Qual è il modo migliore per investire 1000 euro?
Raggiungere i 1000 euro di risparmi è spesso il primo passo significativo per chi inizia a mettere da parte denaro. Ma come sfruttarli al meglio? Ha senso investire una cifra così contenuta, sperando in un ritorno economico? Quali opzioni consentono di far fruttare questo piccolo capitale in modo sicuro, senza rischiare di perderlo? Scopriamolo insieme in questa guida.
Tempo di lettura: 8 minuti
di Giorgia Nardelli
Giornalista esperta di diritti dei consumatori e finanza personale.
- Perché conviene investire anche solo 1000 euro
- Cosa aspettarsi da un piccolo investimento
- I rendimenti nei prossimi anni
- Perché è importante il fattore tempo
- I prodotti: Il piano di accumulo
- Investire 1000 euro in azioni
- Gli Etf
- Il Crowdfunding: puntare sulle start up
- I Btp, sì nel breve periodo
- I conti deposito
- Investire 1000 euro in oro
1000 euro possono considerarsi il primo vero traguardo per chi inizia ad accantonare i propri risparmi. Ma cosa farsene? Vale la pena immobilizzare una somma modesta, e aspettarsi un guadagno? Come possiamo mettere a frutto questo piccolo gruzzolo senza timore di perderlo, e quali sono gli strumenti più indicati? Vediamolo in questa guida.
Perché conviene investire anche solo 1000 euro
La risposta arriva da Andrea Rocchetti, Global head of investment advisory Moneyfarm, società di consulenza finanziaria con approccio digitale: «Investire anche piccole somme può essere vantaggioso, soprattutto oggi che l’ampia offerta di strumenti finanziari consente di farlo con relativa facilità: ci sono prodotti che permettono di diversificare costruendo nel tempo un capitale anche con importi contenuti. Capitale che nel lungo periodo può beneficiare del potere dell’interesse composto. Attenzione, però, ai costi fissi: per importi contenuti, anche pochi euro possono inficiare il rendimento netto del proprio piano di investimento».
Cosa aspettarsi da un piccolo investimento
Certo una premessa è d’obbligo: investire piccole somme che non ci occorrono nell’immediato è sempre una buona idea, se non altro per proteggersi dal rischio inflazione, e cioè dall’eventualità che con il crescere del costo della vita quello stesso denaro, a distanza anche di pochi anni, possa perdere valore. D’altra parte, se si parte da cifre come 1000 euro sarebbe illusorio aspettarsi nell’immediato grandi ritorni, anche con buoni tassi di rendimento, e chi punta a ottenere tanto e subito, deve accettare di assumersi rischi altrettanto elevati. Puntare al lungo periodo è quindi molto importante. Inoltre, quando disponiamo di importi di partenza limitati è più difficile diversificare, cioè frazionare la somma di partenza e destinarla a prodotti differenti tra loro, anche solo per settore o posizione geografica, e minimizzare il rischio di perdite.
I rendimenti nei prossimi anni
I rendimenti di un investimento, come abbiamo detto, dipendono dalla tipologia del prodotto finanziario scelto, e sono direttamente correlati al rischio. Ci sono però stime che ci aiutano a farci un’idea su come potrebbero muoversi i mercati nel lungo periodo. «Prevederlo con precisione è praticamente impossibile, soprattutto nel breve termine», premette Rocchetti. «Noi di Moneyfarm elaboriamo stime annuali dei rendimenti attesi delle principali classi di attivo su un orizzonte decennale. La buona notizia è che per i prossimi 10 anni prevediamo rendimenti annualizzati positivi per tutte le asset class, dal 2,3% delle materie prime al 6% dell’azionario dei paesi emergenti; la notizia meno buona è che sono leggermente inferiori rispetto alle stime fatte lo scorso anno. Questo per via dell’ottimo andamento dei mercati finanziari (azionari e non solo) nel 2024».
Perché è importante il fattore tempo
Investire nel lungo periodo aiuta, e questo perché più tempo si ha davanti, più il rischio di perdite viene minimizzato: «I mercati finanziari tendono a crescere nel lungo periodo, ma possono attraversare fasi di volatilità nel breve termine. Investire con una prospettiva temporale ampia consente di assorbire le fluttuazioni momentanee e sfruttare le opportunità di rendimento offerte dalla diversificazione su asset class, aree geografiche, settori e valute. In altre parole, permette di beneficiare di rendimenti superiori nel tempo», dice l’esperto. Per far crescere piccoli importi, dunque, meglio guardare lontano.
I prodotti: Il piano di accumulo
Il piano di accumulo di capitale (o Pac) è una strumento che permette di effettuare versamenti regolari anche di piccole somme (anche 50 euro al mese) in un prodotto finanziario, che può essere sia un singolo titolo azionario o obbligazionario, o una soluzione più diversificata come un fondo comune d’investimento o un Etf. Il Pac si sottoscrive generalmente tramite un intermediario finanziario (in banca, tramite consulente indipendente o piattaforme come Moneyfarm); ma va detto subito che alla somma di partenza andranno aggiunti versamenti periodici per un periodo stabilito. Il capitale iniziale di 1000 euro può quindi diventare il primo passo per sottoscrivere uno o più Pac che verranno alimentati nel tempo. Il punto di forza dello strumento, spiega l’esperto, è il fatto che ti permette acquistare piccole quote di uno o più prodotti in momenti diversi, a prezzi differenti, mitigando l’impatto delle fluttuazioni di mercato. Si tratta insomma di diversificazione temporale: acquistando piccole porzioni nel tempo, riduci il rischio di investire tutto il capitale nel momento sbagliato, quando i prezzi di azioni e obbligazioni sono molto alti, e nei momenti di ribasso, quando il mercato scende, controbilanci la perdita di valore acquistando a un prezzo più basso. «È molto efficace se scegli nel Pac prodotti caratterizzati da una maggiore volatilità, come quelle azionarie, dove le oscillazioni dei mercati possono essere più marcate. Anche in questo caso, però, occorre prestare attenzione ai costi, soprattutto a quelli legati ai versamenti periodici, siano essi fissi o variabili», avverte Rocchetti.
