Hai già deciso il “vestito giuridico” della tua società?
Molto spesso quando due amiche o amici entrano in ufficio entusiasti per l’apertura della loro attività, che sia un bar, un centro estetico o una pasticceria, la prima domanda che pongo è se hanno già pensato a che tipo di “vestito giuridico” dare al loro rapporto. E qui molto spesso loro scuotono la testa indicando che no, non hanno chiara la risposta.
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di Giorgia Salardi
Commercialista e divulgatrice sui social network con Fisco ci capisco.
Per decidere è necessario conoscere. Così in questa rubrica affrontiamo le principali caratteristiche delle società di persone per poi nella prossima affrontare quelle delle società di capitali.
Le società di persone, in ambito di impresa, sono due: la SNC ovvero la società in nome collettivo e la SAS, la società in accomandita semplice. Non parlerò delle S.S. – società semplici rivolte prevalentemente al mondo agricolo e comunque non commerciale.
Le società di persone si caratterizzano per una gestione abbastanza semplice da un punto di vista amministrativo.
Se non superano i limiti (ricavi conseguiti nell’esercizio precedente inferiori a 400mila euro per le prestazioni di servizi e 700mila euro nella vendita di beni), possono avere una contabilità di tipo semplificato anziché la contabilità ordinaria che è sempre obbligatoria nelle società di capitali. Nella contabilità semplificata, in estrema sintesi, vengono registrati solo i costi e i ricavi mentre in quella ordinaria anche gli incassi e i pagamenti. Questo indubbiamente comporta un costo amministrativo (alias il commercialista che tiene la contabilità) inferiore.
Non sono poi soggette a diversi obblighi, quali ad esempio il deposito annuale del bilancio d’esercizio al Registro Imprese, che a loro volta hanno costi amministrativi significativi.
La tassazione è molto simile a quella prevista per le ditte individuali: l’utile (cioè la differenza tra i ricavi e i costi) prodotto dalla società di persone, viene diviso in base alle quote di partecipazione al capitale sociale dei soci partecipanti, e ognuno paga le sue imposte sul “pezzo di reddito” che gli viene imputato dalla società. Facciamo un esempio: una SNC con due soci al 50% ha maturato nel 2022 ricavi per 100mila euro e ha sostenuto costi, supponiamo tutti deducibili, per 60mila euro, quindi ha prodotto un utile di 40mila euro; i due soci nella loro modello Unico dichiareranno 20mila euro ciascuno. Ognuno dei due pagherà la propria IRPEF (imposta sul reddito delle persone fisiche) e sconterà le proprie detrazioni personali.
Questa tipologia di tassazione (che in gergo fiscale si chiama trasparenza) permette ai soci durante l’anno di prelevare in assoluta libertà gli utili che la società sta producendo (sempre che ovviamente sia in utile!).
Questa semplicità da un punto di vista amministrativo e i bassi costi di gestione per le piccole SNC e SAS, hanno il loro rovescio della medaglia: la responsabilità illimitata dei soci; ciò vuol dire che se la società matura debiti che non è in grado di ottemperare, i soci in seconda battuta saranno chiamati a risponderne con il proprio patrimonio personale. Solo nel caso di società in accomandita semplice (SAS) il socio accomandante è responsabile unicamente per il capitale apportato (quindi di fatto ha una responsabilità limitata), ma negli altri casi la responsabilità è illimitata e quindi prima di indebitarsi oltre misura è necessario valutare bene i rischi che questo comporta.
Detto questo, il mio motto è: “male non fare paura non avere!”. Quindi, fatti bene i conti, anche le società di persone sono una buona soluzione.