioni è la possibilità di utilizzare funzionalità avanzate per comunicazioni sicure. Il Sole 24 Ore riporta che l’accordo in discussione “orientato a fornire all’Italia una serie di sistemi di alto livello per servizi Internet e telefonici criptati”. Oltre alla crittografia end-to-end standard, Starlink offre ai clienti governativi sistemi aggiuntivi di sicurezza attraverso il progetto Starshield, specificamente progettato per applicazioni militari e di intelligence. Il governo italiano ha confermato che sta valutando l’accordo, ma non ha fornito ulteriori dettagli sulla portata dei servizi richiesti.
Le alternative europee e nazionali
L’idea di affidare infrastrutture critiche a una società privata americana solleva serie preoccupazioni in Europa. Come riporta il Guardian, Musk ha dimostrato i rischi di questa dipendenza almeno in un caso, ovvero quando ha disattivato la copertura Starlink in Ucraina per evitare escalation con la Russia. “Questa interferenza diretta nelle operazioni militari ucraine”, scrive il quotidiano britannico, “ha creato un pericoloso precedente di come interessi privati possano influenzare conflitti internazionali”. Affidare le comunicazioni governative e di emergenza a Starlink significherebbe dare a un singolo imprenditore un potere eccessivo su infrastrutture critiche europee, con il rischio che possa utilizzare questa posizione come leva in futuri negoziati.
Per questo motivo, l’Unione Europea sta sviluppando alternative proprie per garantire quella che viene definita “sovranità digitale” del continente. Il programma più ambizioso è IRIS² (Infrastructure for Resilience, Interconnectivity and Security by Satellite), un progetto da 11 miliardi di euro affidato al consorzio SpaceRise. Come spiega Wired, questo gruppo riunisce alcune delle più importanti realtà europee del settore spaziale: “SES, Eutelsat e Hispasat” per la parte satellitare, e “Telespazio, Airbus, Deutsche Telekom e Thales Alenia” per quella tecnologica e delle telecomunicazioni. Il sistema utilizzerà un approccio innovativo: invece di migliaia di satelliti in orbita bassa come Starlink, IRIS² ne impiegherà 290 posizionati su orbite diverse. Secondo il Guardian, questa configurazione “fornirebbe una comunicazione equivalente a mille satelliti di Starlink” grazie all’uso di orbite più efficienti e tecnologie più avanzate. Tuttavia, il sistema non sarà operativo prima del 2030.
Per connettere le aree remote, l’Europa può contare su diverse tecnologie. La più diffusa è la FWA (Fixed Wireless Access), che utilizza onde radio per portare internet dove non arriva la fibra. In Italia, il principale operatore di questa tecnologia è EOLO, che con oltre 4.100 ripetitori copre più di 7.000 comuni. Come spiega l’azienda stessa, “la FWA sfrutta le frequenze radio per portare la banda larga e ultralarga anche nelle zone più difficili da raggiungere dalla rete fissa”. Questa soluzione, già operativa in Italia, ha costi più contenuti di Starlink ma richiede la presenza di torri di trasmissione nel raggio di alcuni chilometri.
Sul fronte satellitare, invece, le alternative europee sono frammentate e in difficoltà. OneWeb, con soli 650 satelliti, è già passata attraverso una bancarotta ed è stata salvata dall’acquisizione di Eutelsat. Gli altri operatori si limitano a nicchie di mercato: la lussemburghese SES nelle comunicazioni governative, la britannica Avanti Communications in Africa. Come riporta Wired, tuttavia, “nessuna di queste realtà sembra offrire le prestazioni di Starlink”, soprattutto in termini di copertura globale e velocità di connessione. Questa frammentazione del mercato europeo, unita ai lunghi tempi di sviluppo di IRIS², spiega perché molti paesi del continente stiano considerando accordi con l’azienda di Musk, nonostante le preoccupazioni sulla sovranità digitale.