Nadia, che è cresciuta con la vergogna della povertà
Nadia ha 30 anni, un lavoro come segretaria in uno studio legale e un problema con la gestione del denaro. La sua storia personale, segnata da un’infanzia vissuta in condizioni economiche difficili, ha plasmato profondamente la sua percezione del valore del denaro e la sua relazione con esso. Crescere in una famiglia dove la precarietà economica era all’ordine del giorno ha generato in Nadia una profonda ansia legata ai soldi.
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di Elena Carbone
Psicologa e psicoterapeuta esperta in traumi. Con l’account Instagram La psicologa volante fa divulgazione sul rapporto tra psiche e soldi.
«Ho l’ansia: non so se riuscirò ad arrivare a fine mese. Sono quasi al verde».
Questa affermazione di Nadia mi sorprende perché mi ha appena parlato del nuovo personal trainer che ha trovato e che vedrà due volte a settimana. Le faccio presente quella che a me sembra un’incongruenza: avere paura di non riuscire ad avere abbastanza disponibilità economica per far fronte alle spese del mese e aver deciso di spendere una cifra cospicua per qualcosa che mi sembra superfluo.
L’origine dell’insicurezza
Nadia è la primogenita di 4 figli, il papà ha sempre fatto dei lavori precari, mentre la mamma si è sempre occupata di fare le pulizie nelle scuole. Cresciuta in una famiglia in cui si faceva fatica a pagare le bollette, ha sempre dovuto fare i conti con il confronto con gli altri e con una sensazione di inferiorità per i suoi vestiti già usati o per l’impossibilità di comprare il necessario per la scuola.
«Per fortuna ho sempre avuto una buona memoria e a volte i compiti li facevo senza scrivere, per risparmiare i fogli e arrivare alla fine dell’anno usando un unico quaderno».
Nadia è cresciuta in una famiglia serena, che l’amava e che faceva di tutto per renderla felice, ma dall’inizio della scuola primaria, il confronto con gli altri l’ha resa tesa e cupa. Le prese in giro dei compagni per il suo abbigliamento non di tendenza, le frasi sussurrate in classe perché lei non poteva mai andare alle feste di compleanno e il continuo confronto con gli altri l’ha resa fragile e insicura.
«Mi ricordo la vergogna quando i miei andavano alle riunioni di classe. Sapevo che avrebbero incontrato i genitori delle mie compagne che, sfortuna vuole, fossero tutti avvocati, dentisti, persone con bei lavori, bei vestiti e bei modi. Io stavo male al solo pensiero che tutti avrebbero visto mia madre sempre con lo stesso vestito ormai logoro e mio padre con il suo catorcio di auto. Li ho odiati. Ho odiato profondamente tutta quella povertà, quei vestiti di terza mano di mia cugina che ero obbligata a mettermi, ho odiato i miei fratelli che erano bocche in più da sfamare e che dovevo sempre trascinarmi dietro perché mia mamma non poteva lasciarli a nessuno quando lavorava, ho odiato la nostra casa piccola e incasinata».
Nadia ha 30 anni, un lavoro come segretaria in uno studio legale e un problema con la gestione del denaro. La sua storia personale, segnata da un’infanzia vissuta in condizioni economiche difficili, ha plasmato profondamente la sua percezione del valore del denaro e la sua relazione con esso. Crescere in una famiglia dove la precarietà economica era all’ordine del giorno ha generato in Nadia una profonda ansia legata ai soldi. Le privazioni dell’infanzia, l’umiliazione e il confronto costante con i compagni di scuola le hanno lasciato cicatrici profonde, influenzando il suo modo di percepire sé stessa e il suo valore.
La vergogna di “non potere”
Nadia è venuta in terapia perché portata dal suo compagno che non ne può più di giudizi e valutazioni sul suo aspetto fisico e sulla sua persona. Nadia, infatti, non si lascia scappare occasione per criticare il compagno o perché è troppo grasso o perché non si veste bene o perché ha detto la cosa sbagliata davanti a tutti.
È evidente, come la sua storia l’abbia condotta a introiettare quelle critiche di cui era tanto vittima a scuola e che sono diventate per lei la prova della sua inadeguatezza.
Nadia contrattacca il suo sentimento di vergogna cercando di non mostrare vulnerabilità, sarebbe disposta a tutto, anche a non avere i soldi per mangiare, pur di non rinunciare a nulla e di non provare più quella sensazione di vergogna di non potere fare ciò che fanno gli altri.
Per questo motivo, attacca in continuazione il fidanzato, diventato capro espiatorio per le sue frustrazioni. Inoltre, il modo di fare del fidanzato, tranquillo e incurante del giudizio altrui, irrita Nadia che lo vorrebbe perfetto e irreprensibile.
Il suo senso di infelicità cronico e indistinto è strettamente correlato alla visione negativa che ha di sé: si sente indegna e arrabbiata con sé e con il mondo. È in continua tensione per non mostrare le sue vulnerabilità e per non sembrare mai inferiore. Per questo motivo spende anche soldi che non ha e ha uno stile di vita superiore alle sue entrate finanziarie.
La cura: ricostruire l’autostima
Il percorso terapeutico che abbiamo intrapreso ha aiutato Nadia a esplorare le connessioni tra il suo passato e il suo presente, consentendole di comprendere meglio le origini delle sue ansie finanziarie e dei suoi modelli relazionali. Il primo passo importante di Nadia è stata la consapevolezza riguardo ai suoi comportamenti critici e la volontà di rompere il ciclo delle dinamiche distruttive, lavorando sulle sue ferite emotive e costruendo relazioni più positive e appaganti sia con il proprio compagno che con gli amici e famigliari. Il lavoro psicoterapeutico, sulla costruzione dell’autostima e sulla gestione delle critiche, l’ha aiutata a sviluppare relazioni più sane e appaganti in cui il compagno di Nadia ha avuto un ruolo importante nel sostenere il suo percorso terapeutico. È stato fondamentale che siano stati entrambi coinvolti nella terapia perché hanno potuto affrontare le dinamiche di coppia e imparare modi più costruttivi per comunicare e sostenersi a vicenda.
Nadia ha dovuto anche fare i conti con la realtà e imparare poco a poco a sentirsi “di valore” anche se non poteva concedersi quello che avevano gli altri e ad affrontare la vergogna di “non potere”. Ha dovuto mettere un punto ai comportamenti di contrattacco e imparare a svelarsi agli altri. Ha dovuto quindi imparare a rinunciare ad alcuni standard di perfezione irrealistici che si era imposta e a riconoscere il proprio valore indipendentemente dai beni materiali o dalle apparenze.
Il percorso terapeutico ha coinvolto anche sessioni pratiche di gestione finanziaria, aiutando Nadia a sviluppare un budget realistico e a pianificare le spese in modo consapevole. Questo ha contribuito a ridurre l’ansia legata al denaro e a instaurare una nuova relazione più sana con le sue risorse finanziarie.