Quello che devi sapere se sei un professionista e lavori con l’estero

Se sei già un libero professionista e hai ricevuto un’offerta di collaborazione da un’azienda con sede all’estero, oppure stai per aprire la partita Iva per lavorare con committenti stranieri, devi sapere che sotto il profilo fiscale e burocratico dovrai attenerti a regole diverse.

Tempo di lettura: 3 minuti

blank
Foto di Bonnie Kittle

I rapporti di business con l’estero seguono regole differenti a seconda del tipo di prestazione o di bene che viene ceduto, ma qui analizzeremo il caso del libero professionista che offre servizi a un committente in un altro stato europeo o extraeuropeo, per esempio un avvocato che fa consulenza a un’azienda svizzera, un graphic designer o un informatico che collaborano con un’azienda spagnola o tedesca, ecc.

L’iscrizione al Vies

La prima cosa da fare, se non hai mai lavorato prima con un committente che ha sede in un altro Stato europeo, è l’iscrizione all’archivio Vies, acronimo che sta per VAT Information Exchange System. È una sorta di portale che raccoglie tutte le partite Iva che hanno rapporti con soggetti di altri paesi dell’Ue, l’iscrizione serve a qualificarsi come soggetto che vuole operare nei confini dell’Unione. L’iscrizione avviene in pochi secondi, ed è necessaria sia se si presta la propria opera, sia se si acquistano beni e servizi in qualità di soggetto con partita Iva.

Il modello Intrastat: a che serve e quando va inviato

Un altro adempimento importante per chi ha rapporti di lavoro in Europa è la presentazione periodica del modello Intrastat all’Agenzia delle Dogane. Si tratta di una dichiarazione in cui il titolare di partita Iva indica le operazioni effettuate con altri soggetti comunitari, e ha sia lo scopo di facilitare il controllo fiscale degli scambi tra operatori di diversi Stati, sia quello di raccogliere dati a fini statistici. Nel modello vanno inserite poche informazioni di base, per esempio la tipologia di servizio che si sta offrendo, che viene indicata con un codice (ogni prestazione ha il suo codice Intrastat); lo stato in cui avviene il pagamento e la modalità utilizzata. La cadenza con cui va presentato il modello cambia a seconda del valore dei servizi offerti ai committenti europei: ha cadenza trimestrale per chi, nei quattro trimestri precedenti a quello della dichiarazione, ha realizzato non più di 50.000 euro a trimestre. La periodicità diventa però mensile se si supera questa cifra.  

La fattura elettronica con l’estero: addio Iva e ritenuta d’acconto

Veniamo ora alle fatture. La fattura elettronica andrà emessa comunque, anche se gli altri Paesi adottano sistemi differenti dal nostro. Al posto del Codice destinatario, (lo “Sdi”, che in Italia individua il destinatario della fattura, e vale solo per i soggetti italiani), andrà però inserita una sequenza di sette “x”. Ci sono poi altre differenze sostanziali. Intanto, per le operazioni con l’estero, sia nell’Unione europea, che nei paesi extraeuropei, non andrà aggiunta l’Iva, ai sensi dell’articolo 7-ter del Dpr 633 del 1972. Manca il requisito della territorialità, perché la prestazione viene erogata per un soggetto che si trova fuori dai confini italiani. Al momento di compilare il documento non va inserita nemmeno la ritenuta d’acconto, che quindi non sarà applicata al committente: essendo all’estero non è tenuto a versare al Fisco italiano il 20% dell’importo dovuto al fornitore, come anticipo delle sue imposte. 

Condividi