Per lungo tempo, mi sono vergognata di gestire il denaro

Loretta Napoleoni, classe 1955, è famosa in tutto il mondo come economista, esperta dei sistemi attraverso cui il terrorismo si finanzia. Ma quando, grazie ai suoi studi e alla sua bravura inizia a lavorare in Borsa e a guadagnare benissimo, delega la parte finanziaria a suo marito, ingegnere petrolifero, che guadagna ancora più di lei. «Le persone intellettuali, di cultura, non maneggiano il denaro, mi dicevo…».

Tempo di lettura: 10 minuti

Loretta Napoleoni

Questo contenuto è realizzato in collaborazione con Bright Sky, l’app che ogni donna dovrebbe avere sul suo telefono. Perché con pochi clic permette di conoscere e riconoscere le forme di violenza di genere, anche le più invisibili. E permette di chiedere e ottenere aiuto.

Ascolta il podcast della puntata:

“Il denaro è entrato nella mia vita quando avrò avuto 10 o 11 anni ed è entrato in modo decisamente negativo perché mio padre, che era un costruttore, si è trovato in una grossa difficoltà finanziaria perché il suo socio è scappato con la cassa. Era il tempo in cui si scappava in Libano. E ha lasciato l’impresa senza fondi. Stavano facendo dei lavori all’Hilton, qui a Roma. E mio padre decise che lui avrebbe messo i soldi propri per poter finire il lavoro, per onorare il contratto. È lì che noi siamo diventati poveri”,

Loretta Napoleoni, classe 1955, è famosa in tutto il mondo come economista, esperta dei sistemi attraverso cui il terrorismo si finanzia. Da ragazzina, però, sognava di fare la scrittrice di romanzi. Lo ha sognato fino al giorno in cui un primo tradimento finanziario ha cambiato il corso della sua vita.

La paura della povertà

Chi fa l’imprenditore è abituato alle discese e alle risalite. Sa come navigare l’incertezza e andare avanti. Ma l’episodio capitato al papà di Loretta è di natura completamente diversa.

«Quella fu un’onta. L’avvocato gli disse: “Assolutamente fallisci, tieniti i tuoi soldi, le tue proprietà. Dopodiché puoi fare un’altra cosa”. E mio padre rispose: “Io non fallirò mai”. Il fallimento era proprio un’onta di cui non si poteva neanche parlare. E così abbiamo perso tutto».

Per Loretta, è un doppio trauma. Da una parte, la fine della vita di prima, in cui aveva tutto ciò che desiderava. Dall’altra, la perdita di una persona, il socio di suo padre, che assieme a sua moglie e a suo figlio erano come famiglia per lei.

In quel momento, cambia drasticamente la sua relazione con i soldi.

“Dopo aver fatto tantissimi anni di analisi, ho capito che, dal momento in cui è successa questa catastrofe finanziaria, io e anche mia madre abbiamo percepito il denaro come una cosa sporca, come una cosa negativa. Da allora in poi c’è stato un rapporto con il denaro non di paura, ma di rigetto, di rifiuto”.

«Ho avuto un rifiuto anche della classe sociale che aveva il denaro. Mi venne questa predilezione per chi non era privilegiato, come se queste persone fossero più pure, come se fossero più vere, cosa assolutamente falsa».

Le conseguenze di quell’evento travolgono come un’onda ogni aspetto della vita di Loretta, che si ritrova a fare scelte completamente diverse dalla sua indole, come studiare economia per esempio. La paura che da quel momento in poi abita il suo inconscio, e che sparisce solo tre anni fa, è la paura della povertà.

La vergogna di gestire il denaro

Loretta va via di casa a 18 anni. Si mantiene facendo l’istruttrice di nuoto. Frequenta le migliori università grazie alle borse di studio. E va a vivere in Inghilterra a causa di un romanzo che sembra parlarle di lei.