Investire 1000 euro in azioni
L’acquisto di singoli titoli azionari è generalmente più rischioso rispetto all’acquisto di un fondo o di un Etf, dove appunto il capitale è frazionato e il rischio è già diversificato. «Acquistando una singola azione, o anche un pacchetto di azioni, saremo esposti al rischio di una o comunque di pochissime aziende», dice Rocchetti. Le azioni si possono acquistare anche in autonomia sui siti di home trading, oltre che in banca o da un altro intermediario finanziario, ma possiamo affermare che questo tipo di investimento è consigliato agli esperti, ma per saper scegliere ed evitare brutte sorprese c’è bisogno di saperci fare.
Gli Etf
Il vantaggio degli ETF (Exchange Traded Fund) è che offrono una diversificazione immediata con costi decisamente contenuti. «Permettono di investire in un’ampia varietà di mercati, settori e asset class, riducendo il rischio di concentrare l’investimento in un singolo titolo. Sono quotati, permettendo all’investitore di acquistare o vendere con estrema facilità lo strumento in caso di necessità. Acquistando un ETF, ad esempio sull’S&P 500 invece, andremo a diluire il rischio sulle 500 aziende più capitalizzate degli Stati Uniti, o ancora, acquistando un ETF sul MSCI All Country World andremo a spalmare la nostra esposizione su oltre 2.400 aziende di oltre 45 Paesi». Ovviamente, più soldi si hanno a disposizione, più si ha la possibilità di puntare su Etf differenti, differenziando quanto più possibile il rischio.
Il Crowdfunding: puntare sulle start up
Un’alternativa ai mercati finanziari può essere quella di puntare direttamente su start up e Pmi innovative, cioè versando il proprio capitale per finanziare queste imprese. Online ci sono diverse piattaforme che consentono di destinare piccole quote del proprio capitale a singole aziende, così da spalmare il rischio, e i rendimenti sono generalmente buoni. A fine 2024, inoltre, sono stati estesi i benefici fiscali per chi investe in startup innovative, e per le persone fisiche è possibile portare in detrazione parte del capitale investito. «Il rischio è però elevato, in quanto si investe in progetti non ancora affermati. Il rischio di perdita totale del capitale è più alto rispetto ad altre forme di investimento più tradizionali» sottolinea Rocchetti. «È importante valutare attentamente i progetti e non investire somme elevate in un singolo progetto».
I Btp, sì nel breve periodo
La domanda, in questo caso, è se vale la pena investire 1.000 euro in titoli di Stato italiani, visti i rendimenti ormai bassi e l’impossibilità di sfruttare l’opportunità dell’interesse composto. Con i Titoli di Stato e in generale con tutte le obbligazioni, infatti, si compra il debito di un Paese in cambio di una cedola fissa periodica, ma il capitale di partenza resta il medesimo. Risponde Rocchetti: «Gli italiani sono storicamente Bot People, vale a dire amanti dei Titoli di Stato di casa nostra. A prescindere dall’importo, investire in Btp non è né giusto né sbagliato di per sé, dipende dall’orizzonte temporale e dal profilo di rischio dell’investitore. Ad esempio, se l’investitore ha un orizzonte medio-lungo e una tolleranza al rischio medio-alta, i Btp possono non essere la soluzione ideale. Discorso diverso per l’investitore avverso al rischio e con orizzonte temporale di breve termine». Certo in questo preciso momento storico, in cui i rendimenti dei titoli di Stato Italiani non sono elevati, anche ipotizzando un tasso del 5%, chi investe 1000 euro si ritroverebbe in tasca importi minimi.
I conti deposito
Non di investimento si tratta, ma di accantonare i propri risparmi su un conto in cambio di un rendimento, come spiega Rocchetti: «I conti deposito sono una scelta relativamente sicura, ma sono da intendersi come un parcheggio di liquidità, remunerato, ma pur sempre adatto a coloro che avranno necessità di utilizzare la somma accantonata nel breve o brevissimo periodo. I tassi offerti, generalmente, sono in diminuzione e potrebbero continuare a scendere per via della politica monetaria espansiva da parte della Bce».
Investire 1000 euro in oro
È considerato il bene rifugio per eccellenza, tuttavia, come spiega il manager, il suo valore può essere volatile, perché influenzato da molte variabili, macroeconomiche e non solo. Ne abbiamo parlato qui. «Investire in oro o in Etc, fondi che ne replicano l’andamento, può essere parte di una strategia di diversificazione, ma non dovrebbe rappresentare una percentuale troppo rilevante dell’intero portafoglio. In Moneyfarm, ad esempio, lo inseriamo nelle nostre Gestioni Patrimoniali con percentuali molto limitate, che in nessun caso superano il 7% circa». Ancora una volta, dunque, si pone il problema dell’impossibilità di diversificare a regola d’arte.