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Sanità pubblica: come funziona la nuova legge sulle liste di attesa

In Italia la spesa privata per le cure mediche è in media il 30% più alta della media europea. Succede perché le liste di attesa sono a volte lunghissime, per non dire eterne, e a volte è persino impossibile prenotarle. La nuova legge entrata in vigore la scorsa estate prevede però percorsi per ottenere ugualmente visite ed esami, anche in strutture private o accreditate, al costo di un ticket. Ecco come ci si deve muovere.

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Giorgia Nardelli
Giorgia Nardelli

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Giornalista esperta di diritti dei consumatori e finanza personale.

liste di attesa
Foto di Levi Jones

526 giorni di attesa per un Ecodoppler programmabile (dovrebbe essere eseguito entro 120 giorni), 468 per una visita oculistica, 437 giorni per un intervento di protesi d’anca. Molti, negli ultimi anni, tra coloro che hanno provato a prenotare una visita o un accertamento medico non urgente in regime pubblico si sono scontrati con attese di durata simile, a volte persino con liste bloccate, impossibile soddisfare le richieste. I dati sono quelli dell’ultimo Rapporto civico sulla salute di Cittadinanzattiva, che fotografa le criticità del Servizio sanitario nazionale sulla base delle segnalazioni dei cittadini.

E che fanno il paio con quelli pubblicati qualche giorno fa da Federconsumatori, che con Fondazione Isscon ha messo sotto la lente il 52% delle prestazioni he rientrano nel monitoraggio del Piano nazionale di governo delle liste di attesa, e ha rilevato attese fino a 4 anni. Non è una novità che la stragrande maggioranza dei pazienti ripieghi sul privato, pagando integralmente visite ed esami. Dati Ocse ci dicono che la spesa sostenuta di tasca propria dai cittadini italiani per curarsi è più alta del 30% rispetto alla media dell’Ue. C’è però un modo per far rispettare i propri diritti, a spiegarlo è un’esperta che di questi temi si occupa da anni.

La nuova legge sulle liste di attesa 

Il 31 luglio è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto Liste di attesa (178/2024) che prevede, almeno sulla carta, una serie di misure per rafforzare le tutele del cittadino. «La vera novità è l’istituzione di una piattaforma nazionale sulle liste, dove confluiranno i dati delle Regioni, e che attuerà un monitoraggio del rispetto dei tempi e delle criticità. La piattaforma è in via di costituzione, ma renderà tutto più trasparente, perché con un clic si potrà verificare l’offerta sia nel servizio pubblico sia nel privato.

La legge prevede anche Cup unici regionali per le prenotazioni, nuove assunzioni e potenziamento dell’offerta anche nei weekend, nonché sistemi di reminder e disdetta prenotazioni», spiega Isabella Mori, responsabile servizio di tutela di Cittadinanzattiva. Purtroppo, come ha rilevato la fondazione Gimbe, a fine gennaio dei sei decreti attuativi che consentirebbero l’attuazione concreta delle misure, solo uno è stato approvato, quello  che riguarda le modalità di funzionamento della piattaforma nazionale.  Per molte delle misure  bisogna quindi attendere.

Sanzioni per chi blocca le liste di attesa

Ci sono però novità che sono scattate sin dall’approvazione della legge. «La legge ha rafforzato il divieto di bloccare o chiudere le liste di attesa, e non si tratta solo di una questione formale. A differenza del passato, quando era prevista un’ammenda amministrativa, ora la direzione Asl che sospende le prenotazioni può persino essere rimossa», spiega Mori. «Inoltre, nel caso in cui il cittadino non trovi posto per una prestazione nel tempo massimo indicato nella prescrizione, l’azienda sanitaria è tenuta a trovare una soluzione. Si tratta di un principio già affermato in passato, ma lo era in maniera piuttosto aleatoria, mentre ora è cogente. Se visite ed esami superano i tempi indicati dal Piano nazionale Liste di Attesa e da quello regionale, il cittadino può chiedere la possibilità di effettuare prestazioni nel regime privato accreditato».