«Lo so è tutto assurdo, raccontarlo così, ma è proprio quello che è successo. Ho deciso di andare a vivere in Inghilterra dopo aver letto Jane Eyre, l’avrò letta a 13 anni. Jane Eyre è una che si trova esattamente nella mia situazione: dopo la morte di un padre e di una madre benestanti, che lei amava tantissimo, si ritrova senza nulla, in una condizione di dipendenza dalla zia. E cosa decide di fare? Studia. La salvezza di Jane Eyre avviene grazie al fatto che può fare la governante perché ha studiato. In un mondo in cui le donne erano dei soprammobili e non potevano lavorare, lei diventa invece una lavoratrice. Tutto questo per me è stato liberatorio, perché a livello inconscio ho capito che grazie al mio cervello mi sarei presa cura di me stessa. Quel trauma che avevo subito sarebbe stato superato. Perché l’Inghilterra? Perché ero convinta che se Jane Eyre aveva potuto raggiungere quello che ha raggiunto in Inghilterra in quel secolo, sicuramente io lì avrei avuto molte più possibilità nel secolo in cui vivo».

L’Italia non sembra poter mantenere la stessa promessa. Sono gli anni ’70 e c’è ancora l’idea  che la donna debba sposarsi un buon partito e farsi mantenere da lui. Così aveva fatto la madre di Loretta, soffocando per anni il suo talento artistico, che poi tirerà fuori dopo il tracollo economico del marito, riuscendo anche ad avere un notevole successo e a guadagnare molto bene.

Ma Loretta vuole per sé un futuro diverso. E se lo costruisce mattone dopo mattone..

Grazie agli ottimi studi compiuti, negli anni ’80 inizia a lavorare in Borsa e a guadagnare benissimo. Sposa un ingegnere petrolifero che guadagna ancora più di lei. Vivono nel lusso e nell’agiatezza.

“Però la parte finanziaria – chi paga le bollette, chi fa l’assicurazione dell’auto, chi paga la cameriera – faceva tutto lui. Sono piombata nella stessa situazione di mia madre senza neanche rendermene conto”.

Gestire il denaro è qualcosa di vergognoso. E non solo per lei.

«Molte delle persone che conosco bene, gente con la quale lavoravo in Borsa negli anni ’80 e che ancora sono rimasti miei carissimi amici, hanno con la gestione delle finanze personali un rapporto che non va bene. La gestione dei soldi è vista come un’attività non dico negativa, però di cui vergognarsi. Io posso gestire il portafoglio di milioni e milioni di sterline per una società e quello va benissimo. Però se mi devo mettere a gestire mezzo milione di sterline mie, no. E infatti quasi tutti i miei amici hanno dei gestori per i loro patrimoni».

Suo marito, invece, ha un rapporto bellissimo con i soldi, non si vergogna di maneggiarli né di investirli. Per tutti i 7 anni in cui restano sposati non litigano mai per questo argomento, e neppure durante il divorzio, a dirla tutta, eccezion fatta per un quadro.

Quando Loretta conosce il secondo marito, replica lo stesso schema: «Pagava tutto lui e gestiva tutto lui dal punto di vista finanziario».

“Gestire il denaro, per me, era un’attività petty (trascurabile), da piccolo borghese. Le persone intellettuali, le persone di alto livello, di cultura, non maneggiano il denaro. E questa è una cavolata pazzesca. Il non volersi sporcare le mani a fare due conti per sapere quanto costa il riscaldamento è un atteggiamento da persona snob. Molto probabilmente lo avrei avuto anche se non ci fosse stata quella catastrofe di mio padre, perché questo era l’atteggiamento di mia madre. Noi non ci sporchiamo le mani”.

Il suo secondo marito di professione fa il trader. Ha studiato alla Harvard Business school e proietta di sè una immagine di grande uomo da affari. Loretta si fida. E per 25 anni di matrimonio conduce una vita agiata, senza risparmiare nulla.

La scoperta del “tradimento”

Tutto cambia un giorno di gennaio del 2019. Loretta telefona a suo marito per dirgli che l’indomani sarà a Londra. Vedrà un avvocato per fare causa al trust fund dove hanno messo i soldi della vendita di una casa di famiglia e dove lei non riesce a entrare da mesi.

