Società di mutuo soccorso: l’altra faccia della sanità integrativa

Funzionano in maniera simile alle assicurazioni sanitarie che tutti conosciamo, ma si fondano su pilastri differenti. Un esperto ci ha spiegato come funzionano, quanto costano e cosa coprono.

Tempo di lettura: 4 minuti

Giorgia Nardelli
Giorgia Nardelli

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Giornalista esperta di diritti dei consumatori e finanza personale.

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Questa guida è realizzata in collaborazione con Banca Etica, una banca libera, indipendente e cooperativa, che finanzia solo progetti che producono impatti sociali ed ambientali positivi.

Come funzionano le società di mutuo soccorso?

Si tratta di organizzazioni non profit che, come le classiche società assicurative, hanno l’obiettivo di sostenere in tutto o in parte i costi dell’assistenza sanitaria degli iscritti. Chiunque può attivare un piano, anche singolarmente, rivolgendosi alla società che preferisce.

Funzionano in modo molto simile alle polizze per la sanità integrativa: tu stabilisci per contratto di versare un premio periodico alla società, che in cambio ti garantisce il rimborso totale o parziale delle tue spese sanitarie, sia che si tratti di ticket, sia che si parli di fatture per servizi erogati da strutture private. Il rimborso può essere indiretto – in pratica, tu sostieni il costo, e poi chiedi il rimborso, secondo regole stabilite nel contratto – oppure diretto, e questo accade quando ti rivolgi a una struttura privata convenzionata con la società.

Quanto costa l’adesione al mutuo soccorso?

Chi deve scegliere tra l’una e l’altra opzione, dovrà mettere in conto anche un’altra differenza, spiega l’esperto. «Generalmente i piani sanitari accesi con soggetti mutualistici, a parità di prestazioni, hanno costi più contenuti rispetto alle polizze sanitarie. Succede perché la società non deve fare ricavi, e le è sufficiente coprire i costi di gestione e fare in modo che la mutua sanitaria sia in grado di fare fronte alle richieste attese. Tra l’altro, per incoraggiare la formula del mutuo soccorso, il legislatore ha previsto che ci sia un forma di premialità fiscale per chi la sceglie. Nel caso del singolo cittadino, è possibile detrarre il 19% della spesa di attivazione del piano sanitario, il cosiddetto contributo associativo, su un massimo di 1.300 euro all’anno».

Cosa copre la mutua sanitaria?

Il numero di prestazioni e il tetto massimo di copertura sono stabiliti nei singoli contratti. Generalmente sono garantiti i rimborsi dei ticket e delle fatture emesse da enti o studi privati, in tutto o in parte. Le società mutualistiche tendono a estendere le coperture alle prestazioni di prevenzione. Mentre le polizze assicurative a volte potrebbero offrire massimali più alti, specie per interventi chirurgici causati da infortuni gravi o invalidità importanti. «Consiglio però di valutare l’utilità di questi massimali in un Paese come l’Italia, dove la sanità pubblica garantisce comunque la gestione dell’emergenza per gli interventi salvavita, senza costi diretti», dice Grassi.

C’è anche un altro aspetto che fa la differenza. «Le società mutualistiche non chiedono a chi desidera iscriversi la compilazione di questionari per valutare il loro stato di salute, né è prevista su di loro alcuna indagine, in quel momento o negli anni successivi, perché questo sistema è inclusivo per definizione, non lascia fuori nessuno. Per la stessa ragione, queste organizzazioni accettano anche chi ha patologie pregresse, garantendo il rimborso per le spese a esse collegate», chiarisce l’esperto. Infine, non è possibile per le casse mutualistiche chiudere i contatti in maniera unilaterale. Le società non possono alzare il contributo agli iscritti, o mandarli via dopo una certa età.

Che cosa sono le carenze?

In cambio, chi si iscrive a una forma di assistenza mutualistica, deve considerare le cosiddette carenze. Per chi attiva un piano sanitario, infatti è quasi sempre previsto un periodo di “buco”. «In sostanza viene definito un arco di tempo, uguale per tutti gli aderenti, all’interno del quale il piano è attivato, ma le coperture non sono ancora valide, scatteranno solo alla fine di quel periodo», dice Grassi. Chi si iscrive oggi, in sostanza, potrà chiedere il rimborso solo per le cure successive al periodo di carenza, per esempio 3 o 6 mesi. «Le carenze possono essere di qualche mese o di qualche anno, a seconda del tipo di prestazione, e sono pensate per evitare un uso opportunistico dello strumento, e cioè che ci si iscriva solo in previsione di imminenti e importanti spese sanitarie, per averne i rimborsi e poi chiudere subito dopo il rapporto associativo. Trascorso quel lasso di tempo, l’assistito può accedere a tutte le prestazioni. Va detto, che le carenze e prestazioni pregresse escluse dalle coperture sono presenti sempre anche nelle polizza sanitarie assicurative».

Questa guida è stata realizzata in collaborazione con Banca Etica


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