Come ci si muove per ottenere la prestazione, le classi di priorità delle ricette

Intanto, bisogna capire che tipo di priorità ha la propria prenotazione o il ricovero. A seconda dell’urgenza, il medico prescrittore indica una classe di priorità, che va da P – programmable, per le prestazioni da eseguire entro 120 giorni, a U, urgente, dove l’attesa massima è di 72 ore. In mezzo ci sono la differibile, contrassegnata con la lettera D, che indica un’attesa massima di 30 giorni per le visite e di 60 giorni per gli esami diagnostici, e la breve, lettera B, che presuppone che la struttura eroghi la prestazione entro 10 giorni. Qui trovate indicati i tempi per i ricoveri e le risposte alle domande più comuni. 

Il reclamo via Pec

Se questi tetti non vengono garantiti, il cittadino si può attivare per far rispettare i propri diritti. «La prima cosa da fare è prenotare comunque la visita o l’esame, per avere in mano la prova concreta che i tempi non vengono rispettati», suggerisce Mori. «Fatto questo, si può pretendere che l’azienda faccia in modo di garantire l’erogazione del servizio entro i tempi massimi previsti, al costo del ticket, rivolgendosi anche a una struttura sanitaria pubblica o privata convenzionata del territorio. Cittadinanzattiva, che ha avviato a dicembre la campagna #Stopattese, ha pubblicato sul suo sito il modulo precompilato da inviare alla direzione sanitaria, dove è messa per iscritto la richiesta, con la normativa di riferimento. Diversi cittadini stanno reclamando utilizzando questa formula, abbiamo ricevuto riscontri positivi e si riesce ad ottenere l’appuntamento». 

Se l’azienda non risponde, il “percorso tutela” 

E se la Asl non risponde, nemmeno allora? «In quel caso Cittadinanzattiva ha predisposto un altro modulo prestampato, da compilare e inviare questa volta via Pec anche alla direzione sanitaria. Va indirizzato anche all’assessorato alla Sanità, che a questo punto viene informato dell’inadempienza», continua l’esperta. Nel documento si chiede inoltre che l’azienda sanitaria attivi il “Percorso tutela”, che prevede che il cittadino possa ottenere quanto previsto nella prescrizione, anche facendo ricorso all’intramoenia, e senza alcun esborso aggiuntivo. La risposta dovrebbe arrivare entro due settimane, ma se neanche in questo caso si ottiene riscontro, ci si può rivolgere a Cittadinanzattiva che esaminerà il caso nello specifico, e consiglierà all’utente come muoversi.

Ricoveri e liste di attesa bloccate, gli altri moduli prestampati 

Tra i prestampati forniti dall’associazione, che consiglia di essere messa in conoscenza in tutte le comunicazioni per poterne monitorare l’andamento, ci sono moduli per i ricoveri che non rispettano le tempistiche, per le liste bloccate, in cui si chiede all’assessorato alla sanità della propria regione anche l’applicazione dell’ammenda prevista, che va da 1.000 a 6.000 euro; e per i controlli che non vengono fissati nei termini. «Da quest’anno, le strutture che hanno in carico un paziente devono provvedere anche direttamente alle prenotazione dei controlli. L’appuntamento successivo va prenotato già in fase di visita, anche se previsto dopo sei mesi/un anno, senza che sia il paziente a doversene fare carico», aggiunge Mori.

Occhio alle disdette

Infine, la nuova legge sulle liste di attesa ribadisce anche per il cittadino il dovere di disdire l’appuntamento a cui non può presentarsi. L’obbligo era già previsto con le vecchie normative, ma in vigore solo nelle regioni che già hanno attivato il Centro unico di prenotazione regionale. La norma prevede l’obbligo di rimandare una visita o un esame almeno 48 ore prima dell’appuntamento. Chi dimentica l’operazione sarà tenuto pagare comunque il ticket, anche se è in regime di esenzione. Meglio fare attenzione.

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