«A quel punto mi ha detto al telefono con un filo di voce: “Non ce la faccio più. Non c’è più nulla su quel conto. Non c’è più nulla su nessun conto, i soldi sono finiti”. Così mi ha detto».

Quella telefonata scoperchia una realtà che Loretta non ha voluto vedere per 25 anni. Suo marito aveva operato in un contesto dove le grandi opportunità piovevano una dopo l’altra.

«Passava da una grande opportunità a un’altra, perdendo quella precedente. Quindi non c’è stato mai un consolidamento. Se lui avesse avuto veramente il senso degli affari, sarebbe diventato un bilionario. Secondo me, all’inizio non se ne rendeva conto perché aveva la mentalità del giocatore d’azzardo. Rilanciava ogni volta: vabbè, questo affare è andato male, proviamone un altro. Tanto per 25 anni aveva funzionato, perché non dovrebbe funzionare adesso? Da un certo momento in poi ha mentito apposta, perché si vergognava chiaramente».

Suo marito non si ferma neppure un attimo ad analizzare come mai non riuscisse  a consolidare.

«Mi sono resa conto che lui aveva un problema enorme nei confronti del denaro, un problema molto più grande del mio. Perché non l’aveva mai affrontato. D’altra parte, penso che ci siamo cercati, perché questa cosa del denaro per noi era un grosso punto di contatto senza che ce ne accorgessimo».

Due diverse prospettive sul denaro

Quando Loretta mette giù il telefono, quel giorno di gennaio, succede qualcosa di inaspettato. Il secondo tradimento finanziario della sua vita, di fatto, la libera dal primo.

“Per me è stata una liberazione perché è finito l’incubo. La paura di diventare povera, che m’aveva accompagnato da quando era successa la cosa di mio padre, improvvisamente è scomparsa. A quel punto ho capito che io e nessun altro doveva prendere in mano la situazione. Ed è stata una cosa incredibile. Perché praticamente ho risolto tutto nel giro di sette mesi: il giorno del mio compleanno, il 5 luglio, i conti erano a posto”.

Loretta paga tutti i debiti. Lo fa grazie a una casa negli States che lui non aveva potuto toccare, ma che stava per perdere perché non ne aveva pagato le tasse. Per cui Loretta si fa prestare soldi al 10% di interesse da un gruppo di investitori in California, vende la casa, e investe il ricavato nell’acquisto di una decina di appartamenti nel Montana che mette a reddito. Li intesta a una società per il 50% sua e per il 50% di suo figlio. Uno di quegli appartamenti lo dà al suo ex marito, corrispondendogli anche uno stipendio mensile in cambio della gestione dell’affitto degli altri appartamenti. Lui può contare anche su una pensione. Loretta no, perché lui gliel’ha liquidata in quell’inverno nero delle loro finanze.

«L’ho fatto, lo potevo fare. L’avrei dovuto fare tanti anni fa, nel senso che io ero più brava di lui. E così mi è passata la paura diciamo. Secondo me, noi ci siamo salvati perché io per tutta la vita ero preparata a questa cosa. Sapevo quello che dovevo fare, avevo dentro di me il pilota automatico che me l’ha fatto fare».

Nei primi tempi lo shock nsi fa sentire: «All’inizio non riuscivo neanche a spendere i soldi. Ero terrorizzata. Adesso ho ripreso a fare una vita normale, però inizialmente ero veramente terrorizzata. Anche spendere denaro prendendo un taxi o cose di questo tipo, ero terrorizzata che non me lo potessi permettere. È stato quindi un grossissimo shock da questo punto di vista».

Oggi Loretta ha il pieno controllo della sua vita finanziaria. Non ha voluto nessun consulente o gestore.

“Io gestisco i soldi da sola”.

Questa puntata è stata realizzata in collaborazione con Bright Sky, una app gratuita realizzata da Fondazione Vodafone per contrastare la violenza di genere, in ogni sua forma. Non solo quella che subiamo direttamente ma anche quella che temiamo si consumi nel privato delle case delle nostre amiche. Perché di fronte alla violenza, non dobbiamo mai sentirci sole.


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