Proroga del secondo acconto Irpef: perché ci avvantaggia?

La scadenza del secondo acconto delle imposte, che di solito è fissata al 30 novembre, quest’anno è stata spostata per alcune categorie di soggetti al 16 gennaio 2024. Oltre a spostare in avanti il termine ultimo di pagamento, la norma dà la possibilità di frazionare il versamento in 5 rate mensili, a partire sempre da gennaio, pagando un interesse del 4%.

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Foto di Maxim Tolchinskiy

Normalmente chi non ha la liquidità necessaria per versare l’intero acconto Irpef può solo non pagare, per poi ricorrere al ravvedimento operoso, che comporta sì uno spostamento del pagamento, ma prevede oltre agli interessi una sanzione. Questa volta, invece, ci sarà una possibilità in più. È una novità interessante in particolare per i lavoratori autonomi, che possono trarne alcuni vantaggi.

Chi è interessato dalla proroga?

Iniziamo con lo spiegare che la proroga non vale per tutti ma solo per le ditte individuali che nel 2022 hanno avuto ricavi inferiori a 170.000 euro. Sono escluse quindi le società e i soci di società, gli studi associati e i soci di studi. E, naturalmente, la misura riguarda i versamenti dell’Irpef o dell’imposta sostitutiva dei forfettari, con le addizionali comunale e regionali, ma non i contributi Inps, per i quali restano le scadenze ordinarie. Ci sono poi altri aspetti da considerare. Dal punto di vista contabile, la proroga è uno slittamento del versamento all’anno successivo, cosa che può comportare diversi vantaggi a livello finanziario.

Quali sono i vantaggi finanziari?

Il primo è che spostando il pagamento all’anno nuovo, il contribuente può utilizzare un eventuale credito Iva maturato nel 2023, scontandolo direttamente dall’acconto, senza la necessità di anticipare liquidità. Fino a 5.000 euro di credito l’operazione è automatica, se l’importo è superiore è necessario presentare prima la dichiarazione Iva. Chi sceglie il pagamento dell’acconto a rate, inoltre, può frazionare il credito spalmandolo sulle diverse rate.

Non è finita. Come sappiamo, l’acconto Irpef equivale a pagare in anticipo le imposte dovute per l’anno in corso, basandosi sul fatturato dell’anno precedente. Per venire incontro a chi a novembre ha già la certezza che nell’anno avrà ricavi inferiori a quelli dell’anno precedente, la legge dà la possibilità di calcolare l’acconto sulla base della previsione di fatturato, anticipando così una somma più bassa. Fino a oggi si trattava di dover fare una previsione sulla base di ipotesi, ma con la proroga a gennaio, questa operazione si potrà fare a gennaio 2024, sulla base di dati reali. Ad anno chiuso i lavoratori autonomi – specie i forfettari che hanno una contabilità semplificata – hanno già perfettamente chiari quali siano stati i guadagni dell’anno, cosa che permette loro di fare una previsione corretta.

In altre parole i contribuenti hanno più tempo e più informazioni, e questo comporta un vantaggio contabile non indifferente, perché evita di anticipare soldi che dovranno poi tornare indietro.

Questa proroga verrà replicata?

Purtroppo lo spostamento a gennaio vale al momento solo per il 2023, ma rientra in un piano che ha l’obiettivo, a tendere, di frazionare e diluire il più possibile i pagamenti per le partite Iva, sostituendo i pochi versamenti con grandi importi con piccoli e più frequenti.

Occhio: L’Iva trimestrale scade come sempre il 16 novembre e non è prorogata.

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